17 novembre 2018

All’Auditorium Parco della Musica, Arvo Part fa suonare la storia del campanile di Curon

 

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Vi sarà capitato spesso di vedere sui social network o sui dépliant turistici l’immagine onirica di un campanile sospeso su un filo d’acqua (o di ghiaccio). Siamo in Alto Adige, in Val Venosta e l’architettura in questione è tutto quello che rimane di Curon, un paesino sommerso nel 1950 dalla costruzione di una diga che, nelle intenzioni del tempo, doveva collegare il lago di Resia a quello di Mezzo, sommergendo 523 ettari di terreno coltivato e 163 case dell’antico abitato.
Filippo Andreatta, regista della compagnia OHT–Office for a Human Theatre, ha pensato di dar voce a questa storia con uno spettacolo teatrale e musicale che andrà in scena sabato 17 novembre all’Auditorium Parco della Musica, come uno degli ultimi appuntamenti del Romaeuropa Festival. Perché legare questa storia all’estone Arvo Pärt? «Solo la sua musica – spiega Andreatta – poteva inscenare la storia di un campanile castrato della sua campana: un oggetto senza movimento, che resta sempre lì, radicato nel mondo, fermo e in silenzio».
Del resto lo stesso Pärt descriveva la sua musica attraverso le campane: il brano che sarà eseguito dal Parco della Musica Contemporanea Ensemble è infatti Frates, del 1977, che rivela una delle caratteristiche più comuni del suo stile, la “tintinnabulazione” (dal latino “campana”) che vuol dire intendere «le tre note di una triade, come campane» .
Nelle intenzioni degli organizzatori, gli spettatori che assisteranno a Curon/Graun si ritroveranno sospesi in un’esperienza quasi ipnotica, dove le immagini si mescoleranno con la performance live e la musica avrà la stessa importanza del testo in un teatro di prosa. Alle 20.30, inoltre, lo spettacolo sarà introdotto da un talk tra il regista Filippo Andreatta, lo scrittore Marco Balzano (vincitore del Premio Campiello nel 2015 con il romanzo “L’ultimo arrivato”) e il giornalista di La Repubblica, Gregorio Botta. (Eleonora Minna)

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