07 ottobre 2018

Tutte le forme del libro e altre ancora. Il lavoro di Daniela Comani per Scripta Festival

 

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Quest’anno, madrina della seconda edizione di Scripta festival a Firenze è Daniela Comani, artista bolognese (1965) trasferitasi a Berlino già dal 1989. Alla base della produzione artistica di Comani c’è il libro, inteso non come manufatto e quindi pezzo unico ma come esito di un processo creativo. 
L’autobiografia è il punto di partenza da cui l’artista prende ispirazione per progettare e realizzare le sue opere che non necessariamente nascono con l’intento di diventare “libro” ma che molto spesso lo diventano. Parte integrante di ogni suo progetto artistico è la fotografia ma anche la parola, cui spesso ricorre per mettere a punto i suoi progetti dove il libro diventa un medium. Il libro – oggetto che Comani ama moltissimo – è dunque un’opera d’arte, opera d’arte “povera”, accessibile a tutti, diventando quindi un formato “democratico”, che tutti si possono permettere. Attraverso il libro, l’artista dà forma a un pensiero; i suoi lavori nascono spesso come serie fotografiche che poi, strada facendo, si modificano e si arricchiscono di altri elementi. Ecco dunque che la serie fotografica vive autonomamente come singolo scatto ma spesso questi scatti vengono riuniti in un libro che, come oggetto, ha una vita autonoma lontana e diversa dalle immagini che l’hanno originato. 
Partendo dall’elemento autobiografico, Comani riesce a passare in modo fluido a una storia universale, collettiva. Il suo lavoro si concentra sul tema della storia, dell’identità e degli stereotipi sociali, utilizzando il medesimo linguaggio di quei mezzi di comunicazione che si fanno interpreti, nel nostro quotidiano, di valori sociali e consuetudini culturali. Temi che elabora in un ambito multimediale. 
In Diario sul XX secolo, l’artista racconta in prima persona la storia del secolo in forma di calendario: ogni giorno un episodio tratto dal passato, dall’attualità, dalla cronaca, condensando il tutto in 365 giorni. Un lavoro minuzioso e accurato, in particolare se si pensa che il progetto è stato realizzato in un’epoca in cui internet era agli albori e Wikipedia non esisteva (o quasi). 1975 Diario di strada prende spunto da un’agendina del 1975 nella quale Comani, ancora bambina, ha appuntato i modelli delle auto e le loro targhe durante gli spostamenti in macchina con i suoi genitori. Il libro prende forma riportando una serie di foto delle auto – quasi un catalogo – che in quegli anni erano in circolazione sulle strade. A distanza di quarant’anni, queste foto si pongono come una sorta di icona degli anni Settanta e definiscono un’epoca, al pari della musica e della moda. 
Guardando le opere e i progetti e sfogliando i suoi libri, si percepisce una sorta di corto circuito. È questo il caso di Novità editoriali, libro nel quale l’artista reinterpreta i generi della grande letteratura occidentale manipolandone le copertine e spiazzando il fruitore. Troviamo così Le sorelle Karamazov, I sei personaggi in cerca d’autrice, La vecchia e il mare e altri, permettendo all’artista di rendere immediatamente percepibile la convenzionalità alla base del nostro subconscio culturale. Un discorso ancora più articolato lo si trova in My film history – Daniela Comani’s Top 100 Films, che ha alle spalle un progetto che consta di tre parti: una serie di dvd, un poster e un catalogo. Quest’ultimo oltre a proporre le locandine e i manifesti di una serie di classici della cinematografia internazionale manipolati, dove l’artista ha effettuato il cambio di genere dei protagonisti, riporta anche le sinossi dei film riscritte seguendo questo concetto e creando dunque nuove storie immaginarie. Troviamo quindi All The President’s Women, My Fair Lord, La Buona, la Brutta e la Cattiva, Pretty man… 
In Un matrimonio felice – serie avviata nel 2003 – propone delle fotografie di un uomo e una donna che illustrano episodi “banali” di vita quotidiana, di un ménage di coppia. È l’artista stessa a interpretare i due soggetti, quello maschile e quello femminile, mettendo in scena una serie di stereotipi e portando all’estremo il tema della realtà virtuale. 
Alla libreria Brac, promotore e sponsor di Scripta festival, Daniela Comani ha realizzato l’installazione Best Book Titles, appositamente creata per questo spazio, nella quale propone una reinterpretazione di genere dei grandi classici della letteratura. (Enrica Ravenni)

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