02 luglio 2018

Tutto il bello dei Preraffaelliti e dei loro Maestri, alla Legion of Honor di San Francisco

 

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Al California Palace of the Legion of Honor di San Francisco, ha appena aperto “Truth and Beauty: The Pre-Raphaelites and the Old Masters”, una grande mostra che mette in dialogo le opere dei Preraffaelliti e quelle dei Maestri ai quali la Confraternita fondata nel 1848 si ispirava. Nel museo di Lincoln Park, saranno esposti i capolavori, tra gli altri, di Beato Angelico, Sandro Botticelli, Jan van Eyck, Hans Memling, Paolo Veronese, aprendo a inedite giustapposizioni con i temi, le tecniche e le poetiche portati avanti da John Everett Millais, William Holman Hunt, Dante Gabriel Rossetti, Ford Madox Brown, William Morris ed Edward Burne-Jones, il nucleo principale del gruppo. 
«Questa mostra ha richiesto un impegno notevole, perché mai prima d’ora opere come il Ritratto di Simonetta Vespucci, di Boticelli, o L’Annunciazione, di Van Eyck, sono state esposte insieme a Mariana, di Millais, o a Bocca Baciata, di Rossetti. Tutto grazie a prestiti di importanti collezioni museali, tra Australia, Germania, Italia e Regno Unito», ha detto Max Hollein, Direttore e Ceo dei Musei di San Francisco. 
La Confraternita dei Preraffaelliti si riunì ufficialmente nel settembre del 1848 e trovava la sua giustificazione in un contesto storico – non solo inglese e vittoriano ma esteso anche in altre regioni d’Europa, come nella Francia di Courbet – di generico rifiuto per la “Grande Maniera” di Raffaello che, con i suoi imitatori, aveva esaltato una natura idealizzata, sacrificando la realtà in nome della bellezza. Tentando di risalire a un’ispirazione meno inquinata, i Preraffaelliti intendevano rileggere gli ideali a loro contemporanei, come il nazionalismo e l’interesse per le fasce meno abbienti di popolazione, guardando con ammirazione ai Primitivi, come allora venivano identificati i pittori del Quattrocento. Dopo un primo periodo di critiche e di aperto contrasto con la Royal Academy e con l’ambiente intellettuale, riuscirono a suscitare un certo interesse, anche grazie al supporto di personalità di primo piano come John Ruskin, arrivando a influenzare addirittura la moda femminile del momento. «Non rifiutare nulla, non selezionare nulla e non ignorare nulla» era il loro motto ma oggi non è semplice ritrovarlo nelle opere che, ai nostri occhi, sembrano esprimere un perfetto canone di bellezza, magari giusto un po’ decadente, come per l’Ophelia del raffinato Millais e la Beatrice del carismatico Rossetti, diventate ormai iconiche. 
In effetti, non erano poi così ortodossi, «Il nome Preraffaelliti è spesso usato in modo improprio. Nella loro prima fase rinunciarono alle figure idealizzate raffigurate dai pittori dell’Alto Rinascimento, che erano seguaci di Raffaello, ispirandosi invece agli antichi artisti italiani. Ma in un periodo più maturo, iniziarono a imitare non solo Raffaello ma anche artisti successivi, come il Veronese», ha spiegato Melissa Buron, curatrice della mostra, che sarà visitabile fino al 30 settembre.

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