10 maggio 2018

FLUX, una festa della libertà

 
La Lituania a Roma mette in rete le istituzioni della città. Per scoprire l’atmosfera creativa di un Paese giovane, con l’ombra di un oscuro passato che non blocca il pensiero

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All’Auditorium Parco della Musica di Roma, alla presenza del Presidente della repubblica Lituana, questo week end si è inaugurato “FLUX. Festival Lituano delle Arti” che si svolgerà fino al 15 maggio. Il Festival, che è composto da 11 appuntamenti tra mostre, performance, concerti e rappresentazioni teatrali di autori contemporanei, rientra nei festeggiamenti per il centenario della Repubblica di Lituania proclamata nel febbraio del 1918. Successivamente la Lituania fu occupata dalla Germania nazista e poi inglobata nell’’Unione Sovietica, riuscendo ad avere la sua definitiva indipendenza solo nel 1991 e quella ritrovata libertà, lo rende un Paese che ha voglia di farsi conoscere e, naturalmente, attirare persone e investimenti. 
Governato e diretto prevalentemente da donne, come la Presidente della Repubblica, la Ministra della Cultura, le direttrici dei maggiori musei e università, per esempio, è un giovane Paese, che pensa di investire per il proprio futuro anche attraverso la cultura e l’arte, anche contemporanea. Forse investe nello sviluppo culturale e artistico proprio perché è governato da donne? Chissà. Certo è che molte donne sono state chiamate pure a rappresentare e a curare la scena culturale e artistica in questo festival, dove già dal programma, si percepisce il prezioso fermento culturale e artistico contemporaneo dell’intera nazione. Un’altra caratteristica della Lituania è il coinvolgimento dei giovani nella vita produttiva e sociale: sono giovani i direttori dei musei, i funzionari, i dirigenti pubblici, gli spettatori dei teatri, delle mostre d’arte, perché lì quella che è quasi sparita è la generazione che nella vecchia e assopita Europa occidentale, invece, ancora ricopre spudoratamente tutte le cariche che contano e questo naturalmente, si percepisce anche nelle scelte artistiche.
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Vitas Luckus, Pantomime, 1968-72
Il Festival mette in rete, come raramente succede in città, prestigiose istituzioni di Roma quali l’Auditorium Parco della musica, il Teatro di Roma – Teatro Nazionale, il Palazzo Braschi, il MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, e l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, con la partecipazione di artisti lituani già noti, affiancati da giovani emergenti, coordinati da curatori lituani e italiani.
L’inaugurazione si è articolata in due eventi: un concerto inserito nella programmazione della stagione sinfonica dell’Auditorium, che è stato diretto da Mirga Gražinytė-Tyla, giovanissima direttrice d’orchestra lituana e la proiezione presso AuditoriumArte del video dal titolo 20 July 2015, di Deimantas Narkevičius, a cura di Anna Cestelli Guidi.
Mirga Gražinytė-Tyla, già famosa nel mondo, attualmente direttrice artistica del Salzburger Landestheater e della City of Birmingham Symphony Orchestra, ha diretto benissimo l’Orchestra di Santa Cecilia, accogliendo felice i numerosi applausi, ma ha regalato il mazzo di fiori a lei destinato, come d’abitudine qui in Italia, perché donna, al primo violino maschio, con dolce sorriso e pancione in attesa. (repliche del concerto domenica e lunedì).
Deimantas Narkevičius, uno degli artisti lituani più conosciuti a livello internazionale, presenta (fino all’8 giugno) nello spazio AuditoriumArte, a cura di Anna Cestelli Guidi, un video del 2016, ma nella nuova versione in 3D. Il titolo, 20 July 2015, si riferisce alla data di rimozione delle otto sculture, risalenti al periodo sovietico, che dal 1952 facevano da ornamento a un ponte che attraversa il centro della capitale lituana. Servendosi di una prospettiva stereoscopica, l’artista sperimenta con le immagini e il suono per creare un ambiente immersivo, dove le immagini si compongono in una straordinaria qualità tridimensionale e il suono acquisisce una presenza scultorea. La rappresentazione del mutevole destino dell’opera pubblica fuori dal suo contesto temporale o politico, quello che rappresenta un monumento del passato recente, quando cambia la mentalità dominante e cambiano i fatti reali di un luogo o di una nazione – o addirittura di tante nazioni quando sono sotto un unico regime, com’è successo in Lituania – ha sempre generato intelligenti riflessioni, perché nei Paesi governati da dittature, il monumento pubblico assume un ruolo celebrativo preciso, talmente impregnato di significati che è la prima cosa che si distrugge quando quel regime cade. Nei boschi dei paesi dell’ex URSS, anche in Lituania, ci sono dei suggestivi depositi di monumenti non più utilizzabili, perché quello per cui sono stati eretti non esiste più o non vuol essere ricordato da nessuno. La prima cosa che fecero ovunque nelle rivoluzioni fu abbattere i monumenti, per confermare la vittoria e allontanarne i fantasmi infausti, spazzare via la rappresentazione del male dalla storia comune di un popolo, dalla storia pubblica e politica. Ma in questo video, l’asporto del monumento non è cruenta, non è spinta dall’urgenza della rivoluzione, è la testimonianza della presa di coscienza di una trasformazione profonda del Paese, che non si riflette più nella retorica del passato e nella mancanza di libertà di quel suo triste periodo di storia recente.
