24 dicembre 2018

Dal MAXXI ai tagli all’editoria, le misure per la cultura contenute nella legge di bilancio

 

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Non è stata una notte serena, quella tra il 22 e il 23 dicembre, a Palazzo Madama, tra risse sfiorate, errori corretti all’ultimo minuto e dirette tv saltate. «Decine di milioni di euro che vanno e vengono. Il testo del maxiemendamento è stato presentato e bollinato, poi il sottosegretario, come se nulla fosse, ha iniziato a leggere e dire: “Questo comma non va bene perché ricompreso nell’altro. Qui non sono 130 milioni ma 20. Qui ci sono 3 commi con la stessa numerazione” e così via. Incapaci fino all’ultimo. Incapaci e pericolosi», è il commento del capogruppo del PD, Andrea Marcucci. 
Ma alla fine, il Senato ha dato la sua approvazione alla prima Legge di Bilancio targata Lega-M5S, esprimendo la fiducia con 167 voti favorevoli, 78 contrari e 3 astensioni e con il PD che non ha partecipato al voto. E a spiccare è la riduzione del fondo che avrebbe dovuto rilanciare la crescita: dai 9 miliardi annunciati da Giuseppe Conte, Giovanni Tria e Paolo Savona – 2.75 nel 2019, 3 nel 2020, 3.3 nel 2021 – si è passati a 3.6 miliardi, 740 milioni nel 2019, 1.26 miliardi nel 2020 e 1.6 nel 2021, con stima di crescita scesa dall’1.5% all’1.0%. Ma c’è spazio per i già annunciati tagli alle pensioni e ai centri per migranti, per una sanatoria per debiti fiscali per redditi Isee sotto i 20mila euro e per un decreto a favore degli Ncc, i noleggiatori con conducente. 
Molte le misure che interessano il settore dei beni culturali, a partire dallo slittamento a novembre 2019 delle assunzioni di tutte le pubbliche amministrazioni, comprese quindi quelle annunciate da Ministero dei beni culturali. 500 assunzioni nel 2020 e altre 500 nel 2021, più la possibilità di scorrimento, a partire dal 2019, dalle graduatorie del “Concorso dei 500 funzionari” dell’aprile 2016, quando si chiamava ancora Mibact, pur nel limite di spesa di 3,75 milioni di euro, cioè circa 100 nuovi assunti. Prorogati fino al 31 dicembre 2019 i contratti a tempo determinato stipulati dagli istituti e luoghi della cultura nel limite di spesa di 1 milione di euro per l’anno di riferimento, con norma che consente il prolungamento dei contratti a tempo determinato stipulati dai musei e luoghi della cultura fino alla fine del 2019. 
Ha fatto poi discutere la redistribuzione del PAC-Piano per l’arte contemporanea, per il quale «è destinata quota parte delle risorse di cui all’articolo 3, comma 1, della legge 23 febbraio 2001 numero 29, pari a 3 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020 e a 1 milione di euro a decorrere dall’anno 2021». La norma del 2001, alla quale si fa riferimento, dispone che «al fine di consentire l’incremento del patrimonio pubblico di arte contemporanea, anche mediante acquisizione di opere di artisti italiani e stranieri, il Ministro per i beni e le attività culturali predispone un ‘Piano per l’arte contemporanea’, per la realizzazione del quale, ivi comprese le connesse attività propedeutiche e di gestione del medesimo, è autorizzata, a decorrere dall’anno 2002, la spesa annua di lire 10.000 milioni». Nei giorni scorsi i deputati Pd della commissione Cultura, Michele Anzaldi e Anna Ascani, avevano duramente criticato l’emendamento M5S perché, a loro giudizio, metterebbe a repentaglio l’esistenza del MAXXI e della GNAM. «Il governo sta per assestare un pesante colpo al sistema culturale di Roma. Prelevando 3 dei 4 milioni a cui ammonta il Pac, significa, di fatto, svuotare i fondi perché i due musei potranno contare solo su 500 mila euro all’anno, una cifra del tutto insufficiente per garantirne il funzionamento e la qualità artistica e culturale», avevano dichiarato Anzaldi e Ascani. «I 3 miliardi sottratti al fondo per il Pac verranno dirottati per la “promozione dell’arte contemporanea all’estero”. Una formula roboante quanto sfuggente, che non vorremmo nascondesse l’intenzione di faraonici viaggio-premio all’estero per qualche dirigente amico. In altre parole, viene il sospetto che il governo del cambiamento intenda passare dal sostegno del Maxxi ai maxi viaggi premio. Quel che è certo è che viene assestato un colpo a Roma senza che la Raggi proferisca una sola parola», ha scritto Anzaldi sulla pagina del suo blog sull’Huffington Post. 
A dir poco controversa anche la misura nel settore editoriale. I 59 milioni di euro contenuti nel Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione, saranno azzerati tra il 2019 e il 2022. Il contributo erogato alle case editrici, che ammontava a 52 milioni, sarà ridotto nel 2019 del 20% della differenza tra l’importo spettante e 500 mila euro, con una percentuale che salirà al 75% nel 2021. E i fondi saranno redistribuiti verso soggetti che verranno individuati in maniera discrezionale dalla Presidenza del Consiglio, attraverso decreto. Secondo le stime, a rischio sarebbero mille posti di lavoro diretti e 10mila nell’indotto. 
C’è poi una modifica che riguarda i Musei e gli Istituti Autonomi. È confermato che per questi non si applicheranno le norme di contenimento delle spese ma, a decorrere dal 2019, è previsto un pagamento centralizzato del contributo per il contenimento della spesa, come è stato fatto in via amministrativa negli ultimi 2 anni, ma questa volta a valere espressamente sulle risorse destinate ai musei. Una lieve inversione di rotta o, almeno, di ridiscussione dei confini? Vedremo. 
Novità anche per il Bonus Cultura, per il quale è previsto un aumento da 230 a 240 milioni di euro per il fondo di spesa del 2019, attingendo nel Fondo per l’attuazione del programma di governo. Inoltre, non sarà applicato l’Isee per determinarne l’importo ed è mantenuta la possibilità di spesa per cinema, musica, concerti, eventi culturali, musei, monumenti, teatri e, ovviamente, libri. 
A seguito di una risistemazione delle risorse, sono state previste anche nuove iniziative, come SISMA, intervento a favore di attività culturali nei territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, interessati dagli eventi sismici dell’agosto 2016, proponendo uno stanziamento di 2 milioni di euro per il 2019. Promozione anche per Moda e Design, con una spesa di 3.5 milioni, e per le Periferie Urbane, con 2 milioni di euro previsti per sostenere la realizzazione di interventi per riqualificazione anche attraverso progetti di arte contemporanea. Stanziamenti anche per Matera, capitale europea della cultura, con 2 milioni di euro, e per Parma, capitale italiana della cultura nel 2020, per la quale è autorizzata la spesa di 3 milioni di euro.
Buone notizie anche per il CNR. Al Consiglio nazionale delle ricerche è concesso un contributo straordinario di 30 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2019 al 2028. 

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