28 novembre 2018

Palazzo Grassi racconta le sue storie. E guarda al presente con un concerto di jazz e pittura

 

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Metti insieme una famiglia di imprenditori illuminati, un palazzo storico nel cuore di una grande città italiana e scegli di investire nell’arte per valorizzare il territorio. Sembra una storia estremamente attuale, invece è avvenuta sessant’anni fa: l’imprenditore illuminato si chiamava Franco Marinotti, il luogo da rilanciare era Palazzo Grassi a Venezia e il team artistico di punta era composto da personalità come Lucio Fontana, Bruno Munari, Asger Jorn e Pinot Gallizio. Una vicenda pioneristica ed esemplare che, oggi più che mai, è importante rievocare. Giovedì 15 e venerdì 16 novembre, al Teatrino di Palazzo Grassi, si è svolto, il convegno Palazzo Grassi e la storia delle sue mostre. Tra moda e arte: i Marinotti e il Centro Internazionale delle Arti e del Costume, primo appuntamento di un ciclo di conferenze volte alla riscoperta e alla divulgazione della lunga storia del polo espositivo veneziano, che apre per la prima volta i propri archivi per raccontarsi al pubblico. 
La due giorni di studio, curata da Stefano Collicelli Cagol (già curatore della prossima Quadriennale di Roma), ha visto la presenza di studiosi, critici, curatori che hanno approfondito gli aspetti meno noti del primo ventennio espositivo di Palazzo Grassi, tra gli anni Cinquanta e Sessanta. I relatori hanno ripercorso le varie tappe di quello che fu un singolare inizio, a partire dall’intervento di Anna Maria Falchero, Direttrice dell’Archivio del Cinema Industriale e della Comunicazione d’Impresa, che ha illustrato come Marinotti, già proprietario della SNIA Viscosa – azienda tessile all’epoca leader nella produzione di fibre artificiali – e fondatore della cittadina culturale Tor Viscosa, acquisì la storica sede in Campo San Samuele nel 1951. Nelle mani del figlio Paolo, il neonato Centro Internazionale delle Arti e del Costume seppe inaugurare una florida stagione espositiva che coinvolse inizialmente una serie di progetti legati al mondo dell’industria tessile, coniugando l’intento commerciale con quello di ricerca e sviluppo e segnando, così, una tappa importante nella storia del costume e della moda, come ha saputo approfondire Stefania Portinari dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Luca Massimo Barbero ha dunque introdotto, con un appassionante excursus sulla fase veneziana di Lucio Fontana, una serie di interventi volti ad esaminare le successive mostre del Ciclo della Vitalità, svoltesi tra il 1959 e il 1961: furono queste infatti le iniziative, di portata internazionale, che consacrarono definitivamente il ruolo di Palazzo Grassi nella scena artistica della città. Vitalità nell’arte (1959), Dalla natura all’arte (1960) e Arte e contemplazione (1961), vantando il contributo di importanti personalità come Willem Sandberg – allora direttore dello Stedelijk Museum di Amsterdam – e del critico francese Michel Tapié, seppero dar vita a un nuovo format espositivo che contaminava modelli promozionali legati al tessile con pratiche artistiche spazialistiche, grazie agli artisti coinvolti e agli allestimenti di Carlo Scarpa. 
Un tuffo dunque in un passato che non delude le aspettative e che ricompone i tasselli di una storia forse semidimenticata, ma indispensabile per conoscere il luogo e il territorio, soprattutto quel tessuto in parte mercantile, in parte artistico che è il cuore della città lagunare. Sono intervenuti anche Romy Golan, Marco De Michelis, Nico Stringa, Luca Scarlini, Orietta Lanzarini, Giorgina Bertolino.  
E giovedì, 29 novembre, sempre Palazzo Grassi, si terrà un concerto in onore di Albert Oehlen. L’artista ha invitato Ken Vandermark & Paal Nilssen Love a esibirsi nell’atrio del museo, che sarà trasformato in sala da ascolto, con cocktail bar a tema. L’invito rientra nell’ambito di una collaborazione con Spotify, per una playlist selezionata da Oehlen e dedicata ai fruitori della sua personale, “Cows by the Water”, visitabile fino al 6 gennaio 2019 a Palazzo Grassi. Dopo gli Steamboat, questa volta toccherà al duo jazz fornire al pubblico gli strumenti alternativi per capire il senso dell’opera del pittore tedesco. (Alice Bortolazzo)
In home: foto di Matteo De Fina 
In alto: Dalla natura all’arte, Centro Internazionale delle Arti e del Costume, Venezia, Arti Grafiche Fantoni, 1960, Fotografia Ferruzzi

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