10 dicembre 2018

Quella sera del 9 settembre 1980. Ignazio Gadaleta ricorda Enrico Crispolti

 

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Ricordo perfettamente quella sera del 9 settembre 1980. In tanti eravamo nello studio di Lidia Carrieri, a Martina Franca, ad aspettare l’arrivo di Enrico Crispolti. Era la vigilia di Teatro d’artista, evento centrale dell’Incontro di Martina Franca ’80, coordinato proprio da Enrico. Io avevo 22 anni ed ero ancora uno studente del quarto anno dell’Accademia di Belle Arti di Bari, professionalmente attivo già da diversi anni. Ero lì, ansioso e felice, insieme ad altri giovani artisti invitati da Mimmo Conenna alla mostra Laboratorio Puglia che si era già inaugurata il 30 agosto nei grandi locali a piano terra di Via Alessandro Fighera. La «prima cospicua e articolata rassegna dei nuovi operatori visivi pugliesi, condotta con un’ottica aperta e attenta alla dialettica reale della ricerca, a livello di base» come si legge nel comunicato stampa ciclostilato, con un’impostazione metodologica propria del pensiero del grande critico. 
Il grande critico e storico dell’arte, allora docente ordinario di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università di Salerno, era unanimemente considerato fra i più attenti critici “militanti”, “compagno di strada” di tanti artisti che praticavano ricerche avanzate. Nel 1978 avevo visitato La Biennale di Venezia (la mia prima) e mi aveva molto colpito la sezione Natura praticata da lui curata nel Padiglione Italia con estensione ai giardini. Lì c’erano il Muro di Mauro Staccioli, Catarsi di Franco Summa, le Carte oleate e i Megaconi di Mimmo Conenna, le Tracce di Francesco Somaini. I temi e i contenuti di Ambiente come sociale, il Padiglione Italia della Biennale di Venezia del 1976, da lui curato, confluiscono nel 1977 nel libro Arti visive e partecipazione sociale (De Donato, Bari 1977), seguito da Extra Media (Studio Forma, Torino 1978). La sua attenzione alle dinamiche di arte ambientale e partecipata si era già manifestata in modi inediti per l’arte europea prima con il libro a quattro mani Urgenza nella città con Francesco Somaini (Mazzotta, Milano, 1972) e poi con la mostra “Volterra 73”, curata con Mino Trafeli e con il coinvolgimento di Mauro Staccioli, Francesco Somaini, Nicola Carrino, Valeriano Trubbiani, Franco Mazzucchelli e altri (tutti interventi documentati dalle foto di Enrico Cattaneo e Gianni Berengo Gardin). 
A Volterra, in un clima di tensione riflessiva ma anche partecipativa e di convivialità, sboccia il suo amore per Manuela Crescentini, da allora sua musa – compagna di vita, di studi e di opere – moglie e madre dei suoi figli Valerio e Livia. Era già il massimo esperto del Futurismo e il primo sostenitore dell’esistenza di un «secondo Futurismo» (che continua oltre la morte di Boccioni e fino agli anni ’30), oggi universalmente considerato storicamente fondato. In quel settembre del 1980 era ancora in corso la colossale mostra (e il relativo imponente documentatissimo catalogo) “Ricostruzione futurista dell’Universo” da lui curata a Torino nella Mole Antonelliana. 
Conoscitore autorevole dell’opera di Lucio Fontana, aveva intrattenuto con lui un intenso carteggio fra 1958 e 1967 (famosa è la lettera del 16 marzo 1961 a Enrico, nella quale Lucio narra la nascita del suo Ambiente spaziale, «il primo tentativo di liberarti da una forma plastica statica») e di Fontana aveva firmato già il primo catalogo generale ragionato (La Connaissance, Bruxelles, 1974). Era già anche stato fra i primi in Europa a sostenere l’Informale e, oltre le tante mostre curate in presa diretta con gli avvenimenti, memorabili sono i libri L’Informale. Storia e poetica (Beniamino Carocci Editore, Assisi – Roma 1971) e Erotismo nell’arte astratta (Celebes, Trapani 1976). Firma anche il primo libro in Italia sulla Pop Art (Fratelli Fabbri Editori, Milano, 1966), un libro già nella mia libreria all’epoca dei miei studi in Accademia. 
Quella sera del 9 settembre 1980, oltre a noi ragazzi, nello Studio di Lidia Carrieri c’erano già Vittorio Fagone, Antonio Paradiso, Fabrizio Plessi & Cristina Kubish, Mino Trafeli, Remo Remotti. Enrico arrivò con Manuela mentre i piccoli Valerio e Livia già correvano festanti inseguendosi. Mirella Bentivoglio aveva condiviso con loro il viaggio in macchina da Roma. Seguirono giorni di grande emozione per tutti. Ospiti di Lidia, per 5 giorni fummo tutti protagonisti – alla pari – di opere, seminari, azioni. Non mi pareva vero di pranzare allo stesso grande tavolo con tanti protagonisti dei miei studi. 
Il giorno 10 settembre Enrico e Manuela, nel visitare la mostra “Laboratorio Puglia”, furono molto attratti dalla mia opera. Da allora la mia vita è cambiata. (Ignazio Gadaleta)

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