16 novembre 2018

Airbnb supporta i borghi italiani meno frequentati. Come? Ce lo raccontano gli artisti

 

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Devi prenotare un monolocale a Firenze per il 24-26 dicembre, connessione wifi, letto king size, vista Ponte Vecchio, animali esotici ammessi e, magari, ferro da stiro. Cosa fai? Airbnb, ovvio. Ma se volessi andare in qualche altro luogo? Magari una meta non così affollata ma non per questo meno affascinante, anzi. Airbnb, con un fatturato di 2.6 miliardi di dollari, è la piattaforma online per eccellenza per gli affitti brevi e, se è usatissima nei grandi centri turistici, adesso viene incontro anche alle esigenze dei borghi più piccoli e meno conosciuti, Un anno fa, in occasione dell’Anno dei borghi proclamato dal Ministero dei Beni Culturali – che a quel tempo aveva ancora la direzione del Turismo – proprio Airbnb lanciava il progetto Italian Villagers, con il patrocinio ANCI, che prevede la promozione di 40 borghi italiani e la riqualificazione degli edifici pubblici di Sambuca di Sicilia, Civita di Bagnoregio e Lavenone, tre piccoli gioielli del nostro Paese, dal nord al sud. Tre alloggi dal design curatissimo, affidati allo studio DWA, di Alberto Artesani e Frederik De Wachter, e a EligoStudio, di Alberto Nespoli e Domenico Rocca. I sindaci, o le associazioni da loro identificate, sono gli host e i guadagni vengono direttamente investiti nella comunità di riferimento, mentre Airbnb rinuncia alle commissioni, in modo da rendere il progetto auto sostenibile. E inoltre, gli alloggi sono arricchiti dalle opere d’arte di altrettanti artisti, invitati dalla curatrice Federica Sala. Dopo l’intervento di Francesco Simenti a Civita di Bagnoregio, sono state presentate le opere di Edoardo Piermattei, per Palazzo Panitteri, a Sambuca di Sicilia, e di Olimpia Zagnoli, per Casa Maer, a Lavenone. Abbiamo sentito i protagonisti, per farci dire di più. 
Federica, ci puoi raccontare com’è nata l’idea del progetto? Dopo gli interventi di Piermattei, Simenti e Zagnoli, ci sono altre tappe in programma? 
«Il progetto è nato da un primo incontro tra Airbnb e il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, nell’ottica di portare sostegno al borgo di Civita di Bagnoregio per la raccolta di firme per chiedere l’ingresso del luogo tra i Patrimoni Mondiali dell’Unesco. Ewt, la casa di produzione che lavorava con l’azienda, propose di realizzare una Residenza d’Artista – e qui è iniziata la collaborazione tra Airbnb e PS (agenzia di comunicazione fondata da Michela Pelizzari e Federica Sala). L’idea era da una parte quella di riportare un turismo stanziale e di qualità, all’interno di un borgo oggi unico al mondo ma preso d’assalto da tantissimi turisti giornalieri che poco lasciano al borgo stesso. Abbiamo così pensato di far rivivere un luogo simbolo del borgo, la Casa Greco, ultimo edificio che ha subito danneggiamenti a causa della struttura geologica del luogo. Abbiamo così sviluppato un progetto capace sia di portare fondi per le ristrutturazioni al Comune, ma anche di diventare un possibile luogo d’ispirazione per gli artisti, così da dare il via a un dialogo con i luoghi, gli abitanti e la piccola ma interessante comunità di creativi e artisti del luogo. Le altre due case del progetto Borghi Italiani, Casa Panitteri a Sambuca di Sicilia e Casa Maer a Lavenone, sono nate dal desiderio di Airbnb di proseguire in questa direzione, valorizzando zone fuori dai sentieri maggiormente battuti dai turisti e creando un “elemento” artistico contemporaneo che potesse aggiungersi a quelli naturalistici e storici dei luoghi. Stiamo lavorando ad un seguito del progetto ma è presto per darne i dettagli». 
Fortino difensivo, residenza per il clero e oggi museo archeologico. Edoardo, Palazzo Panitteri, a Sambuca di Sicilia, è il luogo con il quale sei entrato in dialogo. Quale aspetto di questo luogo così densamente stratificato hai messo in evidenza? 
«Forse più che la stratificazione storica di Palazzo Panitteri, a suggerirmi la tipologia di lavoro che sarei andato a fare è stata la forma architettonica della casa. Il Palazzo, come tutta la Sicilia, ha una storia di contaminazioni culturali sconvolte dalla scossa estetica impressa dal terremoto del 1968. Ho provato a cambiare prospettiva e guardare il terremoto come una possibilità partendo dal fatto che in un Paese come l’Italia i luoghi terremotati permettono di attuare forme estetiche nuove, là dove vincoli paesaggistici e ai beni culturali non permettono di reinventare il nostro paesaggio storico. Arrivato a Palazzo, nella sala principale, mi ha colpito subito la volta a semicrociera di 8 metri per 4 completamente bianca. Volevo restituire la dimensione domestica ma pubblica che hanno avuto e che continuano ad avere i palazzi nobiliari, dove ti senti avvolto dalle opere e la contemplazione assume una postura obbligatoria dello sguardo, dal basso verso l’alto». 
Lavenone, un piccolo comune in provincia di Brescia, dove natura e storia entrano in contatto, al riparo dai ritmi frenetici del contemporaneo. Olimpia, cosa ti ha colpito di questo contesto? 
«Sicuramente la dicotomia tra il paesaggio e persone, in qualche modo comunque in dialogo: il primo, ruvido e solido, le seconde, dolci e morbide. Ricordo la prima volta che sono stata a Lavenone, dopo essere stata invitata a prendere parte al progetto dei Borghi Italiani di Airbnb: era una giornata grigia d’inverno, un po’ come quelle che hanno coperto Milano in questi giorni. Tra i tornanti umidi che stavamo percorrendo per arrivare alla nostra meta, è spuntata tutto a un tratto Lavenone. Un borgo di pietra, che mi è sembrato subito però popolato da abitanti dotati di morbidezza. Da qui è partito il lavoro sulla mia opera, che spero si inserirà con altrettanta dolcezza tra le mura spesse di Casa Maer».

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