04 marzo 2019

Manca poco alla riforma dei beni culturali di Alberto Bonisoli ma nessuno sa ancora nulla

 

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Sembra ormai mancare poco, per la riforma targata Alberto Bonisoli. Il ministro dei Beni Culturali non vuole essere da meno del suo predecessore, Dario Franceschini, la cui riforma che porta il suo nome è tuttora argomento di discussione. In una intervista rilasciata ad Adnkronos, Bonisoli ha dichiarato che entro aprile saranno definiti i punti della manovra e le tappe saranno serrate. 
Si inizia il 7 marzo, quando una commissione appositamente costituita illustrerà il panorama generale dei beni culturali italiani, che sarà argomento di una discussione parlamentare, il 14 marzo. Tra il 20 e il 21 ci sarà un passaggio con le associazioni e il 28 se ne parlerà con i sindacati, ha detto Bonisoli, ricordando che «L’iter della riforma è iniziato a luglio scorso, però gli ultimi quattro mesi del 2018 mi sono serviti per trovare i soldi necessari per la riforma e le conseguenti assunzioni. Da gennaio ha iniziato a lavorare la commissione e all’inizio di aprile dovrebbero esserci gli Stati generali dell’organizzazione, un nome che mi piace poco. Sarà un momento in cui spiegheremo quali sono i cambiamenti che vogliamo introdurre all’interno del Mibac». 
Già, perché, fino a ora, è trapelato poco o nulla e forse non solo per una questione di riservatezza – «Non è stato ancora definito», ha ammesso il ministro – ma questo è pur sempre il governo del cambiamento. «Ogni due o tre anni, per funzionare, ogni organizzazione deve fare un tagliando. E in questo senso ci sta anche una revisione complessiva di tutto il funzionamento del Mibac. Credo che serva un’analisi e una valutazione molto serena e distaccata di quello che funziona e quello che non funziona». 
E c’è da scommettere che sotto la lente finiranno proprio i punti salienti della precedente riforma del 2015: «Ho trovato le soprintendenze un po’ abbandonate, quando avevano invece bisogno di attenzione in termini di risorse e supporto anche politico nel momento in cui prendevano decisioni», dice il ministro che, negli ultimi mesi, ha incontrato soprintendenti, direttori dei musei e degli archivi e in generale tutti i dirigenti del ministero. 
I cambiamenti potrebbero riguardare non solo l’ampia questione che, in linea di massima, in questi ultimi anni, ha visto i nuovi musei autonomi contrapporsi alle soprintendenze: «Ci sono alcuni temi che servono a far funzionare bene le cose, come ad esempio le prospettive di carriera per chi lavora, cosa non banale. Poi servono persone competenti capaci di prendere decisioni, cosa che attualmente non sempre accade e che quindi causa ritardi e malcontenti. In quest’ottica sono stati fatti i piani di assunzione di 1500 persone, un bando che potremmo fare subito. Io però sto aspettando di vedere come evolve la riforma perché al Mibac abbiamo bisogno non solo di numeri ma di competenze. Non abbiamo abbastanza economisti e giuristi», ha spiegato Bonisoli, citando il piano di assunzioni che prevede 3600 assunzioni nel triennio che, a questo punto, potrebbero esssere aperte a un ampio ventaglio di figure professionali. 

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