01 marzo 2019

Anne e Patrick Poirier a Villa Medici, Roma

 

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“Romamor” è la mostra che mancava: è la prima monografica della coppia di artisti Anne e Patrick Poirier in Italia e presenta un denso percorso espositivo tra opere storiche e lavori nuovi, realizzati appositamente per l’evento. Tra le coppie francesi più celebri della scena artistica internazionale, i Poirier hanno stretto un profondo legame personale e artistico con il Bel Paese a partire dal 1969, in occasione della loro residenza all’Accademia di Francia, che diventa così luogo ideale e particolarmente suggestivo per la mostra. 
“Romamor” si colloca in un momento molto significativo anche per la storia dell’istituzione: «A cura di Chiara Parisi, la mostra – spiega Villa Medici nel comunicato stampa – chiude l’ambizioso programma espositivo ideata da Muriel Mayette-Holtz – direttrice dal 2015 al 2018 – che ha visto alternarsi grandi nomi dal 2017, tra cui Annette Messager, Yoko Ono e Claire Tabouret, Elizabeth Peyton e Camille Claudel, Tatiana Trouvé e Katharina Grosse, senza dimenticare i numerosi artisti internazionali che hanno partecipato alla mostra nei giardini, “Ouvert la Nuit”. A questi progetti si sono affiancate le due grandi mostre dedicate ai pensionnaires, al crocevia tra ricerca e produzione, “Swimming is Saving” e “Take Me (I’m yours)”».
Chiara Parisi ci ha raccontato la genesi della mostra e il forte legame di Anne e Patrick Poirier con Villa Medici.
Come è nata “Romamor”?
«È la prima mostra monografica in Italia di Anne e Patrick Poirier, era importante farla a Roma, e a Villa Medici, perché Anne e Patrick sono due figure emblematiche nella storia dell’Accademia di Francia ed è proprio in Italia che hanno iniziato la loro ricerca artistica.Non avevo mai lavorato con loro prima, ma volevo assolutamente concludere  con loro il ciclo di mostre, Une, iniziato due anni fa a Villa Medici con la personale di Annette Messager. Un ciclo di mostre dedicato alle donne artiste, come Anne che da cinquant’anni condivide la sua vita con Patrick. Era anche importante che il ciclo si chiudesse con due artisti francesi che fossero stati pensionnaires al tempo in cui Balthus era direttore dell’Accademia di Francia – e che fossero rilevanti nel panorama dell’arte italiana. Le loro opere sono già in grandi collezioni pubbliche e private e in Italia hanno avuto da subito una grande visibilità: contemporaneamente a questa mostra a Venezia, a Palazzo Fortuny è esposto un loro pezzo nella mostra “Futuruins”, sono nella collezione permanente del Centro Pecci a Prato e nella Collezione Gori, ma in Italia mancava una grande antologica sul loro lavoro, e la mostra “Romamor” nasce con questo desiderio».
Come si lega la selezione di opere in mostra al percorso artistico di Anne e Patrick Poirier?
«Da un punto di vista storiografico, era importante che ci fosse una selezione di opere create tra la fine degli anni Sessanta e inizio Settanta, quando erano qui a Villa Medici. Accanto a questo gli artisti hanno preso la straordinaria decisione di realizzare una serie di nuove produzioni per la mostra, proprio in virtù dell’importanza che Villa Medici ha avuto nelle loro vite, sia artistiche che personali: Anne e Patrick si sono conosciuti all’Accademia delle Arti Decorative di Parigi, e l’anno successivo, nel 1969, vinceranno il Prix de Rome. Balthus chiese loro di restare a lungo qui in residenza e rimasero per ben quattro anni. Durante la residenza hanno deciso di essere artisti insieme e di fondare una famiglia. “Romamor” è una retrospettiva artisticamente e emotivamente importante per loro, e questa mattina mi hanno detto che è la mostra più importate della loro vita, un grandissimo onore per noi».
Quali aspetti della poetica degli artisti emergono, in particolare, in “Romamor”?
«Le opere in mostra sono grandissime installazioni, di cui una ventina all’interno, e in giardino, fino all’Atelier Balthus. La mostra si muove tra rovine classiche e immagini di fine mondo. Gli artisti lavorano sulla memoria e sul senso di fragilità. La loro ricerca negli anni Settanta è stata un’analisi sulle città che convivono con rovine di momenti passati, – in particolare Roma -: in mostra ci sono delle bellissime opere dedicate alla Domus Aurea e a Villa Adriana. In parallelo, gli artisti hanno considerato i siti archeologici distrutti dalla guerra o dalle conquiste di un popolo su un altro: la memoria che è distrutta dal tempo e rimane con ciascuno di noi e la memoria dei momenti o di civiltà intere distrutte dalle conquiste. Tutto questo viene letto con una proiezione verso il futuro e viene rimesso in discussione guardano a un mondo diverso, nel futuro. In estrema sintesi si tratta di una complessa e estesa ricerca sul tempo, sul tempo che passa e sulla fragilità dell’uomo, il tutto condotto attraverso il lavoro di coppia. Simbolo di questa unione è l’opera in giardino, una scultura orizzontale, direttamente sul terreno, realizzata in marmo di Carrara, che a prima vista ricorda un labirinto o l’albero della vita, e, in realtà, rappresenta il loro emisfero cerebrale destro e sinistro, una sorta di manifesto del loro lavoro di coppia come artisti che perdura da cinquant’anni». (Silvia Conta)
Anne e Patrick Poirier
«Romamor»
A cura di Chiara Parisi
Dall’1 marzo al 5 maggio 2019
Villa Medici – Accademia di Francia
Viale Trinità dei Monti 1, Roma
Opening: 28 febbraio 2019 
Orari: dal martedì alla domenica, dalle 10:00 alle 19:00 
www.villamedici.it

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