14 maggio 2018

Raccontare con la luce. Il Premio Oscar Vittorio Storaro illumina il Battistero di Firenze

 

di

L’arte contemporanea entra negli splendidi spazi del Battistero di San Giovanni, una delle chiese più antiche di Firenze, consacrata nel 1059, e tra le più suggestive al mondo, per l’originale interpretazione del Romanico fiorentino. E lo fa scegliendo una sostanza immateriale, ovvero, sotto forma di luce. A curare il nuovo progetto di illuminazione permanente è Vittorio Storaro, tra i più influenti direttori della fotografia italiani, vincitore di tre premi Oscar, per Apocalypse Now, di Francis Ford Coppola, Reds, di Warren Beatty, e L’ultimo imperatore, di Bernardo Bertolucci, con il quale ha collaborato per numerosi altri film. In questa occasione, lavorerà insieme alla figlia Francesca, architetto e light designer, con all’attivo progetti di illuminazione per il Foro di Traiano e per il Salone dei Corazzieri del Quirinale. 
«Esiste un rapporto magico fra luce e architettura, ognuna aiuta l’altra a rivelarsi. La luce offre una forma di comunicazione universale, che si applica a tutte le arti e che non solo garantisce la percezione degli oggetti ma può trasmettere storia, cultura ed emozione. È questo il lavoro di un ligthting designer, l’architetto della luce», hanno spiegato. Gli scenari luminosi sono elaborati da 320 corpi illuminanti a led che saranno collocati all’interno del Battistero e l’idea visiva si ispira al concetto di rinascita insito nel battesimo, il venire alla luce attraverso l’acqua. Colonne avvolte di luce risalgono dall’ottagono, simbolo dell’infinito, mentre toni caldi riempiono i tasselli dei mosaici della cupola, realizzati tra il 1225 e il 1330, probabilmente da maestranze veneziane e utilizzando i cartoni dei più grandi pittori fiorentini, tra i quali Cimabue e Coppo di Marcovaldo. Sulla figura del Cristo giudice, che domina la cupola da sopra l’altare, si riflette una tonalità più tenue, che scende sulle pareti interne, a raccontare il dialogo tra il basso e l’alto, tra l’umano e il divino.