30 agosto 2018

Pagine di arte contemporanea. Amalfi celebra Lia Rumma con il titolo di Magister di Civiltà

 

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Nel 1971, una nuova galleria d’arte contemporanea aprì le sue porte a Napoli. In esposizione, l’Ottava Investigazione (A.A.I.A.I), opera manifesto di un giovane Joseph Kosuth che, di lì a non molto, sarebbe diventato il padre dell’Arte Concettuale. A intuire, in lui e nella sua ricerca, qualcosa che ancora non era chiaramente visibile, una sorta di preveggente luccicanza, fu Lia Rumma, da poco trasferitasi nella città partenopea da Salerno e da Amalfi, nei cui Arsenali, sul finire degli anni ’60, insieme al marito Marcello Rumma, aveva già promosso progetti come “Aspetti del Ritorno alle cose stesse”, a cura di Renato Barilli, “L’impatto percettivo”, a cura di Alberto Boatto e Filiberto Menna e, nel 1968, “Arte Povera più Azioni Povere”, a cura di Germano Celant. E adesso, esattamente cinquanta anni dopo l’atto fondativo dell’Arte Povera, il cerchio con tra la repubblica marinara e Lia Rumma si chiude, con il conferimento del titolo di Magister di Civiltà Amalfitana, un riconoscimento attribuito ogni anno a personalità, amalfitane di origine o di adozione, che si sono distinte per particolari meriti in uno dei settori di spicco della storia locale, nell’ambito del Capodanno Bizantino. Per la prima volta in assoluto dall’istituzione del premio, la scelta è ricaduta su una donna, «illuminata gallerista che ha favorito la nascita dell’arte contemporanea contribuendo a scrivere importanti pagine di storia ad essa legate. Una delle principali ricercatrici di talenti artistici che ha speso la propria vita, assieme al compianto marito Marcello, nell’alimentare e promuovere, attraverso l’attività di mecenatismo, i più importanti movimenti artistici internazionali», dall’Arte Povera alla Minimal Art, dalla Land Art all’Arte Concettuale, si legge nella motivazione. 
Venerdì, 31 agosto, alle 20, in Largo Duca Piccolomini, nel corso di un’intervista condotta dalla giornalista de Il Mattino, Erminia Pellecchia, sarà presentato il nuovo Magister, con tutto il suo bagaglio di storia personale che, in questo caso, riguarda praticamente tutta l’arte contemporanea, scandita dalle mostre di artisti come Vincenzo Agnetti, Giovanni Anselmo, Alberto Burri, Enrico Castellani, Gino De Dominicis, Ugo Mulas, Michelangelo Pistoletto, Ettore Spalletti, Gilberto Zorio, Marina Abramović, Vanessa Beecroft, Victor Burgin, Clegg & Guttmann, Günther Förg, Andreas Gursky, Donald Judd, Ilya e Emilia Kabakov, William Kentridge, Anselm Kiefer, Joseph Kosuth, David Lamelas, Robert Longo, Reinhard Mucha, Thomas Ruff, Haim Steinbach. L’investitura del Magister di Civiltà Amalfitana è in programma sabato, primo settembre, dinanzi alla cappella palatina di San Salvatore de’ Birecto dove, alle ore 19, avrà luogo la solenne cerimonia in costume d’epoca, che ricalca quella dell’incoronazione medievale dei Duchi di Amalfi.

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