28 agosto 2018

Last minute/12. Casa Tiny, l’abitazione in cemento di Puerto Escondido

 

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Se sentite nominare Puerto Escondido vi viene inevitabilmente in mente l’omonimo film di Gabriele Salvatores del 1992? Oppure siete degli indomabili surfisti che amano sfidare le magnifiche onde della cosiddetta “Mexican Pipeline”? In zona potrete trovare qualcosa di molto intrigante anche se siete “solo” appassionati di architettura…o tutte tre le cose insieme. Poco distante dalla città di Puerto Escondido, infatti, la giovanissima architetto messicana Aranza de Ariño ha realizzato “Casa Tiny”, il suo primo progetto, firmato a soli ventisette anni e portato a termine lo scorso anno. È una piccola e intima abitazione per le vacanze costruita interamente in cemento, immersa nella densa vegetazione e da cui si raggiunge la spiaggia in poco tempo. L’edificio, con una planimetria di 26 metri quadrati, può ospitare al massimo due persone e all’interno è provvista di cucina, bagno e una stanza da letto aperta sul resto dell’interno, costruita sul mezzanino. La casa è pensata per essere vissuta sempre aperta, tanto che due terrazze in cemento costituiscono la prosecuzione naturale degli spazi interni: una è un’estensione della cucina e presenta un grande tavolo in cemento, mentre l’altra porta alla piscina. Il tetto, le scale, gran parte dei mobili e il “soppalco” su cui è collocata l’area notte sono realizzati in cemento, sempre visibile con una presenza massiccia, mentre le parti rimanenti, come altri elementi del mobilio e gli infissi, sono in legno.  Nell’ideare questo edificio dall’anima volutamente essenziale Aranza de Ariño si è ispirata al romanzo “Walden” (“Walden ovvero Vita nei boschi” nell’edizione italiana) di Henry David Thoreau, in cui l’autore racconta dei due anni – dal 1845 al 1847- trascorsi in un bosco del Massachusetts in una capanna costruita a lui stesso, lontana dalle distrazioni della vita ordinaria. Una curiosità: il soggiorno a “Casa Tiny” si prenota su airbnb e le opinioni degli ospiti confermano le aspettative che le fotografie suscitano. Pronti i bagagli?

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