19 gennaio 2019

IPERTEATRO

 
La “tournée da bar” di Davide Lorenzo Palla. Storia di una intuizione per amare i grandi classici bevendo una birra
di Giulia Alonzo

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Il quarto protagonista di Iperteatro 2018 è Davide Lorenzo Palla. Si è formato come attore lavorando con alcuni grandi nomi della regia. È il creatore della ingegnosa formula Tournée da Bar che porta Shakespeare in luoghi non convenzionali di tutta Italia con più di 120 date all’anno. Spettacoli di 90 minuti, come le partite di pallone, e birrette a gogo: una formula vincente di audience engagement.
Chi è Davide Lorenzo Palla?
«Sono un attore di Milano di 37 anni, figlio d’arte. Mio padre era scenografo e già da bambino frequentavo il teatro da dietro le quinte, ma quando ho deciso che volevo fare l’attore mio padre si è messo le mani nei capelli e poi ha sorriso. Dopo è venuta la Scuola di Teatro Paolo Grassi e poi ho lavorato con diversi teatri di livello nazionale come il Teatro Stabile di Bolzano, il Teatro di Roma, Emilia Romagna Teatro. Tra i principali maestri ho avuto Massimo Castri, Massimo Popolizio e Paolo Rossi, che per tre aspetti diversi mi hanno dato molto. Avevo però voglia di fare qualcosa di mio. Sono partito per una tournée di sei mesi, accettata su consiglio di mio padre perché mi serviva economicamente, con il Misantropo di Castri. Avevo una parte di sole cinque battute e mentre ero chiuso in camerino ho scritto il mio primo testo teatrale, Tritacarne Italia Show, ma non sapevo dove metterlo in scena. Una sera ero con amici al Mai dire bar, un locale a cui ero affezionato che ora non c’è più, davanti al Teatro Libero che all’epoca frequentavo perché lì avevo fatto i primi corsi di teatro. Stavo raccontando che avevo scritto un testo e che non sapevo dove metterlo in scena. A quel punto, mezzo ubriaco, mi sono messo in piedi su un tavolino e ho iniziato a declamare alcuni pezzi dello spettacolo: il bar è sprofondato nel silenzio e alla fine mi hanno applaudito. Mi si è accesa una lampadina: se non so dove portare il mio spettacolo, lo posso portare al bar, perché lì c’è un pubblico disposto ad ascoltarmi. Così è nata Tournée da Bar, con la quale porto i miei spettacoli in luoghi non formali con l’intento di avvicinare la gente al teatro. Adesso l’attività è esplosa, facciamo più di 120 date all’anno e il pubblico è in continuo aumento: dai questionari sappiamo che più del 50% dei miei spettatori non frequenta i teatri e che la Tournée da Bar è il loro primo approccio. E grazie al successo nei bar sono rientrato nel giro del teatro “ufficiale” e ora recito i miei monologhi al Teatro Carcano: dopo il Mercante di Venezia, l’8 novembre debutterò con Riccardo III, chiudendo la trilogia iniziata con l’Otello. Un teatro da 1000 posti completamente sold out per un attore di 37 anni, che in Italia viene ancora considerato giovane, è stato possibile grazie al percorso che mi ha portato a riscoprire il pubblico e a guadagnarmi la sua fiducia». 
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Davide Lorenzo Palla, foto di Max Volontè
I monologhi sono legati alla Tournée da Bar?
«Le modalità di interazione con gli spettatori, l’abolizione della quarta parete e lo studio su Shakespeare sono frutto della Tournée da Bar, perché io tengo al mio pubblico e penso sia giusto fare Shakespeare in questo modo. Ma gli spettacoli al bar hanno allestimenti snelli, veloci e devono adattarsi a tutti gli spazi. Quando li facciamo al Carcano o in altri teatri ci possiamo permettere un bel disegno luci, le pause, i silenzi, le scenografie. Sia nel Mercante di Venezia sia nel Riccardo III la regia è di Riccardo Mallus, le scene sono firmate da Guido Buganza e mi accompagna dal vivo il polistrumentista Tiziano Cannas. In teatro sia io come attore sia il pubblico ci godiamo lo spettacolo in modo diverso». 
