01 ottobre 2018

Seguendo una banconota. A Forlì, il laboratorio di Flavio Favelli per il progetto Half Dinar

 

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Non è certamente una superficie neutrale, quella delle banconote, tutt’altro che un foglio bianco. Ed è proprio da questa densità rappresentativa e concettuale, al confine tra geopolitica e individuo, che parte il seminario di esercitazione artistica di Flavio Favelli con i richiedenti protezione internazionale provenienti da diversi Paesi africani. Il laboratorio, in collaborazione con DiaLogos, si terrà dall’1 al 7 ottobre, negli spazi di EXATR, a Forlì, come prologo del progetto “Half Dinar”, la cui mostra, a cura di Davide Ferri e prodotta da Città di Ebla, aprirà venerdì, 12 ottobre, nell’ex deposito ATR della città romagnola, sede del Festival teatrale Ipercorpo. 
«Sulle banconote, come l’opera Half Dinar che dà il titolo al progetto, fare disegnare agli africani le banconote che ricordano, che conoscono e che hanno usato. La banconota, soprattutto in passato quando non c’era il bancomat, è sempre stato l’oggetto più usato e maneggiato quotidianamente, come il pane, eppure è il meno conosciuto. Chi si ricorda le 10.000 lire con il busto di Andrea del Castagno in uso per quasi dieci anni? Chi ha notato le 500.000 lire con Raffaello? L’oggetto più importante e più usato è meno conosciuto e spesso ha a che fare con immagini d’arte. Gli africani disegneranno le banconote su semplici fogli per farne forse una possibile mostra», spiega Favelli che, in “Half Dinar”, sceglie di raccontare la storia degli ultimi decenni, seguendo l’intricato filo dell’oro nero e continuando idealmente il discorso aperto con “Serie Imperiale”, progetto presentato a marzo, alla Casa del Popolo di Valsamoggia, provincia di Bologna, dedicato all’iconografia dei francobolli storici del Regno d’Italia, appartenenti alla serie “Imperiale” e recanti i simboli del regime fascista. 
L’opera che dà il titolo al nuovo progetto, Half Dinar, è infatti un dipinto che riproduce una banconota libica in circolo negli anni Settanta e fuori formato, sulla quale è riprodotta l’immagine di una enorme raffineria, tra i simboli del panarabismo propugnato da Muʿammar Gheddafi. A fare da contraltare a questa immagine di propaganda, è La Nazione, un grande assemblaggio di vecchie insegne luminose, raccolte nel tempo dall’artista fiorentino in diversi luoghi del nostro Paese. Si tratta di una luce ormai fioca, timido e tragico riflesso di un’epoca di benessere e di boom economico, reale o presunto, sicuramente non duraturo e le cui drammatiche contraddizioni, oggi, sono a dir poco palesi. 
L’intervento di Favelli include anche un’altra opera, che sarà esposta a Palazzo Romagnoli, in stretto dialogo con i dipinti della collezione Verzocchi, nata nell’immediato dopoguerra per iniziativa dell’imprenditore forlivese Giuseppe Verzocchi e strettamente aderente al tema del lavoro. Si tratta di Oil (Esso), un object trouvé, un’insegna che l’artista ha recuperato da un distributore di benzina abbandonato, con il logo coperto da una rudimentale cancellatura con il nastro adesivo. La sera dell’inaugurazione, alle ore 20, sarà organizzata una visita alla collezione Verzocchi, durante la quale sarà possibile vedere l’opera.

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