06 marzo 2019

Il Mibac ha deciso che le Sette opere di Caravaggio non andranno al Museo di Capodimonte

 

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La tela delle Sette opere di Misericordia, realizzata da Caravaggio tra il 1606 e il 1607 per l’omonima congregazione e da sempre conservata nella storica sede del Pio Monte di Napoli, non sarà inclusa nella mostra che il Museo di Capodimonte dedicherà al periodo napoletano del grande artista. A mettere la parola fine alle discussioni, è stato il Mibac: «I rischi ai quali l’opera verrebbe esposta al solo fine di essere trasferita presso un’istituzione culturale che si trova a poco più di due chilometri dalla chiesa nella quale essa è (ben) conservata, sconsigliano di autorizzare i prestito», si legge in una nota inviata al direttore del museo, Sylvain Bellenger, e al soprintendente del Pio Monte, Alessandro Pasca di Magliano
L’esposizione, a cura di Bellenger e Cristina Terzaghi, aprirà il 12 aprile e includerà diverse opere di Caravaggio, tra le quali la Salomé con la testa di Battista, dalla National Gallery di Londra, l’altra Salomé dal Palacio Real di Madrid, il San Giovanni Battista dalla Galleria Borghese di Roma, e Il martirio di Sant’Orsola, di Palazzo Zevallos, sede delle Gallerie di’Italia di Napoli. I dipinti dialogheranno con diciannove capolavori della scuola pittorica napoletana, realizzati da maestri come Battistello Caracciolo, Louis Finson, Tanzio da Varallo e Massimo Stanzione. A destare particolare interesse, il confronto tra la Flagellazione eseguita nella città partenopea nel 1607, in prestito dal Musée des beaux arts di Rouen e assente da oltre trent’anni dal circuito espositivo, e la seconda prova dello stesso soggetto, dipinta sempre a Napoli, tra il 1607 e il 1608, per la chiesa di San Domenico Maggiore e, dal 1972, trasferita al museo di Capodimonte. 
Per un certo periodo, si pensava che anche Le sette opere potessero arrivare a Capodimonte ma, secondo il ministero, il legame tra l’opera e il luogo è inscindibile. Il Mibac spiega che «Già nel 1613 i governatori del Pio Monte stabilirono che esso non potesse essere alienato per “nissuno prezzo”», come si legge nell’atto di pagamento a favore del Caravaggio, conservato al Pio Monte e secondo il quale al pittore sarebbero spettati 370 ducati a saldo dei 400 totali pattuiti. Comunque si deve specificare che, in questo caso, ovviamente, non si parla affatto di vendita e al temine della mostra, cioè il 14 luglio, tutte le opere saranno restituite ai legittimi proprietari, con tutte le premure del caso, ça va sans dire. 
Qualche giorno fa, il Mibac ha inviato al Pio Monte due studiosi per un sopralluogo, Carla Zaccheo e Paolo Scarpitti, che alla fine hanno sconsigliato la movimentazione, riferendo che «Il buono stato di conservazione in cui il dipinto si trova è dovuto non solo alle attenzioni dell’associazione, ma anche alla continuità del suo mantenimento in loco». L’opera è stata movimentata in cinque occasioni, di cui quattro nel Novecento e l’ultima nel 2004, quando andò proprio a Capodimonte, in occasione della mostra “Caravaggio ultimo tempo 1606-1610”, a cura di Nicola Spinosa. Ma, secondo gli esperti, le operazioni per la movimentazione sarebbero troppo macchinose e l’opera, peraltro di notevoli dimensioni, con i suoi 4 metri, sarebbe esposta a un rischio inutile. 
Il Mibac suggerisce quindi di includere la chiesa del Pio Monte nel percorso espositivo. Luigi Pietro Rocco di Torrepadula, governatore degli affari legali dell’Istituto, ha dato aperta disponibilità a collaborare per una diversa articolazione della mostra, magari con la dislocazione di una sezione specifica della rassegna presso la propria sede, esponendo nella cappella le tele che si volevano confrontare con Le sette opere di misericordia. Soluzione che, secondo il governatore, «Non sarebbe una diminutio ma un valore aggiunto».

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