04 maggio 2018

Umano, troppo. A Napoli, il progetto fotografico di Tim Flach commemora una specie in rovina

 

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La fotografia sembrerebbe distante dall’immagine digitale. Con la sua registrazione chimica di gradienti continui della luce ambientale sulla carta trattata chimicamente, la fotografia potrebbe essere presa come esempio dell’immagine analogica, impronta diretta delle cose del mondo, in opposizione all’immagine digitale, schermo manipolato di informazioni analizzate con un computer. Lentamente ma con decisione, le tecniche digitali sono penetrate nella produzione dell’immagine e ormai molti artisti ne hanno esplorato l’unione con il fotografico. Tra questi, il londinese Tim Flach che, per “More Than Human”, progetto ospitato da The Gallery Studio, spazio napoletano dedicato alla fotografia, trasforma la logica del montaggio fotografico attraverso una sapiente manipolazione digitale. 
Si tratta di immagini scattate con una macchina fotografica digitale o di negativi fotografici scannerizzati in file che possono essere rivisti o modificati totalmente, producendo negativi del tutto nuovi. Le fotografie di una tigre, di un gruppo di scimmie, di un orso bianco, di un pipistrello o di un ippopotamo, tendono alla composizione pittorica, a temi narrativi, in modi che spesso allineano la fotografia alla pittura figurativa di stampo realista. Le immagini richiamano la logica connettiva degli atteggiamenti delle persone con il mondo naturale e il contrario. Ecco che il titolo della mostra definisce una comparazione negativa, tra uomo e animale. Celebrativa per i secondi, quasi commemorativa per i primi, come una specie in rovina. (Danilo Russo)

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