Perché Shakespeare?
«Non era nel progetto iniziale, il pensiero è arrivato in un secondo tempo. Dopo Tritacarne Italia Show e Mercatino di San Lorenzo, scritto insieme a Federico Perrone, mi è venuta voglia di interpretare Iago ma nessuno mi avrebbe affidato la parte e così ho deciso di farlo da solo. Poi però ho fatto tutti i personaggi perché erano tutti belli. All’inizio avevamo qualche dubbio su Shakespeare, poi con il regista Riccardo Mallus abbiamo scoperto che il bardo aveva scritto i suoi drammi per luoghi rumorosi, il Globe Theatre era incasinato, il pubblico mangiava, beveva. E allora – mi sono detto – se lo facevano al Globe perché io non dovrei farlo al bar? Quando porti la parola classica in un posto caotico succede una magia. Il mio amore per Shakespeare è nato così e poi abbiamo continuato ad approfondirlo, anche se penso che per il momento Riccardo III sarà l’ultimo Shakespeare di Tournée da Bar. Vorrei fare altro, ho due nomi che mi frullano per la testa, Goldoni e Plauto. Su Goldoni stiamo lavorando a un progetto nelle Marche e in Piemonte (ancora top secret), e mi piace anche perché credo che abbia un alto potenziale di rappresentabilità all’estero: mi hanno chiesto di portare all’estero la Tournée da Bar, però ho sempre pensato che fosse strano per un italiano espatriare con i testi di Shakespeare. Su Plauto invece vorrei fare uno spettacolo teatrale con più attori e molto improvvisato con il pubblico».
Tournée da Bar ormai ha sette anni. Fra sette anni dove sarai?
«Tournée da Bar è nata nel 2011, abbiamo fatto uno spettacolo all’anno: Tritacarne Italia Show, Mercatino di San Lorenzo, Otello, Romeo e Giulietta, Macbeth, Amleto, Antonio e Cleopatra. E sono ancora vivo! Vorrei continuare a gestire e far crescere Tournée da Bar. Ci sono ancora molti territori da toccare, ma non è detto che l’attività continui com’è adesso, mi piacerebbe che col tempo ci fossero diverse compagnie che girano l’Italia, ma questo mi mette davanti all’enorme problema della sostenibilità: è fondamentale che la macchina riesca ad autosostenersi, ma considerando che non ci sono biglietto d’ingresso e contributi ministeriali o associazioni che sostengono l’iniziativa, è un obiettivo molto ambizioso. Il rischio è di durare un anno e poi andarcene tutti a casa. Quindi tra sette anni da una parte mi vedo impegnato come manager di Tournée da Bar, come operatore e produttore culturale, dall’altra mi immagino come attore e capocomico in scena a guidare una compagnia di attori che io possa far crescere e portare con me all’interno della mia visione teatrale. Diciamo che per ora cerco di mettermi in forma, faccio esercizio».
Però se ci sono più compagnie impegnate nelle Tournée da Bar tu non puoi essere ovunque…
«È l’altro grande dilemma, ma sono convinto che funzionerebbe ugualmente. Poi in passato abbiamo già fatto un breve tour senza di me, ed ha funzionato, in più quest’anno abbiamo fatto una call per giovani attori e abbiamo ricevuto più di 500 richieste. Ne abbiamo selezionati dieci con cui abbiamo fatto un laboratorio di due giorni mettendo a punto dei brevi monologhi nello stile della Tournée da Bar con i quali abbiamo aperto i miei spettacoli per vedere come reagiva il pubblico e come potevamo lavorare insieme. La reazione è stata ottima».
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Davide Lorenzo Palla
Qual è il processo che ti porta alla messa in scena?
