26 ottobre 2018

Ricerca del tempo. Agli scavi archeologici di Castellammare, il progetto di Lara Favaretto

 

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Indagare il sottosuolo. Atlante delle storie omesse è l’ultimo progetto di Lara Favaretto, presentato ieri, 25 ottobre, e già vincitore del bando Italian Council 2017, concorso promosso dalla DGAAP-Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane. 
A introdurlo, nella splendida cornice di Villa Arianna, all’interno degli scavi archeologici di Castellammare di Stabia, le diverse cariche istituzionali che si sono unite in maniera sinergica per la sua realizzazione, tra questi: Il direttore del parco archeologico di Pompei, Massimo Osanna, il direttore del museo Madre di Napoli, Andrea Villiani, la direttrice del servizio periferie urbane della DGAAP, Angela Tecce, la presidentessa della Fondazione Donnaregina, Laura Valente, insieme a Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, fondatrice e presidentessa dell’omonima fondazione d’arte contemporanea torinese. 
«Dal 1995, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo lavora per sostenere e promuovere gli artisti, con una particolare attenzione per la committenza e produzione di nuove opere. Questo progetto, in collaborazione con la Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee/museo Madre, ci ha permesso di lavorare con Lara Favaretto, una delle artiste italiane più interessanti e per questo più apprezzate in Italia e all’estero. Sono felice che il progetto sia stato premiato dal contributo dell’Italian Council, che ne ha riconosciuto la qualità, e che l’opera venga donata al parco archeologico di Pompei entrando a far parte del patrimonio nazionale», ha commentato Sandretto. 
Acquisire conoscenze e conservare tracce di un territorio unico come quello vesuviano, sono gli obbiettivi alla base del lavoro di Favaretto, perseguiti attraverso una serie di carotaggi in diversi punti degli scavi archeologici di Pompei e dei suoi immediati dintorni. Il carotaggio è una tecnica di prelievo e campionamento del terreno tipica della ricerca geologica e che trova applicazioni in diversi ambiti, dall’archeologia all’ingegneria civile. Queste campionature effettuate dall’artista, oltre a seguire i metodi di un’indagine tipicamente scientifica, aprono una riflessione sul tema del divenire e, in particolare, sul concetto di cambiamento temporale, perché in ognuno degli strati dei campioni prelevati è possibile leggere parte della storia del luogo, come per una manifestazione oggettiva e materiale dello scorrere del tempo. Le diverse campionature sono state quindi successivamente esposte all’interno dell’area archeologica stabiese, accolte dalle tipiche scatole per la conservazione che verranno poi archiviate in un contenitore ignifugo, sigillato e sotterrato in una determinata area sul Vesuvio, diventando così un segno incancellabile della nostra epoca. Una volta sepolta, questa capsula del tempo aspetterà la sua riesumazione prevista per l’anno 2118, quando ad attenderla ci sarà l’International Time Capsule Society di Atlanta, organizzazione statunitense che, dal 1990, monitora tutti i progetti riguardanti le capsule del tempo. (Emanuele Castellano)

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