04 maggio 2018

Il miracolo ritrovato. La tavoletta del museo di Worcester attribuita a Leonardo. Di nuovo

 

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Miracolo, si tratta di un Leonardo. Parliamo ovviamente di un evento scientificamente spiegabile, visto che, per l’attribuzione del Miracolo di San Donato di Arezzo, piccolo dipinto di proprietà del WAM-Worcester Art Museum, sono stati necessari venti anni di studi approfonditi. Sarà da correggere quindi la didascalia, che riportava il nome di Lorenzo di Credi, pittore attivo a Firenze, nella seconda metà del ‘400, allievo prediletto e fedelissimo di Andrea del Verrocchio e assiduo frequentatore dell’ambiente intellettuale dell’epoca. Le sue pregevoli opere sono conservate al Louvre, agli Uffizi, all’Albertina di Vienna, alla National Gallery di Washington e l’opera al WAM rappresenta da sempre un punto dolente, nelle vicende di attribuzione. 
In origine si trattava di una pala, la Madonna in trono con i santi Giovanni Battista e Donato, destinata all’ortatorio della Vergine di Piazza, a Pistoia e ora conservata nella Cattedrale della città toscana. La predella, per la quale si è sempre stati concordi nel riconoscere l’intervento di diversi autori, fu successivamente smembrata in tre tavolette distinte, oggi esposte al Louvre, alla Walker Art Gallery di Liverpool e, appunto, a Worcester. Per un certo periodo, la critica è stata concorde nell’attribuire l’opera a Lorenzo, tenendo però sempre presenti i suggerimenti di una probabile collaborazione leonardesca, visto che proprio nel periodo della commissione, intorno al 1477-78, il genio vinciano si trovava a bottega dal Verrocchio. 
E quando l’opera fu acquistata, nel 1933, dal WAM, la prima attribuzione fu conferita proprio a Leonardo. Solo nel 1970, Martin Davies, allora direttore della National Gallery di Londra, corresse l’indicazione, preferendo Lorenzo. Ma il WAM non accettò di buon grado questa decisione, intraprendendo un’approfondita campagna di studi, con radiografie, infrarossi, fluorescenze e comparazioni con l’altra parte del pannello, quella conservata al Louvre, giudicata di mano vinciana. Rita Albertson, capo conservatore del museo, ha invitato storici dell’arte e critici a guardare il frammento di predella al microscopio e ha ascoltato una serie di pareri di esperti ma riconosce che la nuova attribuzione attrarrà non poche polemiche. Poco importa, dopo anni di ricerche e di analisi, anche il WAM potrà riavere il suo Leonardo.  
L’opera, che attualmente è al centro di una esposizione dedicata proprio a questa vicenda, arriverà anche in Italia, a Firenze, in occasione di una mostra su Verrocchio, ed è già stata richiesta da Louvre, per la mostra su Leonardo che aprirà nel 2019, in occasione del 500mo anniversario della morte del grande maestro.

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