20 febbraio 2019

Intrigo intorno al Salvator Mundi dei record. Ma l’opera di Leonardo potrebbe andare a Parigi

 

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Intorno al Salvator Mundi si sta intessendo un’appassionante storia da intrigo internazionale. L’opera dei record, acquistata per la collezione del Louvre di Abu Dhabi per 450 milioni di dollari, in occasione di un’asta di Christie’s New York nel 2017, a oggi non è stata ancora esposta pubblicamente. Ma dall’altra sponda, dal Louvre di Parigi, si annuncia in via ufficiale di nutrire la viva speranza di ricevere la tavola in prestito, in occasione della grande mostra che aprirà a ottobre, per il cinquecentenario della morte di Leonardo Da Vinci.
A settembre 2018, il Dipartimento di cultura e turismo di Abu Dhabi, che dopo una lunga serie di ipotesi e smentite si è rivelato essere il proprietario dell’opera, scrisse su Twitter che l’esposizione del Salvator Mundi, annunciata già diversi mesi prima, sarebbe stata posticipata a data da destinarsi. Un annuncio piuttosto laconico, che non solo deluse i tanti che avevano già acquistato un biglietto per gli Emirati Arabi Uniti, ma alimentò anche le voci, già piuttosto consistenti, sulla dubbia paternità di Leonardo. In effetti, fino ai primi anni 2000, si credeva che il Salvator Mundi fosse realizzato da Giovanni Boltraffio e l’attribuzione leonardesca è stata sempre oggetto di vivaci contestazioni, che la quotazione astronomica non ha messo a tacere.
Recentemente, il Sunday Telegraph ha riportato un commento dello storico dell’arte Jacques Franck, già autore di diversi autorevoli studi sul genio vinciano, secondo il quale alti esponenti politici e lo staff del Louvre sanno che il Salvator Mundi non è un Leonardo. «Where is Salvator Mundi?», si chiedono da Al Jazeera. «Hai l’opera più famosa e costosa al mondo. Perché dovresti nasconderla?», domanda Jerry Saltz.
D’altra parte, al museo parigino puntano tutto sull’enorme successo della loro mostra dedicata al cinquecentenario che, con ogni probabilità, sarà ricordata come la mostra del secolo e per la cui organizzazione si stanno smuovendo mari e monti. Per esempio, chiedendo la totalità dei dipinti e dei disegni di Leonardo alle collezioni pubbliche italiane, suscitando l’orgogliosa ira degli spiriti tricolore. Soprattutto verdi, visto che a levare gli scudi contro il prestito, al grido di “Si dice Leonardo non Leonardò”, fu la leghista Lucia Borgonzoni, sottosegretaria al Ministero per i beni e le attività culturali.
Ma i cugini transalpini hanno fatto buon viso a cattivo gioco, guardando in casa propria, che di certo non è poco. Già in tempi non sospetti, il direttore del Louvre Parigi, Jean-Luc Martinez, paventò il sogno di vedere accostati la Monna Lisa e il Salvator Mundi. E il desiderio, a questo punto, potrebbe effettivamente realizzarsi nelle sale del museo francese che, se dovesse succedere, sarà sold out per diversi mesi.
Dopo tutti questi rimpalli, tra annunci e sospetti, l’hype, che già era altissimo, è arrivato alle stelle e anche un po’ oltre. In fondo c’era da aspettarselo, Leonardo non delude mai le aspettative e fa parlare di sé anche – o soprattutto – quando non si vede. (mfs)

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