06 luglio 2018

Il centro del mondo, così vicino. Al Forte di Franzensfeste, la seconda edizione di Academiae

 

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Il 6 luglio, al Forte di Fortezza Franzensfeste, in provincia di Bolzano, apre la seconda edizione di Academiae-Youth Art Biennale. Stando alle parole del curatore Christian Yankowski, l’edizione di quest’anno si interroga sulla questione della trasmissione del sapere per mettere in luce l’entità del processo di creazione. Ed è bene pensarci: trasmettere significa far passare le cose da una parte all’altra, da una persona a un’altra, da un tempo a un altro. Tramite l’arte, i giovani artisti provenienti da accademie internazionali, selezionati dai propri docenti, sono chiamati a confrontarsi e a rendere visibile il modo in cui la loro stessa arte è creata per rendersi portavoce di una visione. 
Siamo di nuovo al confine, tecnicamente appoggiati su questa estrema linea che segna la fine di un territorio e l’inizio di un altro ma che, allo stesso tempo, è lì per sottoporci a una prospettiva che sorvola ampiamente la scomposizione. Academiae, da subito, ci ha messo in condizione di renderci conto che stare al confine non significa altro che stare laddove le visioni si possono unire per creare l’apertura di una nuova texture e ora che abbiamo imparato a osservare siamo anche pronti per starcene lì a constatare il passaggio – quindi la trasmissione – di idee, concetti e immagini. Il titolo incalza: “Where Plato Taught – Teaching Art: Is it Art or Is it Fart?” Esattamente come le lezioni di Platone: fuori dai luoghi convenzionali e insieme a chi condivide gli stessi interessi, per utilizzare la conoscenza come strumento universale di riflessione e crescita. Stiamo parlando di un processo creativo che si sta costruendo in modo tridimensionale, di un intreccio del sapere che lavora su uno spazio in potenza, che scavalca le barriere ed è impegnato a filtrare tutte le visioni possibili del tempo che sta accadendo adesso e che, in un modo o nell’altro, condividiamo. 
Ora, siamo immessi nel profondo di una realtà che credevamo diversa, che ci porta oltre i confini dello spazio definito per mostrarci che in realtà non c’è divisione; tutto è completamente aperto. Ci siamo dentro: più stiamo al fronte più ci rendiamo conto che non c’è barriera. Siamo pronti a osservare e a essere osservati? 
Ricordiamocelo, in luoghi così anche noi diventiamo una superficie fertile. Il forte di Fortezza/Franzensfeste è chiaramente lontano dai grandi luoghi dell’arte, fuori da ogni sistema di mercato e in mezzo – quindi profondamente dentro – alla dimensione più radicale del fronte. Gli artisti come sempre opereranno da dentro per sovvertire gli spazi che hanno fatto da punto di rottura, per ricostruire una trama laddove si è pensato ci fosse una ferita, per creare inclusione laddove c’è stata la rottura. Chiederemo visioni, ci aspetteremo di viaggiare fra lo spettro del possibile e dell’inaspettato. 
Dove si può stare se non qui per sentire ciò che non si vede? Dove si può andare in cerca di risposte e, soprattutto, dove si può andare in cerca di nuove domande se non dentro il taglio che divide e seleziona il pensiero secondo un andamento dicotomico? Anche noi spettatori siamo chiamati a rendere visibili i messaggi, i concetti e le connessioni. Saremo coinvolti dentro il grande passaggio, in quello che Patrizia Spadafora e Paolo Berloffa definiscono il canale centrale di questa edizione: il pensiero laterale. Alleneremo la capacità di andare oltre il visibile e il già dato per sperimentare la presenza proprio nel punto in cui vediamo punti di rottura e vorremmo scappare. Lo dice Franco Arminio in una poesia: «Il centro del mondo è poco lontano da te, è nelle vie secondarie, ti aspetta dove non ti aspetti niente». (Cinzia Pistoia
In home: Merve Vural 
In alto: Egor Fedorichev

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