05 settembre 2018

È morta La Karl Du Pigné, celebre drag queen e musa d’arte dalla romanità warholiana

 

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Si è spento ieri, a Roma, all’età di 61 anni, Andrea Berardicurti, più conosciuto con il suo nome da drag queen La Karl Du Pigné, con cui venne battezzato al Circolo Mario Mieli di Roma nel 1989. Una vita, la sua, vissuta in bilico tra il palcoscenico e le piazze delle manifestazioni per la lotta alle discriminazioni e il riconoscimento dei diritti delle persone gay, lesbiche e trans, in cui era sempre in prima fila con parrucche voluminose, trucco marcato e tacchi alti, sin dalle prime feste di Muccassassina insieme a Vladimir Luxuria nel 1990 e del Pride di Roma del 1994. 
L’impegno di attivista e storico segretario politico del Circolo Mieli è tutt’uno con la storia dei travestimenti e delle performance, che l’hanno fatta diventare una drag queen tra le più celebri d’Italia, inventrice e direttrice del Drag Queen College e promotrice instancabile di cabaret en travesti dai titoli mirabolanti e ironici, come Sanremo Drag, La Corrada ed Eurovision Drag Contest. La Karl Du Pigné è stata musa d’arte e icona della controcultura queer italiana. Profondamente “warholiana” nella romanità verace delle sue battute fulminanti (nonostante i natali in Toscana), andava molto fiera di avere prestato la voce a Jackie Curtis nel doppiaggio del film “Women in revolt”, girato nel 1971 da Paul Morrissey nell’ambito della Factory di Andy Warhol. 
Attrice teatrale e cinematografica (il suo ultimo “Recital contro le discriminazioni” è andato in scena a inizio agosto, nei Giardini della Filarmonica di Roma all’interno della rassegna “I solisti del teatro”), conduttrice radiofonica e occasionalmente anche scrittrice, ha posato per numerosi fotografi in ritratti di grande intensità e magnetismo. 
L’immagine della Karl Du Pigné resta soprattutto legata alle sontuose opere di Matteo Basilé che, scegliendola nel 2007 tra i protagonisti della serie “The Saints are coming”, la ricopre di piume rosse e la colloca in un antico palazzo diruto, dove giganteggia pur senza tacchi tra nicchie e statue, o in un paesaggio desertico e quasi lunare, evidenziandone la spiazzante alienità. Oppure le fa ironicamente sollevare per i capelli un nano con gorgiera, in un’immagine scelta poi nel 2015 dal Teatro di Roma per pubblicizzare il suo cartellone con lo slogan “Teatro. Dunque sono”. 
Anche Fanny Coletta ha dedicato nel 2009 una mostra alla Karl Du Pigné raccontando l’epica decadenza e i segni impietosi del passaggio del tempo della vecchia “regina” senza più parrucca, superando gli stereotipi e i paradigmi di genere. Roger Nicotera invece, nel 2017, l’ha voluta senza trucco e senza orpelli, circonfusa di una luce livida e quasi colloquiale, con gli occhi chiusi e un grande anello scintillante esibito sulla mano del cuore, in una serie di scatti di gusto rinascimentale composti in forma di delicati dittici. (Francesco Paolo Del Re

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