15 settembre 2018

Sedie scomode, suppellettili da guerra e tazze da tè. Al via London Design Festival

 

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Al via oggi, fino al 23 settembre, London Design Festival, rassegna dedicata al mondo del design che per il decimo anno consecutivo avrà come epicentro il Victoria & Albert Museum, uno dei più importanti musei al mondo dedicati alle arti applicate, con un’onda lunga che si diffonderà per tutta la città, con eventi, presentazioni, mostre, installazioni, laboratori e talk. Nel cortile del museo di South Kensington, imperdibile MultiPly, un padiglione labirintico, modulare e interattivo, attraversabile ma volendo anche abitabile, visto che è pensato con un occhio all’housing sociale, realizzato in collaborazione con Waugh Thistleton Architects, American Hardwood Export Council e ARUP. Attenzione anche alla fontanella del designer Michael Anastassiades, nel giardino del museo, una semplice colonna di bronzo scanalata, con piano curvo e ciotola poco profonda, che riflette una luce dorata sul viso di chi beve. 
Ma un ruolo di primo piano svolgerà anche il Design Museum, sulla riva sud del Tamigi, dove, tra le altre cose, potremo pilotare un drone con la forza del pensiero e con l’aiuto di un sensore di monitoraggio delle frequenze cardiache e delle onde cerebrali, sviluppato in collaborazione con il laboratorio spaziale Loop.PH. Spazio anche alle giovani promesse, con “Design Connections: 10×10”, una esposizione di dieci designer inglesi emergenti. 
Tra i vari temi della manifestazione, anche un focus sulle tecniche di lavorazione del vetro, con molte mostre sparse per varie gallerie, da “Where are my glasses”, una serie di giocosi vasi con occhiali, di Ron Arad, alla Vessel Gallery di Notthing Hill, agli effetti ipnotici delle bolle e della rifrazioni della luce, nelle opere di Hideki Yoshimoto – che abbiamo visto anche a Milano – qui in esposizione da Matter of Stuff, Mayfair, fino alle danze tradizionali israeliane trasformate in 30 lampade rotanti dallo studio londinese Raw Edges
Per non riposarsi, niente di meglio delle coloratissime sedie a forma di lettere dell’alfabeto, dello studio Kellenberger-White, a Finsbury Avenue Square, che richiamano le poltrone scomode di Bruno Munari, vince (nulla, a parte qualche attimo di relativa comodità) chi trova la posizione giusta per sedersi. Alla House of Illustration in Kings Cross, una mostra dedicata alla illustratrice e designer tessile Enid Marx, scomparsa esattamente venti anni fa, prima donna a essere insignita del prestigioso riconoscimento Royal Designer for Industry. 150 opere per conoscere meglio la ricerca di una pioniera del design, dai sui progetti per l’Utility Furniture Scheme, i mobili prodotti durante la seconda guerra mondiale per far fronte alla carenza di materie prime e al razionamento dei consumi e diventati poi icone di uno stile preciso, ai francobolli per l’incoronazione della Regina Elisabetta II. 
Alla Roca London Galler, progettata da Zaha Hadid, si parla invece della controversa questione dei big data che, in questa mostra, sono usati in funzione di una migliore progettazione urbana. Per chiudere la giornata con un grande classico, appuntamento al primo piano di Fortnum & Mason, tempio del british food, nella grande sala da tè disegnata dallo studio olandese Scholten e Baijings.

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