04 ottobre 2018

Frieze London, giro tra gli stand

 
Oggi ancora giorno di preview per la fiera londinese, domani l’apertura al pubblico

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A Londra è cominciata la Frieze art week. Prima tappa ovviamente Frieze. L’impressione di questo secondo giorno di preview (4 ottobre) è che sia quest’anno un’edizione poco esuberante. Come risulta evidente quando, poi, si passa nel padiglione di Frieze Masters, decisamente molto più appassionante e coinvolgente. Detto ciò, tornando a Frieze, colpisce subito la presenza massiccia della figurazione, tra disegno e, soprattutto, pittura. Da Sedie Coles (Londra) notevoli sono i disegni su carta di Paul Anthony Harford, seguono gli oli e tecniche miste su legno di R. H. Quaytman da Miguel Abreu Gallery (New York), gli oli su lino di Aliza Nisenbaum da Mary Mary (Glasgow), le tecniche miste su carta di Moshekwa Langa da Stevenson (Cape Town, Johannesburg), gli oli su cartone di Caroline Walker da Grimm (Amsterdam, New York), i tre raffinati dipinti su lino di Bendt Eyckermans da Carlos/Ishikawa (Londra), i pastelli e gouache su carta di Claudette Johnson da Hollybush Gardens (Londra), opera quest’ultima tra l’altro acquistata dal Frieze Tate Fund. E la lista potrebbe proseguire. Quindi tanta figurazione, non sempre – va detto – di eccellente qualità. Altro aspetto che mi ha colpito è la presenza diffusa di formati medio delle opere esposte. Rispetto ai grandi formati che hanno dominato la scena in questi contesti, almeno fino a oggi. Le gallerie ammiraglie giungono sempre ben fornite. A cominciare da Hauser & Wirth, con Mark Bradford, Louise Bourgeois, Alina Szapocznikow, Dieter Roth. Non si può fare a meno di dedicare qualche minuto alla straordinaria installazione di Nam June Paik intitolata a John Cage del 1990, esposta nello stand di Gallery Hyundai (Corea del Sud). Da Galerie Thaddaeus Ropac (Londra, Parigi, Salisburgo) si passano, poi, in rassegna, nel giro di pochi metri, Robert Rauschenberg, Tom Sachs, George Baselitz, solo per citarne alcuni. Gli italiani, dal canto loro, si difendono bene. Laveronica (Modica) presenta Uriel Orlow, mentre Lorcan O’Neill ha una gallery che comprende Giorgio Griffa, Martin Creed, Richard Long, Tracey Emin. Lia Rumma (Napoli, Milano) passa da Vanessa Beecroft a William Kentridge, Joseph Kosuth, Thomas Ruff, Ettore Spalletti, Wael Shawky e Ugo Mulas. Tra tutti, però, nella prestigiosa galleria partenopea-meneghina spicca lei, Marina Abramović con Dragon Heads (1990-92). Le sorprese più interessanti attendono, tuttavia, a Frieze Masters, di cui vi darò presto conto. (Cesare Biasini Selvaggi)
In alto: Marina Abramović, Dragon Heads (1990-92). Color print, 183 x 183 cm. Edition of 3. Copyright Marina Abramović. Courtesy Galleria Lia Rumma Milano/Napoli

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