09 ottobre 2018

Artisti e lavoratori. La comunità di Montelupo fiorentino entra nel museo da protagonista

 

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JOBS, un acronimo che sta per “Join Our Blended Stories”. Si tratta di una singolare mostra – prima tappa del festival “Ci sono sempre parole. [non]Festival delle narrazioni popolari (e impopolari)”, che ha preso avvio a Montelupo Fiorentino. Alla base dell’esposizione c’è il binomio artista e lavoratore e, con l’aiuto di differenti media – video, audio, pittura, installazioni – sono proposte storie in cui i cittadini, i membri di una comunità, sono i protagonisti dell’esposizione stessa. 
La vita, intesa nell’accezione più ampia di banale e di quotidiano, è la fonte cui attingono i lavoratori e conseguentemente gli artisti per proporre le loro narrazioni. Quindici artisti (Emiliano Bagnato, Cristina Balsotti, Carolina Barbieri, Lorenzo Devoti, Sabina Feroci, Paolo Fiorellini, Lorena Huertas, Stefano Lanzardo, Roberta Montaruli, Enrica Pizzicori, Aurora Pornin, Francesco Ricci, Eleonora Roaro, Francesco Siani, Stefano Siani, ZinoLuigi Franchi) per quindici lavoratori (Emanuele Batelli, Antonella Benucci, Giuseppe Cascio, Antonio Ciampi, Tiziana Costoli, Barbara Daly, Silvia Desideri, Filippo Esposito, Francesca Fabbri, Annalisa Ferrara, Nicola Giusti, Thomas Langneble, Meri Ninci, Tito Paroli, Maria Rosa Salerno). Ogni lavoratore ha proposto una storia, interpretata dall’artista che l’ha sviluppata e condensata in un’opera. In mostra viene presentata quindi l’opera, un oggetto scelto dal lavoratore che esemplifica e simboleggia il suo lavoro e un audio con la narrazione della storia. La multimedialità è un aiuto indispensabile alla comprensione della mostra, i codici QR permettono l’accesso agli audio attraverso i quali si ottiene la rappresentazione orale e quindi la totale fruizione del rapporto tra artista e lavoratore. Ogni artista ha interpretato la storia del lavoratore a suo modo e non mancano i casi in cui il lavoratore entra addirittura a far parte dell’opera, diventandone doppiamente il protagonista. 
La mostra racconta dunque storie private che però sono simili a tante altre e, quindi, dal particolare si giunge a un’universalità, per mettere in luce uno spaccato della situazione del lavoro in questo preciso momento storico nel quale la precarietà, i nuovi mestieri e la difficoltà nel reperire un lavoro stabile fanno parte della vita di tutti i giorni. 
La mostra è solo una tappa del festival che nel corso delle prossime settimane coinvolgerà anche i comuni di Capraia e Limite e di Montespertoli con narrazioni, performance, eventi e concetti. “Ci sono sempre parole. [non]Festival delle narrazioni popolari (e impopolari)” è il primo Festival diffuso, incentrato sulle narrazioni e sullo storytelling di vita quotidiana ed è stato promosso dal Sistema Museale Museo Diffuso Empolese Valdelsa e dall’Associazione Yab. (Enrica Ravenni
In home: Eleonora Roaro, Dream operator. Un’indagine sul lavoro e sui lavoratori, 2018

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