30 agosto 2018

Crolla il tetto di una chiesa a Roma. Nessun ferito ma la situazione in Italia rimane grave

 

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Intorno alle 15 di oggi, è crollato il tetto della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, nel rione Campitelli, a Roma, costruita tra la fine del ‘500 e la seconda metà del ‘600, su parte del Carcere Mamertino, per volere della congregazione dei falegnami. Il crollo ha interessato tre quarti del tetto ma fortunatamente, secondo gli ultimi accertamenti dei Vigili del Fuoco, presenti con quattro squadre a supporto del nucleo SAF e di quello cinofili, specializzato nella ricerca di persone, non risultano feriti, anche perché l’edificio di culto era già chiuso per problemi strutturali ed era frequentato solo per celebrazioni particolari. 
Sul posto è intervenuto anche il personale della Soprintendenza speciale di Roma, del Parco archeologico del Colosseo e dei Carabinieri del Nucleo Tutela. La chiesa di San Giuseppe dei Falegnami è proprietà del Vicariato di Roma che ne ha la custodia, mentre al Mibac competono le funzioni di tutela. È stata inoltre attivata, tramite l’Istituto centrale per il catalogo, la raccolta di dati circa le opere d’arte contenute nella chiesa. Dalle prime informazioni acquisite, sembrerebbe che la preziosa tela seicentesca di Carlo Maratta non avrebbe subito danni. Sul posto si sta recando anche il Sottosegretario Gianluca Vacca e nelle prossime ore si procederà per capire le cause che hanno determinato un crollo così disastroso e potenzialmente tragico. 
Cause e, ovviamente, responsabilità. Di certo non è un periodo fortunato, per le strutture del nostro Paese, se si potesse parlare di un gioco del caso, per questo genere di avvenimenti e non di una situazione che sta emergendo adesso ma che è stata preparata da decenni di incuria verso la propria architettura. Le infrastrutture, in Italia, sono inadeguate e questo che ormai è diventato un luogo comune con il quale convivere amaramente, evidenzia una carenza capillare, estesa su gran parte del nostro territorio, investito dalle ondare dei boom delle decadi passate.  Ciò che appare come una insufficienza ingegneristica, rappresenta solo l’appendice concreta, immediata, di un apparato pubblico ormai fantasma, come gli scheletri di quelle opere più o meno grandi che costituiscono parte del nostro paesaggio.

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