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Dalla Critica del Giudizio alle installazioni immersive, il passo è breve. Cosa c’entra Immanuel Kant con le ultime declinazioni dell’arte contemporanea? Ne sapremo di più venerdì, 14 dicembre, alle 17.30, per il primo appuntamento delle Conversazioni di Estetica, programma di incontri dedicati all’eredità di pensiero di Emilio Garroni, nato il 14 dicembre 1925, scomparso il 5 agosto 2005 e considerato tra gli ultimi, grandi filosofi italiani.
Percezione e finzione, analisi del contenuto dell’immagine e fenomenologia del concetto, libertà del giudizio soggettivo e strategie culturali, semiotica e linguaggio cinematografico, sono solo alcuni degli argomenti che Garroni arrivò a strutturare e destrutturare. Così, partendo dalla potente forma monolitica dei testi kantiani – ma anche di Ludwig Wittgenstein e di Martin Heidegger – Garroni arrivò a una profonda, incisiva riformulazione dell’estetica, intesa come interrogazione filosofica sulle condizioni dell’esperienza in genere, la cui portata in Italia è stata paragonabile a quella di Benedetto Croce.
In questa occasione, a Villa Mirafiori di Roma, Adriana Polveroni, direttrice artistica di ArtVerona, ed Elena Tavani, docente di Estetica all’Università di Napoli L’Orientale, introdotte da Stefano Velotti, docente di Estetica alla Sapienza Università di Roma e presidente della CiEG-Cattedra Internazionale Emilio Garroni, discuteranno di “Luoghi, figure e linguaggi dell’arte. Sguardi sul contemporaneo”, ampliando l’agile punto di vista di Garroni ai settori più avanzati della ricerca artistica attuale, con un riferimento specifico alle grandi installazioni immersive e alle configurazioni del virtuale, forme attraversabili della trascendenza, nelle quali il soggetto è indotto a scoprire nuove disposizioni della propria identità.
Ecco un estratto dall’intervista che Garroni rivolse a Walter Gropius, in occasione della mostra “Bauhaus”, alla GNAM-Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, nel 1961.