17 maggio 2018

La capanna della discordia

 

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Il capanno di Nissen prende il nome dal suo inventore, il maggiore Peter Norman Nissen, a metà degli anni ’10 del Novecento. Durante la prima guerra mondiale pare siano state prodotte circa 100mila unità di questi semicilindri di metallo che costituivano un rifugio per i militari e, dagli anni ’30 in Inghilterra, diventarono “locali” per operai. Perché questa premessa? Perché la Forestry Commission della foresta del Dalby, in occasione del centenario della fine della prima guerra, commissionato a Rachel Whiteread un’opera site specific per “interpretare e celebrare la storia del sito”. Ed ecco che il pezzo dell’artista vincitrice del Turner Prize, sarà proprio un capanno di Nissen.
Un portavoce del consiglio locale ha affermato che lo standard dell’opera d’arte renderebbe il sito “di portata anche internazionale”. I cittadini locali invece si sono lamentati della congestione dei visitatori, paragonando il pezzo a “una pensilina” e non in tutelando il paesaggio.
In una lettera all’autorità locale, il residente Nicky Wearmouth ha dichiarato quanto segue sui piani di Whiteread: “Non penso che una struttura che regolarmente ospiterà cibo per cani, avanzi di picnic e graffiti con un’aria aggiunta da odore d’urina sia il modo migliore per “interpretare e celebrare la storia di Dalby”.
Che faccia la fine di House, il progetto con il quale Whiteread vinse il Turner Prize nel 1993? Il modello di a grandezza naturale di un interno di una casa a schiera dell’Est End fu demolito meno di tre mesi dopo dal consiglio locale. 
Fonte: Frieze

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