18 dicembre 2018

THAT’S STORIES

 
La “Sottile tridimensionalità” si vede a The Flat, Milano
di Gianluca Gramolazzi

di

“Sottile Tridimensionalità”, è una mostra collettiva che vede confrontarsi Hiva Alizadeh (Teheran, 1989), Guillaume Lindard-Osorio (Montereau, 1978) e Michelangelo Penso (Venezia, 1964) negli spazi di The Flat- Massimo Carasi. I tre artisti, diversi sia per età che per background culturale, sembrano a interagire armonicamente nello spazio, dove i materiali utilizzati riescono a trovare la loro collocazione naturale. Capelli sintetici, sottili colature di colore e fascette in PVC rimandano a un immaginario industriale, ma allo stesso tempo sembrano instaurare una relazione molto stretta con il corpo e l’organico.
Hiva Alizadeh struttura le sue opere con fitte file sovrapposte di capelli sintetici di vari colori, ricercando il “Bello” e le sue implicazioni. Il punto più interessante è notare come il bagaglio culturale dell’artista influisca sull’opera: la verticalità e i capelli sovrapposti ricordano l’antica arte persiana dei tappeti. Inoltre, l’atto di pettinare i capelli richiama il momento della preparazione del telaio, azione che racchiude in sé tanto la tenerezza del prendersi cura, quanto un incontro estetico con il materiale. 
 
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Hiva Alizadeh, Untitled (shadows in musque Series ), 2018, synthetic hair and wood, 145×80 cm each

Il corpo viene preso in considerazione anche nell’opera di Guillaume Lindard-Osorio, il quale utilizza materiali edili per trasmettere l’idea di una realtà mutevole e in costruzione. L’artista, inserendo inchiostro e resina in fogli di policarbonato, direziona la colata e la cristallizza in un momento prestabilito. La risultante è uno spesso quadro composto dalla sovrapposizione dei diversi strati. Ogni opera di Lindard-Osorio muta continuamente: le linee si sommano alle altre attigue in base al punto di vista dello spettatore, restituendo imprevedibili giochi estetici.
Attraverso l’opera di Michelangelo Penso, lo spettatore può arrivare alla visione più microscopica della materia. Il percorso dell’artista si sviluppa a metà tra scienza e arte, così da rendere evidente come talvolta il messaggio scientifico sia più facilmente comprensibile attraverso un medium differente. I lavori esposti rappresentano batteri, onde sonore e proteine, tutti elementi che sono parte fondamentale della nostra realtà, ma che non si riescono a percepire visivamente.
I tre artisti, nella loro estrema eterogeneità, intrattengono un dialogo molto serrato, delineando un ragionamento sulla percezione della realtà. La fallacia umana non riuscirà mai ad addentrarsi nella materia fino in fondo e nemmeno riuscirà a prendersene cura. Ciò che rimane all’uomo è il potere di modificare la realtà attraverso la ricerca della bellezza.
Gianluca Gramolazzi
La mostra sarà visitabile fino al 22 dicembre.

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