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Nella sala della Passione, presso la Pinacoteca di Brera, è stato presentato il libro che racchiude per la prima volta l’intera biografia di Fernanda Wittgens, direttrice per trent’anni della Pinacoteca di Brera, soprintendente e storica dell’arte. “Sono Fernanda Wittgens. Una vita per Brera” (Skira) comprende anche un’introduzione di James Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera e Biblioteca Nazionale Braidense di Milano.
Fernanda Wittgens iniziò il suo lavoro come assistente di Ettore Modigliani, subentrando come responsabile di Brera dopo il luglio del 1938, quando uscirono i primi articoli antisemiti, gli “Amici di Brera” furono messi al bando e il direttore, in quanto ebreo, fu cacciato. Da sempre in forte opposizione al regime fascista, fu denunciata e costretta al carcere per aver aiutato delle persone ebree a scappare in Svizzera ma, dopo sette mesi, fingendo una malattia, fu scarcerata. Nel 1950 riuscì a restituire al paese la Pinacoteca e inaugurare la “grande Brera”, in memoria al suo mentore, Ettore Modigliani.
In un momento di buio come quello che stiamo vivendo, l’esempio di questa donna è come una stella polare all’orizzonte, per il suo carattere risorgimentale, affiancato a un impegno politico molto forte, la capacità di interagire con il privato senza prevaricare e l’interesse a creare una comunicazione tra Pinacoteca ed Accademia.
Questo libro è il risultato di un lavoro decennale, con il coinvolgimento di tre donne, Giovanna Ginex, Erica Bernardi ed Emanuela Daffa, in una sorta di continuità elettiva con Fernanada Wittgens. Un lavoro di ricerca con documenti di prima mano e condotto intrecciando la personalità e l’attività effettiva che ha svolto per la città di Milano.
Credere che l’arte sia uno strumento importante di educazione che aiuti a vedere con i propri occhi e pensare con la propria testa. Cercare qualcosa di vero al di là delle apparenze. Prendendo ispirazione da quel sogno di creare la “grande Brera” che Wittgens, con la sua determinazione, riuscì ad attuare. Un libro necessario, secondo Ginex, un dovere etico e una necessità morale.
Il libro è dedicato a Mariuccia Wittgens, sorella di Fernanda, per l’aiuto e la disponibilità che ha dimostrato in questo lavoro. (Gaia Tonani)