17 gennaio 2019

READING ROOM

 
La performance, questa semplice e inquietante. Un nuovo volume sul tema, con le parole dei protagonisti
di Micol Di Veroli

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È da poco uscito nelle librerie “Performance Art. Traiettorie ed esperienze internazionali” a cura di Chiara Mu e Paolo Martore, edito da Castelvecchi. Il libro è strutturato attorno ad una serie di saggi, interviste e dichiarazioni di celebri artisti, conversazioni e idee che formano un prezioso manabile il quale al suo interno contiene importanti informazioni per approfondire lo studio della Performance Art e dell’arte contemporanea in genere.  
L’impegno di Chiara Mu nel campo delle arti visive è stato sempre di grande livello, sia come performer che in altre discipline, utilizzando molteplici tecniche espressive. Tale livello non è solamente dovuto a una grande creatività e studio. 
Da diversi anni Chiara Mu effettua infatti attente ricerche su articoli, saggi e trattati provenienti da ogni parte del mondo. Questo perché ogni pratica non può essere tale se non attraverso la conoscenza e un attento studio della materia. Ne consegue che il libro in questione, succo di anni di ricerche, è una selezione accuratissima di testi e trattati inediti in Italia oltre che un’occasione più unica che rara per estendere lo studio della performance art e approfondire il pensiero di celebri protagonisti del contemporaneo quali Allan Kaprow, Mona Hatoum, Franko B, Tania Bruguera, Ulay e molti altri. 
Il lettore, l’artista, il professore e lo studente possono infatti estendere la loro ricerca del medium, mediante veri e proprie perle presenti nel libro e altrimenti introvabili. 
Per entrare nello specifico, nella raccolta è presente un testo tratto da due interviste fatte a Bruce Nauman, il quale risulta fondamentale per comprendere i meccanismi che si celano dietro alcune opere del grande artista americano ed i ragionamenti che hanno portato ad eseguirle in tale modo. Nauman in semplici parole spiega nel minimo dettaglio cosa compone l’opera, le dimensioni delle pareti, i monitor.  Il grande artista dichiara: “Vado in studio e cerco di fare qualunque cosa mi passi in mente, cercando un sistema per rappresentarla. Affinché altri possano rifarla senza troppe spiegazioni”, quest’affermazione illumina un universo che molto spesso può apparire allo spettatore come troppo oscuro.
Degna di nota anche l’intervista con Andrea Fraser dove l’artista svela alcuni dettagli intimi e di come la famiglia l’abbia sostenuta moltissimo nella sua carriera artistica. Importante questo aspetto oltre alla visione sul femminismo dell’artista, anche perché nell’intervista riportata da Chiara Mu, si parla di Untitled, una performance documentata su video a camera fissa dove l’artista fa sesso in una camera d’albergo per 60 minuti con un collezionista, per 20mila dollari. 
Emblematica l’affermazione del giornalista “Tanto per cominciare è arte” a cui la Fraser risponde con: “Si è arte. E la domanda da porsi è se l’arte sia prostituzione in senso metaforico ovviamente. Sarebbe prostituzione solo perché ho fatto sesso con un uomo anziché vendergli un’opera?” Ma è importante leggere questa intervista perché la Fraser ribalta il concetto di controllo e di mercificazione del corpo. È sempre la stessa ad affermare di esser stata in totale controllo della situazione e di aver per così dire quasi strumentalizzato il collezionista che aveva per così dire acquistato la sua opera. 
Chiara Mu è anche autrice di alcune seminali interviste presenti nel testo, tra cui quella con Mark McGowan, con Santiago Serra e con Kubra Khademi. Nel colloquio con Santiago Sierra, Mu chiede all’artista il significato di realizzare performance, come quelli in cui Serra pagava delle persone per nascondersi dentro casse di cartone, dove l’opera stessa si nega alla vista del pubblico. La risposta di Santiago Serra è lucida e quanto mai affascinante: “Il non poter vedere qualcosa pur sapendo che esiste ha un effetto straordinario. Ciò che immagini ha spesso più forza di quello che ci si presenta dal vivo, è come girare per Ciudad Juàrez: sai che lì ammazzano la gente come mosche, ma per fortuna non davanti a te. Tuttavia accade e ne sei consapevole: è molto inquietante”.
Attraverso questa accurata selezione è possibile comprendere alcuni meccanismi che si celano dietro al lavoro di artisti che hanno sorpassato i limiti, riorganizzando il concetto stesso di fare arte. 
Le interviste, mostrano infatti l’aspetto rivoluzionario e provocatorio di una ricerca tesa a oltrepassare il formalismo, verso soluzioni radicali riguardo gli spazi, gli oggetti e lo spettatore. 
Micol Di Veroli
Chiara Mu, Paolo Martore
Performance art – Traiettorie ed esperienze internazionali 
Castelvecchi
Euro 18
Anno 2018
Pagine 240
Codice EAN 9788869446092

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