«I testi nascono dalla mia voglia di mettere in scena un lavoro, dal piacere nel leggere il testo e dall’efficacia che può avere in luoghi non formali e con le nostre modalità. C’è un dibattito aperto sul Sogno di una notte di mezza estate, vedremo…Dopo la lettura passo all’analisi: cerco di capire che cosa succede dall’inizio alla fine, analizzo tutti i personaggi e il percorso di ognuno di loro con grande attenzione al taglio che voglio dare allo spettacolo: per esempio se voglio concentrarmi su Iago penso cosa può fare dentro e fuori scena, qual è il suo mondo interiore. Poi scrivo la prima traccia e cerco le immagini giuste e improvvisando l’arcata dello spettacolo. Poi arrivano le prove con il regista dove limiamo, asciughiamo, aggiungiamo e decidiamo cosa aprire al pubblico. Per Riccardo III ho iniziato a studiare a fine luglio con il debutto previsto al Carcano i primi di novembre. Sono quindi circa tre mesi di lavoro, per gli altri ci è voluto un po’ meno tempo perché nei bar arriviamo al debutto con lo spettacolo in forma embrionale e lo facciamo crescere con lo spettatore. Dopo 150 repliche Otello è fortissimo perché in ogni replica imparo qualcosa, per esempio nell’Otello facevo un monologo di Emilia indossando una parrucca convinto che fosse divertente: nel giro di poco ho capito che non funzionava e l’abbiamo tolto. A teatro invece devi arrivare pronto già alla prima e questo mi dispiace. A teatro capita raramente di avere 100 date, del Mercante di Venezia ne abbiamo fatte una decina e anche se stiamo lavorando sulla vendita è molto difficile che arrivi alle 150 di Otello nei bar».
Quando ti sei accorto che stavi facendo un’operazione di riconquista del pubblico?
«Quando ho iniziato a fare Shakespeare ho visto che l’interesse del pubblico cresceva e che le persone riflettevano su tematiche di grande attualità legate ai testi: il femminicidio nel caso di Otello, la brama di potere nel caso del Macbeth… Partecipare ai bandi mi ha posto nella condizione di riflettere sul mio lavoro e sui processi che metto in pratica. Il primo è stato CheFare dove ho messo in luce il nostro core business: portare nei bar non solo il teatro ma la cultura. Abbiamo capito la nostra identità e la giuria di esperti ha apprezzato l’innovazione del progetto, la capacità di creare una comunità, la serietà del nostro modus operandi e il fatto che Tournée da Bar cerchi di togliere la patina di vecchiume che il teatro si porta dietro, sia a livello di comunicazione sia a livello manageriale: al giorno d’oggi non basta avere una pagina facebook per essere innovativi nella comunicazione».
Come ti poni rispetto al mondo del teatro?
«Da una parte mi sento un outsider, però al contempo lavoro in uno dei teatri storici di Milano, con il pubblico di abbonati in pelliccia che si mescola a chi ci ha visto nei bar. Anche da questo si vede che l’operazione TDB funziona e ha senso, perché unisce spettatori diversi interessati al teatro e a un’operazione che vuole rinnovare il pubblico.  Grazie a Tournée da Bar vengo contattato anche da altri teatri, è stato come rientrare dalla porta secondaria nel magico mondo del teatro istituzionale. Però sono felice, perché comunque sia ci sono entrato: dieci anni fa non avrei mai pensato di fare un monologo al Teatro Carcano, non mi avrebbero mai preso in considerazione, il sistema teatrale è molto chiuso su sé stesso, non è facile per una giovane compagnia non affermata farsi prendere in considerazione. Non è una critica al sistema, se io ho ricevuto 500 curriculum per la mia call chissà quanti ne riceve una compagnia più grossa o un teatro…»
Giulia Alonzo
Prossime date:
14 dicembre – Il Mercante di Venezia – Teatro Carlo Marenco (Ceva)
14 dicembre – Il Mercante di Venezia – Teatro Milanollo (Savigliano)
20 dicembre – Otello – Manerba del Garda

Prossima puntata di Iperteatro 2018: Francesco Alberici

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