06 marzo 2019

Miri Segal per “5779” a BUILDINGBOX, Milano

 

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Per il settimo appuntamento di “5779” da oggi l’opera di Miri Segal “Desolate anonymous gazes cross” sarà visibile 24 ore su 24 a BUILDINGBOX, a Milano. BUILDINGBOX è uno spazio progettuale all’interno della galleria BUILDING, interamente visibile dalla strada, in cui prende vita una programmazione autonoma inaugurata lo scorso settembre con il progetto “5779”, a cura di Nicola Trezzi, che proseguirà fino all’inizio di ottobre e che prevede l’esposizione di un’opera alla volta. Fino ad oggi il progetto ha ospitato lavori di Patrick Tuttofuoco, Alberto Garutti, Entang Wiharso, Alex Mirutziu & Pär Andersson, Pascale Marthine Tayou e Piero Golia.
Abbiamo rivolto alcune domande a Giulia Bassoli, che ci spiega il progetto BUILDINGBOX e l’opera di Miri Segal.
Oggi a BUILDINGBOX inaugura l’opera di Miri Segal, innanzitutto che progetto è BUILDINGBOX? 
«BUILDINGBOX è una vetrina che dà sulla strada, visibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7 e facente parte della galleria BUILDING, ma con una programmazione totalmente differente. Abbiamo inaugurato lo scorso settembre, con il primo progetto, che dura un anno, dall’11 settembre 2018 al primo ottobre 2019: il titolo è “5779” – che riprende l’anno ebraico in corso – ed è curato da Nicola Trezzi, direttore del CCA di Tel Aviv, che vive in Israele, ma con cui collaboriamo costantemente per portare avanti questo progetto. Durante i mesi di “5779” vengono esposte le opere di dodici diversi artisti e i lavori vengono cambiati ogni quattro settimane, seguendo il calendario lunare, quindi ad ogni luna nuova cambia l’artista. Alla fine il progetto si concluderà con un catalogo concepito come un calandario».  
Quale lavoro di Miri Segal sarà esposto?
«Da domani, il settimo mese del progetto, sarà visibile l’opera di Miri Segal (1975, Haifa) che si intitola “Desolate anonymous gazes cross”. Questo lavoro si basa sull’interesse dell’artista per sistemi di significato e codici ed è costituito da un’animazione GIF in loop in cui si alternano un presunto ritratto del fondatore dei Bitcoin, Satoshi Nakamoto – molto probabilmente uno pseudonimo -, e la notissima fotografia “Afghan Girl” di Steve McCurry, pubblicata sulla copertina del National Geographic del giugno 1985, definita “la Monna Lisa del terzo mondo secondo il primo mondo”. Il presunto ritratto di Nakamoto è stato precedentemente diffuso online come suo ritratto ufficiale, ma Segal ha scoperto che l’immagine, in realtà, è stata originariamente creata dal National Geographic nel tentativo di generare un volto i cui tratti “riassumessero” tutti i differenti caratteri razziali dell’odierna popolazione globale, una sorta di uomo medio per eccellenza. Nell’animazione GIF l’artista crea un movimento altalenante tra i due volti in modo da avere la coincidenza degli occhi e ha apposto due iscrizioni: una è il logo del National Geographic, mentre l’altra è il simbolo dei Bitcoin, “฿”, con il motto “in code we trust” (nel codice crediamo), una reinterpretazione dell’iscrizione “in God we trust” (in Dio crediamo) che è riportata sulla banconota da venti dollari statunitensi».
“5779” è una collettiva o sono dodici personali?
«È una collettiva in cui le opere non sono esposte una accanto all’altra, ma una dopo l’altra, secondo un’articolazione temporale anziché spaziale. Si tratta di una collettiva anche perché presenta opere in vario modo legate alle luce, video installazioni, neon, che si susseguono mese dopo mese con artisti italiani e internazionali».
Che legame c’è tra la programmazione di BUILDINGBOX e quella della galleria BUILDING?
«Abbiamo scelto il nome BUILDINGBOX perché ci piaceva l’idea di un contenitore da cui escono nuove sorprese e dove possono accadere diverse cose: un contenitore di esperienze, di opere, etc. È un luogo a sé, come spazio espositivo ha una sua precisa connotazione. I progetti di BUILDINGBOX scorrono in parallelo con le mostre che ci sono in galleria, ma con un programma totalmente diverso e indipendente. Ogni anno il progetto sarà affidato a un artista o a un curatore che penserà a un nuovo progetto, con una lettura autonoma». (Silvia Conta)
7/12 
Miri Segal: “Desolate anonymous gazes cross” 
Dal 6 marzo al 4 aprile 2019
per
“5779”
a cura di Nicola Trezzi
dall’11 settembre 2018 all’1 ottobre 2019
BUILDINGBOX
Via Monte di Pietà 23, Milano
Opening: opera visibile dal 6 marzo
Orari: visibile 24/7 
www.building-gallery.com, info@building-gallery.com

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