04 marzo 2019

Un nuovo ritratto è stato scoperto sotto la Santa Caterina di Artemisia agli Uffizi

 

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Una nuova opera è emersa al di sotto della Santa Caterina d’Alessandria, realizzata da Artemisia Gentileschi tra il 1618 e il 1619 e conservata alle Gallerie degli Uffizi. Le indagini sull’opera, condotte dall’Opificio delle Pietre dure di Firenze, hanno infatti rivelato diverse sorprese, come la presenza di una versione preesistente, nella quale la figura della santa è ritratta senza corona e con un turbante, con il volto orientato verso lo spettatore e non di trequarti e verso l’alto, assorto in contemplazione, come nella versione finale, visibile a occhio nudo. 
Gli studi effettuati da Maria Luisa Reginella e Roberto Bellucci con la supervisione di Cecilia Frosinini, hanno mostrato anche una posizione diversa della mano sinistra, un velo sulla scollatura dell’abito che terminava in una sorta di colletto, e un piccolo volto, in corrispondenza della parte a sinistra del viso della Santa, forse una bozza di un’altra opera, poi abbandonata. Bisogna infatti tenere conto che, all’epoca, gli artisti erano soliti riutilizzare la stessa tela, per risparmiare sui materiali, certi che nessuno sarebbe stato in grado di vedere i ripensamenti, nascosto sotto il velo delle successive pitture. 
Dall’analisi, i restauratori hanno potuto notare come la nuova versione della martire con il turbante sia praticamente identica all’autoritratto di Artemisia nelle vesti di Santa Caterina, acquistato alcuni mesi fa dalla National Gallery di Londra ma dell quale se ne ignorava l’esistenza fino al dicembre 2017, quando fu messo all’asta per la prima volta. A questo punto, si può ipotizzare come entrambe le tele, quella degli Uffizi e quella del museo inglese, derivino dallo stesso cartone preparatorio. Partendo dal disegno di base, l’artista potrebbe aver modificato l’opera, inserendo una corona con elementi medicei e cambiando parzialmente i tratti del viso della santa, forse in omaggio alla figlia di Ferdinando I de Medici, che si chiamava appunto Caterina e che era al centro delle politiche matrimoniali della famiglia fiorentina. Data in moglie al duca Ferdinando Gonzaga di Mantova, sarebbe morta di vaiolo nel 1629, a 35 anni. 
Al suo ritorno agli Uffizi, che in collezione hanno anche altre opere di Artemisia, come la Minerva e Giuditta e Oloferne, la Santa Caterina sarà permanentemente esposta nella sala della Medusa, in dialogo con la mostruosa creatura di Caravaggio, che alla stessa Santa dedicò un’opera, oggi conservata al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid. «Quest’anno potremo celebrare la Festa della Donna con queste importanti rivelazioni, che cambiano ciò che sappiamo riguardo ad Artemisia, una delle pittrici più importanti di tutta la storia dell’arte. La maestria degli specialisti dell’Opificio ha permesso di scoprire i segreti della nostra bellissima Santa Caterina. E ora, grazie al loro lavoro, siamo felici di poter affermare che oltre ai cinque capolavori dell’artista di proprietà delle Gallerie, gli Uffizi ne conservano un altro aggiuntivo, fino ad oggi nascosto sotto la pittura visibile della Martire d’Alessandria», ha commentato il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt.

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