18 novembre 2018

Il giorno di Ennio Calabria

 
A sessant’anni esatti dalla sua prima mostra personale (Galleria La Feluca, Roma, novembre 1958) e a poco più di trent’anni dalla sua ultima ampia antologica romana (Museo di CastelSant’Angelo, 1987), Ennio Calabria riceve un fondamentale omaggio nelle sale di Palazzo Cipolla a Roma

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Un’ottantina di opere fra quadri (alcuni dei quali realizzati espressamente per l’occasione, nel 2018) e pastelli danno conto da oggi (domani l’apertura al pubblico), nelle sale di Palazzo Cipolla a Roma, dell’intero percorso di Ennio Calabria (Tripoli, 1937), grande protagonista della figurazione visionaria ed esistenziale italiana ed europea.
La mostra, promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro-Internazionale e realizzata da POEMA, in collaborazione con l’Archivio Calabria e con il supporto tecnico di Civita Mostre, è stata fortemente voluta da Emmanuele F. M. Emanuele, ed è curata da Gabriele Simongini.
Fin dal 1958 l’artista romano ha dato vita a opere ricche di una complessa e irrequieta vitalità pittorica, colme di una forza immaginifica che va a braccetto con una lucidissima speculazione filosofica e antropologica. Come scrive Gabriele Simongini, «lungo sessant’anni di ricerca la pittura per Calabria ha
sempre avuto un potente valore sociale, in senso ampio, come strumento conoscitivo delle infinite trasformazioni di un mondo passato dalla Guerra Fredda all’attuale dominio globale delle corporazioni hi-tech e di un’Italia ormai irriconoscibile, passata dall’entusiasmo della ricostruzione e del boom economico allo spaesamento dell’odierno ruolo di emblema della crisi europea». 
Sono contento di questo doveroso omaggio a Ennio Calabria che, a dispetto dei molti decenni solcati, continua a innovare la sua ricerca artistica. Contribuendo a dimostrare la vitalità della pittura oggi e, soprattutto, la versatilità di questo medium a interpretare e anticipare le aporie e le complessità di una società sempre più ipertecnologica. Ricordo, come se fosse ieri, l’effetto prodotto sul pubblico dal suo sconvolgente dipinto “L’Uomo e la Croce” (2016), ai confini estremi della figurazione. Il soggetto dell’opera è il suo personalissimo genere idiosincratico di pittura d’immagine, l’oggetto è sempre il corpo che la sua pittura scarnifica, denuda, mostra pietosamente nell’aspetto esistenzialmente più terrificante. 
Nella sua prospettiva da vertigine, memore delle invenzioni analoghe di Andrea Mantegna, la croce di Calabria era diventata un monolite che ricordava quello di “2001 Odissea nello spazio” di Kubrik (come l’ha definita Danilo Maestosi), protesa verso il basso e inghiottita immobile in uno spazio oscuro, metafisico, che catapulta l’osservatore in una dimensione “altra”, soprannaturale. Calabria non si era limitato, infatti, a fare della Crocifissione una metafora dei martiri e delle vittime innocenti della violenza umana. Il suo allarme si spingeva ancora una volta molto più in là. Nella sua Crocifissione si respirava la pressione di una minaccia più radicale. Come se fossimo sulla soglia di una disfatta dell’umano, di una violazione radicale dei corpi e della carne, di quel rischio di robotizzazione dei processi cognitivi che esiliano le dimensioni introspettive della personalità umana a favore dei dispositivi di potere di quella che, Michel Foucault e Gilles Deleuze, hanno definito non a caso “società del controllo”. Per Calabria questo è un piano inclinato della modernità. E l’artista romano si abbarbica alla bellezza della carne violata e ferita, al mistero ultimo che la sua natura creaturale custodisce, per proporre un’immagine con cui tutti noi dobbiamo fare i conti. (Cesare Biasini Selvaggi)
INFO
Opening: su invito 
Ennio Calabria – Verso il tempo dell’essere. Opere 1958-2018 
dal 20 novembre 2018 al 27 gennaio 2019
FONDAZIONE ROMA MUSEO, PALAZZO CIPOLLA
via del Corso 320, Roma
orari: tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle ore 10.00 alle ore 20.00
www.fondazioneromamuseo.it

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