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Igres parlava di una retroguardia immutabile, quando ripeteva che «Il disegno è l’integrità dell’arte». Francesco Patriarca dice, invece, che l’arte è l’integrità della natura. “Tropical house”, a cura di Graziano Menolascina e ideato con Gino Solito, è un progetto “site specific” dell’artista romano per Spazio Nea di Napoli. Disegni, fotografie e pittura colorano le bianche pareti dello spazio espositivo, mentre la musica di Miners Apron, riproducendo i suoni della natura, fa da sottofondo all’ambiente, trasformato per l’occasione, con piante e fiori, in una serra tropicale. I lavori esposti sono come un libro esperienziale per l’artista: le serie di fotografie sono un progetto realizzato in omaggio alla “Maison Tropicale” di Jean Prouvé (1901-1984). I disegni su carta, rappresentano piante tropicali, assemblaggi, collage di foglie e piante. Il colore è lasciato libero in un modo disordinato e casuale da Patriarca, allorché dipinge su tela cose che esistono solo in natura. Il colore può fornire la grammatica che è necessaria per esprimere con i molteplici linguaggi la denuncia del cambiamento climatico di cui il mondo tropicale è particolarmente soggetto. Le note di una chitarra, sessione di musica live eseguita da Francesco Patriarca, sono altrettanto indispensabili se vogliamo condurre sulla terra la nuova musica della nostra vita. La mostra sarà aperta al pubblico fino all’8 gennaio 2019. (Danilo Russo)