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“Nell’arte non si tratta di riprodurre o inventare forme, ma di catturare le forze” così scrive Gilles Deleuze nella sua pubblicazione Francis Bacon: The Logic of Sensation. Le forze si compongono di collaborazioni che esercitano le necessarie sollecitazioni al sistema per attivare nuove metodologie e sinergie.
In questa ottica la Tate Exchange di Liverpool collabora con artisti, teorici, ed accademici per attivare nuove visioni. Ma cosa è la Tate Exchange Liverpool? Un esperimento aperto, uno spazio dedicato a un programma di eventi innovativo e precursore dei cambiamenti. È un luogo in cui tutti sono invitati a collaborare, testare idee e scoprire nuove prospettive sulla vita, attraverso l’arte.
In questa ottica innovativa “The Venice Vending Machine”, fondata da Marina Moreno e Michael Meldru, propone un dialogo con l’arte nel quale attraverso il gioco e il dialogo cambia la percezione e il ruolo del valore dell’opera.
A differenza di altri distributori automatici d’arte, la VVM non è un meccanismo di vendita o di visualizzazione per opere d’arte, ma è un’esperienza partecipativa e discorsiva. Invece di pagare per ricevere un prodotto venduto, i partecipanti sono invitati a negoziare con Marina Moreno sul valore dell’arte per acquistare una piccola opera d’arte nascosta all’interno di una pallina di plastica riciclabile e dispensata dal distributore automatico. I partecipanti non sapranno quale delle numerose opere d’arte saranno raggiunte fino al completamento della transazione.
Il programma di VVM si compone di un agenda ricca di workshop, performance, installazioni e incontri con artisti, accademici e curatori in relazione alle idee della produzione d’arte. Di cui segnaliamo The Structure of Curatorial Revolutions, una conferenza impostata come una tavola rotanda la quale verterà sulle metodologie curatoriali e le pratiche artistiche; sviluppata dalla curatrice e teorica Camilla Boemio e dall’artista David Goldenberg che esaminerà i casi nei quali le opere hanno magistralmente attivato la partecipazione del pubblico.
In questa ottica la Tate Exchange di Liverpool collabora con artisti, teorici, ed accademici per attivare nuove visioni. Ma cosa è la Tate Exchange Liverpool? Un esperimento aperto, uno spazio dedicato a un programma di eventi innovativo e precursore dei cambiamenti. È un luogo in cui tutti sono invitati a collaborare, testare idee e scoprire nuove prospettive sulla vita, attraverso l’arte.
In questa ottica innovativa “The Venice Vending Machine”, fondata da Marina Moreno e Michael Meldru, propone un dialogo con l’arte nel quale attraverso il gioco e il dialogo cambia la percezione e il ruolo del valore dell’opera.
A differenza di altri distributori automatici d’arte, la VVM non è un meccanismo di vendita o di visualizzazione per opere d’arte, ma è un’esperienza partecipativa e discorsiva. Invece di pagare per ricevere un prodotto venduto, i partecipanti sono invitati a negoziare con Marina Moreno sul valore dell’arte per acquistare una piccola opera d’arte nascosta all’interno di una pallina di plastica riciclabile e dispensata dal distributore automatico. I partecipanti non sapranno quale delle numerose opere d’arte saranno raggiunte fino al completamento della transazione.
Il programma di VVM si compone di un agenda ricca di workshop, performance, installazioni e incontri con artisti, accademici e curatori in relazione alle idee della produzione d’arte. Di cui segnaliamo The Structure of Curatorial Revolutions, una conferenza impostata come una tavola rotanda la quale verterà sulle metodologie curatoriali e le pratiche artistiche; sviluppata dalla curatrice e teorica Camilla Boemio e dall’artista David Goldenberg che esaminerà i casi nei quali le opere hanno magistralmente attivato la partecipazione del pubblico.