02 ottobre 2018

Birre schiumose e pane fragrante. La mostra di Bruegel al Kunsthistorisches è imperdibile

 

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Sarà come intraprendere un viaggio a ritroso nel tempo, nel caos brulicante di umanità varia che affollava le strade e le botteghe delle città fiamminghe, in piena fioritura mercantile del Siglo de Oro. Ma soprattutto più in là dai centri urbani, nelle campagne, dove i passi claudicanti e affannosi di storpi e contadini si accordavano alla lenta processione dei cieli stagionali, mentre sulle lunghe tavole abbondavano pani fragranti e boccali schiumanti di birra. Da non perdere la mostra che il Kunsthistorisches Museum di Vienna ha dedicato a Pieter Bruegel il Vecchio, la più grande esposizione mai realizzata che, in occasione del 450mo anniversario della sua morte, ha riunito più di tre quarti di tutte le opere superstiti, oltre a presentare una serie di studi aggiornati sulla metodologia del suo lavoro e sulla sua scarna biografia. 
Poco si sa della vita, la maggior parte delle informazioni proviene dallo Schilderboek dello scrittore e biografo Karel van Mander e dalla sua controparte italiana, le Vite di Giorgio Vasari. Pieter Bruegel o Brueghel nacque a Breda, tra il 1525 e il 1530, morì a Bruxelles il 5 settembre 1569 e, come molti artisti di quell’area geografica, non si fece mancare un lungo viaggio in Italia, tra il Lago Maggiore, Roma e Napoli, le cui suggestioni raccontò in diverse opere. Con ogni probabilità fu animato da un forte temperamento e da una alta consapevolezza della propria arte, come emerge, non senza una certa ironia, nel magnifico disegno de Il Pittore e l’acquirente. Eppure riuscì a resistere alla tentazione di mettersi in primo piano – come fece il grande Rembrandt, per esempio – e ciò rende le sue opere così vicine, intimamente connesse con la semplice quotidianità di chi guarda. I suoi dipinti furono molto apprezzati anche dai suoi contemporanei e in particolare dai circoli di intellettuali dei quali faceva parte, salvo poi essere quasi dimenticati nei secoli successivi, un destino comune a diversi autori di quel periodo. La riscoperta avvenne alla fine del XIX secolo e oggi, ormai, il suo stile così immediato e vivido è diventato iconico, anche per la forza narrativa dei dettagli minuti, aneddoti gustosissimi che animano le scene con un ordine curato, stuzzicando l’occhio a muoversi senza pausa. 
Eppure, nonostante questa fama mondiale, i tentativi precedenti di allestire mostre sulla sua produzione completa sono falliti, principalmente a causa della fragilità e del valore delle opere sopravvissute, ha detto Sabine Pénot, uno dei quattro curatori dell’esposizione. Un enorme lavoro preparatorio, durato sei anni, visto che in alcuni casi si tratta di opere spedite all’estero per la prima volta da secoli, mentre altre sono state restaurate appositamente per lo spettacolo. In esposizione 30 dipinti e 60 disegni e ci saranno tutti quelli più conosciuti, visti sui libri e cliccati nelle gallerie dei motori di ricerca, come L’Adorazione dei Magi, Dulle Griet (Margherita la pazza), dal Museum Mayer van den Bergh di Anversa, e Il Trionfo della morte, dal Museo Nacional del Prado a Madrid. Ciliegina sulla torta, i due dipinti della Torre di Babele che, in questa occasione, saranno riuniti per la prima volta, uno dal Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam e l’altro dello stesso Kunsthistorisches. 
Bisogna dire che, in questa sfida organizzativa e allestitiva, il museo viennese è partito avvantaggiato. Infatti, grazie all’entusiasmo degli Asburgo, che iniziarono a riunire una discreta collezione di sue opere già dal XVII Secolo, il Kunsthistorisches Museum ha la più grande concentrazione al mondo di dipinti di Bruegel. 
In attesa di un biglietto per Vienna, vale la pena anche fare un salto sul fantastico sito, appositamente realizzato per l’esposizione. (mfs)

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