05 gennaio 2019

Riapre la Schola Armaturarum di Pompei. Crollata nel 2010 oggi è simbolo della rinascita

 

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Il nuovo anno si apre con una nuova apertura agli scavi archeologici di Pompei, a conclusione del Grande Progetto Pompei, l’articolato piano di conservazione, manutenzione e prevenzione avviato nel 2016 dal Ministero dei Beni Culturali. Si tratta della Schola Armaturarum che salì agli onori della cronaca a novembre 2010, quando la parte superiore della struttura collassò, e che adesso torna finalmente fruibile. «Abbiamo salvato il salvabile e dato una nuova immagine al Parco Archeologico di Pompei», ha dichiarato il direttore generale del Parco Archeologico di Pompei, Massimo Osanna, arrivato alla fine del suo mandato. 
Osanna si insediò nel 2014, nell’ambito delle nomine dell’allora ministro Dario Franceschini, e forte dei risultati raggiunti dal Parco Archeologico, tra nuove scoperte, attività, numeri da record, con 3 milioni e 600mila visitatori nel 2018, e collaborazioni con altre istituzioni – tra le quali il museo Madre di Napoli, per la mostra “Pompei@Madre” – non ha nascosto l’aspettativa di una conferma nell’incarico. 
La Casa dei Gladiatori, situata sulla via dell’Abbondanza, fu costruita pochi anni prima dell’eruzione e, secondo gli studi condotti sull’apparato decorativo oltre che per i ritrovamenti di armi e scaffalature dove erano esposte armature e trofei, doveva trattarsi di un edificio di rappresentanza di un’associazione militare. Al suo interno, gli affiliati si riunivano per programmare le attività militari e i giochi che si sarebbero svolti nella Palestra Grande o nell’Anfiteatro. Scavata da Vittorio Spinazzola tra il 1915 e il 1916, la struttura venne pesantemente bombardata dagli alleati nel 1943 e gran parte degli elevati e degli apparati decorativi andarono perduti in maniera irreparabile. I restauri successivi furono condotti da Amedeo Maiuri, tra il 1944 e il 1946, procedendo a una ricostruzione integrale delle pareti laterali fino a 9 m di altezza e alla realizzazione di una copertura piana in cemento armato, usando quindi materiali non pertinenti, come era d’uso all’epoca. 
La Schola Armaturarum collassò il 6 novembre del 2010 ma l’indagine della Procura non ha individuato cause o responsabilità. Gli interventi di recupero sono iniziati nel 2016 con il supporto tecnico di Ales, la struttura interna del Mibac che si occupa da più di tre anni della manutenzione programmata di Pompei. Realizzata una copertura temporanea che consentisse l’avvio dei lavori, si è proceduto inizialmente alla messa in sicurezza delle strutture e degli apparati decorativi, per evitare l’ulteriore perdita di porzioni originali. Si è scelto quindi di ripristinare la leggibilità figurativa attraverso un’attenta pulitura e un’accurata presentazione estetica, pur garantendo la riconoscibilità dell’intervento. 
«Da metafora dell’incapacità italiana di prendersi cura di un luogo prezioso che appartiene all’intera umanità, la riapertura della Schola Armaturarum rappresenta un simbolo di riscatto per i risultati raggiunti a Pompei con il Grande Progetto, e più in generale un segnale di speranza per il futuro del nostro patrimonio culturale. Da quel crollo avvenuto nel novembre del 2010, la cui risonanza mediatica determinò un coro d’indignazione internazionale, si è affermata una nuova consapevolezza della fragilità di Pompei e la necessità di avviare un percorso di valorizzazione, fatto non solo d’interventi straordinari ed episodici, ma soprattutto di cure e di attenzioni quotidiane», ha commentato Osanna.

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