15 ottobre 2018

Independent Collections

 
Una nuova rubrica per scoprire, da un capo all’altro d’Italia, chi sono i collezionisti del Belpaese, cosa comprano, e perché.
di Camilla Boemio

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Siamo in un periodo nel quale alcuni musei diventano rappresentazioni avventate di natura propagandistica presentandosi come “luoghi anti sistema”, ma artefici nel minare il sostegno necessario agli artisti. Ogni artista ambisce ad entrare in collezioni pubbliche e private, il sostegno necessario è anche rappresentato dall’acquisto da parte del museo o da parte delle collezioni indipendenti. Accantonare questo elemento non fa altro che acuire un sistema pubblico fragile e malamente paragonabile ai musei di tante nazioni europee; senza figure come Palma Bucarelli come sarebbe nata la collezione della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma? 
Scimmiottare dei modelli di res pubblica dell’arte senza accorgersi che musei europei come la Tate hanno già dipartimenti, da molti anni, nei quali realizzano progetti deputati alle pratiche sociali, con un’attenzione capillare all’arte politica, dove si creano continue collaborazioni con le associazioni no-profit, con gli artisti e con l’università, non giova a un sistema dell’arte Italiano già fragile e messo troppo spesso all’angolo dimenticando come sostenere realmente l’arte.  Gli artisti hanno bisogno di più occasioni per realizzare i loro lavori, hanno bisogno di mecenati pubblici e/o privati. 
Con questa premessa la mia nuova indagine sulle collezioni vuole fornire uno “spettro” sull’arte contemporanea mappando, dalle metropoli alle tranquille province, le più rappresentative e rigorose collezioni italiane, ma anche scoprendo le emergenti. 
Riprendendo la frase di Georgina Adam “una collezione racconta una storia”, e questa storia è composta da moltissime attenzioni ed ogni suo aspetto fa parte dell’evoluzone del mondo dell’arte. Con l’auspicio che possano crescere ed aumentare i collezionisti in Italia, anche grazie al miglioramento delle condizioni relative ai benefici fiscali, a ad un’attenzione consapevole e colta verso il nostro presente. 
Collezione: Il Giardino dei Lauri
Collezionisti: Massimo e Angela Lauro
Nato in una famiglia di collezionisti d’arte Massimo Lauro inizia la sua passione per l’arte giovanissimo, la sua prima opera acquistata è Senza Titolo (del 1990) di Gino De Dominicis
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Facciata del Giardino dei Lauri, foto Fabrizio Orsini.
La collezione:
La collezione è situata in annesso della tenuta della famiglia Lauro in Umbria. Un arcobaleno al neon dell’artista Ugo Rondinone accoglie i visitatori nel giardino, chiedendo: Where do we go from here?
La collezione è caratterizzata da una predilezione per la sperimentazione, una curiosità nell’osare optando per scelte mai banali ed una conoscenza matura nei confronti della scena artistica internazionale. Indubbiamente rappresentano il collezionismo puro, quello che ha un rispetto assoluto verso l’arte e verso chi fa arte, quello che non specula sull’arte ma che nell’arte si mette in gioco quotidianamente: la loro collezione è lo specchio di tutto questo. 
Durante l’incontro con Massimo Lauro abbiamo modo di visitare parte della collezione e con grande disponibilità ci introduce gli elementi che reputa accomunino la maggior parte delle opere della sua collezione: «In primo luogo, l’espressione immediata, di impatto ed a tratti cruda, dei messaggi legati ad argomenti e problematiche che ci riguardano da vicino; la storia dell’arte e la letteratura sono tra loro legate e rappresentano lo specchio del momento storico in cui esse sono prodotte. In secondo luogo, l’approccio verso i materiali utilizzati per realizzare l’opera: essi sono molteplici e vengono studiati dagli artisti per composizione, caratteristiche peculiari e comportamentali in rapporto con la natura. L’idea di utilizzare materiali riciclati non vuol dire solo fare arte con quello che si ha in casa ma significa, soprattutto, interagire con l’arte, inserire l’arte nel nostro quotidiano. L’arte non è solo qualcosa che si immagina, ma qualcosa che si tocca».
Tra i lavori più complessi e di grandi dimensioni incastonato nella parete esterna della Fondazione si fa notare La facciata di una casa Olandese l’installazione imponente It takes a nation of million to hold us back, del 2003 di Piero Golia. Lauro ci spiega che in qualche modo questo lavoro di Golia incarni il temperamento della sua collezione; ovvero la capacità visionaria degli artisti diventa punto di forza di una collezione solida nella quale si susseguono i capolavori. 
Artisti in collezione: 
I Lauro vantano più di trecento lavori di riconosciuti artisti tra i quali: Jeff Koons, Allora & Calzadilla, Massimo Bartolini, Tom Burr, John Bock, Maurizio Cattelan, Piero Golia, Alex Israel, Rashid Johnson, Nicola Pecoraro, Piotr Uklanski, Dash Snow, Rudolf Stingel, Ugo Rondinone, Wu Tsang, Invernomuto, Mariko Mori, Takashi Murakami, Tim Noble & Sue Webster.
Nuove Acquisizioni:
Tra le altre: Simon Denny Zappos City Planning/Mural Inside GCHQ, del 2015; Vincenzo Rusciano Escape, del 2017; Clair Fontaine Untitled (We are all whatever singularities) e Untitled (Fresh monochrome / grey / black / red) del 2015. 
Località: San Litardo, Città della Pieve, Umbria. 
Camilla Boemio

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