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“Primiera” è il nome della “partita” giocata a Bagheria, nella galleria Adalberto Catanzaro, tra Mattiacci (con Sospensione), Messina (con Uno scranno per san Gerolamo), Nunzio (con Senza titolo) e Zorio (con Stella gommosa). Arbitro: Bruno Corà. Quattro scultori esponenti di punta di due generazioni, a vario titolo dialettiche per tensioni poetiche e innovazioni linguistiche. Infatti, se Mattiacci e Zorio, con diversa maestria ed efficacia enunciativa hanno dato vita a nuovi aspetti di una vena rigogliosa che, scaturita dal futurismo, con originalità si è declinata in forme inedite di sintesi plastica, rispettivamente “cosmospazialista” e “poverista”, Messina e Nunzio, nondimeno, hanno messo a punto autonome proposizioni di singolare apertura etica ed estetica tra passato e avvenire.
La forma della materia risulta in Nunzio lontana per quanto possibile da ogni compiacimento estetico, eppure è gravida di quell’energia morale, di quell’intima tensione che la lotta dello scultore ha saputo liberare nell’opera conferendole un’essenziale grandiosità. La qualità plastica risulta pertanto intelligibile nella sua drammatica positività soltanto se considerata come risultato di un’accesa tensione interna.
La “Stella gommosa” di Zorio rivela, invece, una materia empirica, razionale, apatica, non poetica, antinaturalistica . Eppure questa materia riesce a esprimere le emozioni o le sensazioni dell’artista attraverso quella cicatriziale scabrosità con cui lui ne solca l’epidermide. Come a imitare quella di una zolla di terra franta e irregolare, che conserva la memoria del proprio passato tra le screpolature di una superficie arsa dal sole.
Un’affinità elettiva unisce, quasi simbioticamente, l’opera di Zorio con quella di Mattiacci. All’elemento dell’aria, ai campi di forze magnetiche non solo terrestri, ma anche a quelle più distanti di origine cosmica, all’invisibile e impalpabile flusso di energia che ci circonda, è concentrata da diversi anni la ricerca artistica e epistemologica di Eliseo Mattiacci. La sua percezione compositiva è orientata verso il cosmo. Nel ciclo produttivo che ne è scaturito, le sculture rappresentano l’esito della visualizzazione di quei mondi siderali che, se anche possono ancora sfuggire alle più sofisticate apparecchiature tecnologiche, non eludono tuttavia il pensiero creatore dell’artista. Egli ne avverte la presenza e li restituisce nel linguaggio a lui più connaturale, quello della materia plasmata. La frenetica attività di osservazione spaziale da lui svolta con l’entusiasmo del neofita, lascia trasparire la sua ansiosa attesa di una sconosciuta rivelazione che lo possa condurre a nuovi, rabdomantici, esperimenti in scultura, in un rinnovato approccio tra materia ed energia dagli inediti esiti estetici.
L’effetto ottenuto da Vittorio Messina nel suo “Uno scranno per san Gerolamo” sembra quello di conferire la possibilità di sdoppiare l’unicità del punto di osservazione in due momenti distinti, con esiti fenomenologici diversi ma complementari, non dissociabili, che rafforzano e rendono più interessante il processo di ibridazione con lo spettatore, consumato nella dimensione del colloquio e della riflessione. (Cesare Biasini Selvaggi)
In alto: Eliseo Mattiacci, Sospensione, 2011, ph Michele Sereni
In homepage: Gilberto Zorio
INFO
PRIMIERA: MATTIACCI – MESSINA – NUNZIO – ZORIO”
a cura di Bruno Corà
dal 27 ottobre 2018 al 10 gennaio 2019
Galleria Adalberto Catanzaro
via Monaco I, 3/B Bagheria (PA)
orari: dal martedì al sabato, 16.00/20.00
cell. 327 1677871- info.galleriadalbertocatanzaro@gmail.com