14 febbraio 2019

Fino al 17.II.2019 Le stanze di Ferenc: carte da parati e nuova progettualità Villa d’Este, Tivoli

 

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Se da un lato, l’attività gestionale di Andrea Bruciati, nominato direttore nel 2017, è indirizzata al riassetto e alla riorganizzazione armonica e coordinata dei diversi siti del neonato Istituto Autonomo Villa Adriana e Villa d’Este di Tivoli (Roma), dall’altro mira a rendere più dinamico e versatile l’Istituto stesso, attraverso la sua apertura a progetti capaci di coinvolgere pubblici diversi. Avvalendosi della sua formazione e pluriennale esperienza incentrata sul contemporaneo, ha, infatti, avviato una vivifica commistione e osmosi tra il passato e il presente. Per questo, nell’aprile 2018, è stato promotore di un concorso internazionale che ha tenuto in forte considerazione il luogo, le testimonianze storiche, nonché alcune tradizioni tecniche artistiche. Il luogo è, per l’appunto, Villa d’Este. Le testimonianze sono le stanze che, in periodi e in tempi diversi, dal 1864, e per i successivi venti anni, ospitarono il grande compositore ungherese Franz (Ferenc) Liszt (1811-1886). È, difatti, a Tivoli che compone molti dei suoi lavori musicali, l’Albero di Natale, la Via Crucis, i Responsi ai sette sacramenti, Messa per organo, un Rosario, il secondo dei quattro valzer Mefistofele, le tre Polke, la Seconda threnodia, chiamata poi Ai cipressi di Villa d’Este, i Giochi d’acqua a Villa d’Este; termina la Dodicesima cantata a Beethoven e compone l’ultimo lavoro, il Concerto patetico. 
Mentre le tradizioni tecniche artistiche indagate, in questo primo appuntamento, sono quelle della produzione delle carte da parati. Spunto del progetto, e quindi del concorso stesso, è stata proprio la presenza nello studiolo di Liszt, della tappezzeria floreale originaria ottocentesca. Tra gli ottanta partecipanti, ne sono ne sono stati selezionati quattordici: Serena Bellini (Trieste, 1969), Carta d’Este; Thomas Braida (Gorizia, 1982), Natura. Uccelli tra rami intricati; Marcella Brancaforte (Catania, 1963) Angeli/Sirene; Linda Carrara (Bergamo, 1984) Floating objects; Roberta Di Laudo (Agnone, 1994) Riflessi/Esperienza; Maria Grazia Galesi (Scicli, 1988) e Sasha Vinci  (Modica, 1980)  Stanza dell’Armonia; Eva Germani (Riccione, 1973) Ramage; Mariangela Levita (Aversa, 1972) Sintonie; Daniele Marzorati (Cantù, 1988) Innesti e perdite nel Giardino di Villa d’Este: il Platano; Silvia Moro (Milano, 1971) Giochi d’acqua; Simone Pellegrini (Ancona, 1972) Carta dello spino; Giusy Pirotta (Reggio Calabria, 1982) Seamless ness (senza margini, senza bordi, senza interruzioni); Matteo Stucchi (Clusone, 1992) Carta di Liszt; Sultane Tusha (Durazzo, 1988)  Pappagalli verdi per Liszt. Un progetto innovativo e unico del suo genere che, con la sua programmata ripetizione, mira a formare un interessante archivio. 
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Thomas Braida, Natura. Uccelli tra rami intricati
Attraversato il chiostro, si entra così, nelle due stanze, spoglie di qualsiasi decorazione e arredo, che accolgono i quattordici lavori. Allestiti su una pannellatura mobile e modulare, che non arriva fino al soffitto, la loro esposizione non ha, però, quel respiro necessario; pareti interamente ricoperte dalle carte, per tutta l’altezza, avrebbero suscitato, di sicuro, un maggior impatto e suggestione. L’una giustapposta all’altra, nell’insieme le carte appaiono come tanti brevi accenni, sincopatici singhiozzi. Con un possibile movimento unico, circolare, di vicendevole passaggio, senza soluzione di continuità, come tessere di un possibile domino. Interessante è osservare come i diversi artisti abbiano declinato il tema e come il luogo abbia suggestionato il lavoro. Penso a lavoro di Bellini che con l’impianto grafico del disegno riprende le grottesche, dettagli delle vedute settecentesche, gargolle delle cento fontane e le lettere capitali cinquecentesche, formando la parola ESTE. Oppure a quello di Stucchi che rende omaggio alla Villa in generale, attraverso la riproposizione di prospetti della Villa stessa nel corso dei secoli. A dominare sono, tuttavia, i richiami floreali nonché all’acqua, mantenendo una rappresentazione, in linea di massima, figurativa. Da questa linea si discostano quelle di Levita e Carrara proponendo, la prima, un wallpaper site specific nel quale crea, come di sua prassi artistica, una progressione di relazioni percettive attraverso elementi visivi in sintonia tra loro e con gli ambienti interni ed esterni della Villa; mentre Carrara propone un finto marmo, creando un ponte tra questa decorazione e quella che era realizzata nelle domus romane e, quindi, con tutto ciò che riguarda l’illusione nella sua più ampia accezione. 
Daniela Trincia
mostra visitata il 17 dicembre
Dal 17 dicembre 2018 al 17 febbraio 2019
Le stanze di Ferenc – Carte da parati e nuova progettualità
Villa d’Este, Istituto Autonomo Villa Adriana e Villa d’Este
piazza Trento 5 – 00019 Tivoli (Roma)
Info: va-ve@beniculturali.it – sito web: www.villaadriana.beniculturali.it

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