10 novembre 2018

Il Vaticano batte cassa alle Catacombe di San Gennaro di Napoli. E parte la petizione

 

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Uno sparuto gruppo di giovani, guidati da un parroco, e un territorio difficile, da molti identificato come una periferia urbana, sono i protagonisti di una favola lunga 12 anni. Di favola non si stratta, però, visto che credere nel riscatto sociale attraverso la valorizzazione e la tutela del patrimonio storico artistico ha portato a risultati quantificabili in termini numerici ed economici, monitorati dalla Chiesa di Roma, proprietaria delle Catacombe di Napoli, e attualmente al centro di una trattativa che potrebbe compromettere la sopravvivenza di un’esperienza vincente. 
La Commissione Pontificia di Archeologia Sacra, infatti, ha rivendicato il 50% degli incassi prodotti tra il 2006 e il 2016 dalle Catacombe di San Gennaro, da alcuni anni affidate alla gestione della Cooperativa La Paranza, composta da giovani del Rione Sanità di Napoli. Si tratta di circa 700mila euro. È stato il cardinale Gianfranco Ravasi, arrivato a Napoli in questi giorni per incontrare l’arcivescovo Crescenzio Sepe, a farsi latore della richiesta, conformemente a quanto accade in altri siti di pertinenza della Chiesa di Roma, che si avvalgono, però, della presenza di volontari e che non hanno costruito negli anni una realtà paragonabile a quella partenopea. 
Nei dieci anni cui si fa riferimento, come ha sottolineato Vincenzo Porzio, Responsabile Comunicazione e Marketing della Cooperativa La Paranza, «I soldi sono stati prontamente rinvestiti per le migliorie strutturali e la ricerca di nuove sponsorizzazioni, perché, per sua stessa natura giuridica, una cooperativa non può suddividere tra i partecipanti gli avanzi di gestione». I risultati sono evidenti: sono stati approntati nuovi impianti di illuminazione, l’abbattimento delle barriere architettoniche ha consentito la totale accessibilità del sito, i restauri, con il sostegno di aziende e privati, hanno interessato l’affresco di una Madonna con bambino tra due santi vescovi del IX secolo, situato nella cripta paleocristiana della Basilica di San Gaudioso, l’Arcosoldio con Donna Cerula, il Vestibolo superiore delle catacombe di San Gennaro. 
La spesa complessiva fino a oggi sostenuta dalle Catacombe è arrivata a 2 milioni e 309mila euro, ben oltre quanto richiesto dalla Chiesa di Roma, e integrati anche dall’intervento di Altra Napoli Onlus di Ernesto Albanese e della Fondazione con il Sud. Dal 2006 a oggi, i lavoratori contrattualizzati sono passati da 5 a 50 (37 tramite la Cooperativa la Paranza, 13 con la Cooperativa Officina dei Talenti), la superficie di patrimonio recuperata e accessibile è stata ampliata dai 1000 mq iniziali a oltre 11700 mq, gli ingressi sono aumentati da 5160 ai circa 180mila previsti per il 2018. 
Enormi le ricadute positive sul quartiere: per anni escluso dalle direttrici turistiche e culturali, sta vivendo una rinascita che passa anche attraverso la costruzione di una nuova speranza di lavoro e di sviluppo per le generazioni a rischio. Le speranze di conciliazione, restano alte, come dichiara lo stesso Porzio: «Siamo convinti che questa situazione si possa risolvere nel migliore dei modi e siamo sicuri che la Chiesa di Napoli e la Chiesa di Roma riconoscono l’utilità e il valore di questa straordinaria esperienza». 
Intanto, però, è stata avviata una petizione online per stimolare l’interessamento dello stesso Papa Francesco. (Giovanna Bile)

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