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Deimantas Narkevicius 20.07.2015
Fino al 10 maggio, presso il Foyer Sala Sinopoli, è allestita la mostra “Architettura dell’ottimismo. Kaunas 1918-1940 (Architecture of Optimism)”, dove l’architettura modernista della città lituana riflette l’ottimismo che alimentava gli ideali politici, sociali, economici e culturali negli anni venti e trenta del secolo scorso, periodo in cui Kaunas era la capitale provvisoria della Repubblica indipendente di Lituania, da poco ripristinata. La metamorfosi che la coinvolse in quel periodo rappresenta un vero e proprio miracolo urbano: in meno di vent’anni vennero costruiti più di 12mila edifici e Kaunas divenne una moderna ed elegante capitale europea. Sempre presso il Foyer Sala Sinopoli la mostra fotografica “I Mimi. Vitas Luckus (Vitas Luckus. Mimes)”, a cura di Ieva Meilutė-Svinkūnienė dedicata a Vitas Luckus (Kaunas, 1943 – Vilnius, 1987), che dal 1968 al 1972 ha immortalato, tra realtà e fantasia, alcuni personaggi leggendari del teatro lituano, seguendoli durante le prove, gli spettacoli e nella loro quotidianità. 
Al MAXXI invece, oltre a conversazioni pubbliche con gli artisti e i curatori delle mostre del festival, si è svolto sabato 5 e domenica 6, “ARTAPES. Fast Forwarded”, una selezione dei video lituani più significativi a partire dagli anni 90, con lavori di Eglė Budvytytė, CAC TV, CORO Collective, Laura Garbštienė, G-Lab (Arturas Bumšteinas e Laura Garbštienė), Arūnas Gudaitis, Dainius Liškevičius, Donatas Jankauskas, Evaldas Jansas, Deimantas Narkevičius, Robertas Narkus e Jokūbas Čižikas, Darius Žiūra. Nei video (circa 3 ore di video in loop) una vasta panoramica che sottolinea l’evoluzione del rapporto con questo medium artistico, sperimentato dai lituani solo dopo l’indipendenza, dove prevale la lettura sociale e politica e ci fa entrare in quel clima di cambiamento e di partecipazione che forse da qui, dove non ci ricordiamo più tanto bene la mancanza di libertà e soprattutto con quanti sacrifici l’abbiamo riconquistata, guardiamo con rimpianto. Questo sguardo sull’arte lituana, ci fa capire che gli artisti hanno tutti una profonda, intrinseca, vitale energia, una forza che deriva dal credere ancora e molto fortemente in un futuro migliore.
La programmazione continua con altri appuntamenti riservati all’arte contemporanea: le proiezioni di Jonas Mekas a cura di Francesco Urbano Ragazzi (Auditorium MAXXI 10 maggio ore 19) con un talk a seguire.
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Jonas Mekas – Still from This Side Of Paradise, 1999
Per quanto riguarda le performance si svolgeranno venerdì 11 maggio (puntualissimi mi raccomando!) dalle 17 alle 21 presso Palazzo Braschi, con  Lina Lapelytė in PIROUETTE, Gintarė Mingelgaitė in Self-Self, Andrėj Polukord in Chez Andre, tre live performance che, come la performance di Laima Kreivytė, (Palazzo Braschi 12 maggio) rientra nella sezione di programma del festival a cura di Claudio Libero Pisano. Tutti gli artisti sono con un passato di performance in prestigiose istituzioni internazionali. Lina Lapelytė è artista, musicista e performer living, attiva tra Londra e Vilnius, tra gli artisti lituani più promettenti dell’ultima generazione, con una formazione da musicista, pone il suo operare al limite tra arti visive e opera lirica, infatti sono sue le musiche anche dell’opera Buona Giornata! (Opera per 10 Cassiere, Rumori del Supermercato e Piano, in programma al Teatro Argentina martedì 8 maggio alle 21). Laima Kreivytė è artista e curatrice specialmente interessata all’arte femminista, eseguirà una performance itinerante in alcuni luoghi di Roma dove una donna è stata protagonista di una storia o di un momento. 
Quello che trapela da questi primi appuntamenti del Festival è che gli artisti coinvolti, che rappresentano oggi i soggetti più interessanti della scena artistica lituana, sono artisti strutturati, ben preparati, interessati, appassionati, ricettivi, curiosi. Il Paese, ha ancora viva la memoria del proprio passato prossimo e del passaggio difficile e relativamente veloce alla libertà intellettuale e artistica. Il lavoro artistico della generazione che nel ‘91 era già adulta, testimonia quella realtà di censura e cambiamento, le speranze e le differenze tra prima e dopo. Gli artisti più giovani quasi mai ne parlano direttamente nelle loro opere, sono andati avanti, ma ne mostrano tracce indelebili che testimoniano come non abbiano ancora perso quell’energia, quella sete di libertà espressiva, che ancora non hanno diluito a causa dei vizi e degli agi, che in genere sono portati dal benessere. 
Cristina Cobianchi

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