28 dicembre 2018

Non ce l’ha fatta Amos Oz, penna ironica e influente voce politica

 

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Amos Oz non ce l’ha fatta. Lo scrittore israeliano, tra gli autori più conosciuti e tradotti al mondo, giornalista e docente di letteratura alla Università Ben Gurion del Negev, a Be’er Sheva, è morto a 79 anni, a Tel Aviv. Ad annunciarlo, la figlia Fania su Twitter: «Il mio amato padre è spirato a causa di un tumore, poco fa, dopo un rapido deterioramento, nel sonno ed in pace, circondato dalle persone che lo amavano». Tra le ultime sue apparizioni in pubblico, lo scorso giugno, nel corso del Taobuk Festival di Taormina, dove aveva ricevuto il Taobuk Award for Literary Excellence insieme a Elizabeth Strout e tenuto una lectio magistralis incentrata sul rapporto tra società e politica. Penna vorace, ironica e realistica, considerato la voce più autorevole dell’ala laburista israeliana, ha sempre espresso le sue posizioni in maniera indipendente, sostenendo la soluzione dei due Stati nell’ambito del conflitto israelopalestinese. 
Nato il 4 maggio 1939 a Gerusalemme, città che avrebbe scelto come ambientazione di molti suoi romanzi, Amos Klausner respirò fin da piccolo l’aria della letteratura, con il padre bibliotecario e scrittore. Frequentò la scuola religiosa Tachkemoni e la famosa poetessa Zelda Schneersohn Mishkovsky fu una delle sue insegnanti. La madre Fania si suicidò, in seguito a una forte depressione, quando Oz aveva dodici anni e la vicenda sarebbe stata elaborata in Una storia di amore e di tenebra, libro di memorie pubblicato nel 2002 e tradotto in 15 lingue. Alla fine degli anni Cinquanta, Oz era nell’unità di fanteria Nahal ed ebbe modo di combattere negli scontri al confine tra Israele e la Siria, mentre durante la Guerra dei sei giorni nel 1967 era in un’unità corazzata nel Sinai. In seguito, studiò filosofia e letteratura ebraica all’Università Ebraica di Gerusalemme e la sua prima raccolta di racconti, La terra dello sciacallo, è stata pubblicata nel 1965. L’anno successivo pubblicò il primo romanzo, Elsewhere, Perhaps. Da quel momento non si sarebbe più fermato e nel 1968 pubblicò il romanzo che gli dette fama internazionale, Michael mio, tradotto per la prima volta in Italia da Bompiani. 
Più volte vicino al Nobel, ha ricevuto il Premio Israele per la letteratura nel 1998, anno del cinquantesimo anniversario dell’indipendenza di Israele, nel 2005 il Premio Goethe alla carriera, nel 2007 il Premio Principe delle Asturie per la Letteratura. Nel 2010 ha vinto la prima edizione del Premio Salone Internazionale del Libro, assegnatagli dal voto dei visitatori ed editori della manifestazione italiana. Nel 2012 ha vinto il Premio letterario Internazionale Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

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