08 marzo 2019

Omaggio a Fiorucci: “POP THERAPY” a Modena

 

di

Con “POP THERAPY. Lo spirito rivoluzionario delle figurine Fiorucci” dal 9 marzo Fondazione Modena Arti Visive e il Museo della Figurina di Modena, che ne fa parte, rendono omaggio, spiega il comunicato stampa, «al genio eclettico di Elio Fiorucci (1935-2015), attraverso l’album di figurine Fiorucci Stickers, pubblicato dalle Edizioni Panini nel 1984, che riscosse uno straordinario successo, con oltre 25 milioni di bustine vendute, e riassume la storia grafica della maison milanese». La mostra è curata da Diana Baldon, direttrice di Fondazione Modena Arti Visive, e Francesca Fontana, curatrice del Museo della Figurina. 
Nel percorso espositivo anche l’esteso intervento di Ludovica Gioscia (1977, Roma), esempio della sua inconfondibile cifra stilistica «fortemente influenzata dai linguaggi espressivi della cultura e società degli anni Ottanta», apprezzata in Italia e all’estero e protagonista di varie collaborazione con importanti brand.
Abbiamo posto alcune domande a Diana Baldon, che ci racconta la mostra e l’intervento di Ludovica Gioscia.
Qual è il concept della mostra “POP THERAPY”? 
«Il concept della mostra può apparire di carattere nostalgico, in quanto ideato da me quale storica dell’arte e curatrice appartenente a quella generazione che bene ricorda la popolarità dell’album di figurine Fiorucci. Si tratta di una mostra dedicata alla cifra espressiva di Elio Fiorucci che negli anni Ottanta trasformò Milano in una fucina di tendenze alla pari di Londra e New York, rivoluzionando lo stile e il linguaggio della strada grazie a una moda folle, colorata e modernissima. Strinse inoltre importanti sodalizi con artisti del calibro di Keith Haring e Jean-Michel Basquiat e celebri fotografi come Oliviero Toscani». 
Come è nata la mostra?
«L’idea della mostra nasce anche dall’esigenza di mettere in luce il patrimonio collezionistico del Museo della Figurina attraverso uno degli album di figurine di maggior successo tra quelli realizzati e distribuiti dall’azienda Panini, grazie a 25 milioni di bustine vendute, pari a 105 milioni di pezzi. Il Museo della Figurina nasce da una consistente donazione di figurine al Comune di Modena da parte dell’imprenditore Giuseppe Panini, uno dei fondatori dell’omonima azienda conosciuta in tutto il mondo. Il museo non si occupa solo della conservazione e della diffusione di uno dei più grandi fondi al mondo di figurine ma funge anche da centro di ricerca sull’utilizzo delle immagini in relazione all’evoluzione della pubblicità e della comunicazione moderna e contemporanea. Ritornando all’epoca Fiorucci, queste figurine andavano a ruba tra i “Paninari” ed erano usate per personalizzare, tra le altre cose, diari, motociclette, ante di frigoriferi». 
Che cosa vedremo e come sarà strutturato il percorso espositivo?
«Il percorso espositivo si articola in sei sezioni che ricalcano la divisione tematica dell’album ed è arricchito da una selezione di oggetti provenienti da collezioni private e progetti degli spazi e arredamenti dei negozi Fiorucci provenienti dallo CSAC dell’Università di Parma. Fiorucci fu infatti tra i primi in Italia ad affidare l’allestimento e la progettazione dei suoi negozi ad artisti, architetti e designer quali Amalia Del Ponte, Ettore Sottsass, Michele De Lucchi e Andrea Branzi». 
Nelle sale sarà presente anche l’intervento di Ludovica Gioscia: come si inserisce all’interno del percorso espositivo?
«I materiali in mostra sono accompagnati da opere dell’artista Ludovica Gioscia (Roma, 1977; vive e lavora a Londra) fortemente influenzate da patterns, moda e design, nonché dai movimenti dello stile giovanile degli anni Ottanta. La sua pratica artistica pone infatti l’attenzione sul pattern come elemento-chiave della figurazione di questa decade, sottolineando come l’interesse per la moda e il design non riguardi soltanto la sfera d’espressione creativa ma “la dinamica di un mondo industriale consumistico all’interno del quale moda e design dettano qualsiasi codice, da come ci muoviamo a come ci rapportiamo alle cose.” 
Carte da parati serigrafate, una serie di “Portals” in tessuto appesi al soffitto e “Mad Lab Coats” danno forma a una sorta di camera delle meraviglie, traboccante di riferimenti all’immaginario Fiorucci, realizzando un intervento spaziale di forte impatto visivo». 
Quali lavori dell’artista incontreremo in mostra?
«Il titolo dell’istallazione, concepita per il Museo della Figurina, è “It’s Everything I’ve Always Wanted, All Plastic” (2019), una citazione di una frase dell’artista americano Andy Warhol riferita al negozio Fiorucci di New York. Mentre alcuni dei “Portals”, che l’artista immagina come delle membrane di contatto tra diverse dimensioni, sono ispirate allo specchio-lampada “Ultrafragola” (1970) del designer Ettore Sottsass, altre opere presentano nastri magnetici di band musicali dell’epoca, come i Duran Duran, per disegnare mappe immaginarie. I “Mad Lab Coats”, invece, sono una rivisitazione dei camici da lavoro utilizzati sia nei laboratori scientifici che negli atelier artistici, quali catalizzatori di fantasia e capacità alchemiche, mentre le carte da parati, alcune realizzate in tessuto,  rappresentano una riflessione sull’utilizzo dei materiali e sul ciclo produttivo: lo studio d’artista, al pari del laboratorio di moda, è inteso come luogo del processo creativo dove confluiscono suggestioni di linguaggi, espressioni e mondi differenti e in cui passato e futuro s’incontrano ed entrano in collisione. Al fine di cogliere i legami con l’album Fiorucci e il periodo storico in cui è stato pubblicato, l’artista presenta inoltre “Pan-Vitrine 2” (2019), una selezione dal suo “Archivio Paninaro” creato a partire dal 2010 e fortemente ispirato ai materiali archivistici in mostra. Qui convivono oggetti iconici e personali quali diari traboccanti di scritte rigonfie, un paio di scarpe Timberland, e le fanzine paninare dell’epoca Paninaro, Preppy e Wild Boys. Questi vari assemblage esplorano l’antropologia di consumo individuale attraverso prodotti che, vissuti in età adolescenziale, hanno definito i gusti dell’artista».
Il Museo della Figurina di Modena fa parte di Fondazione Modena Arti Visive, che dal 2017 riunisce varie realtà museali cittadine. Come collaborano queste istituzioni con identità diverse?   
«Fondazione Modena Arti Visive è un’istituzione culturale dedicata alla presentazione e alla promozione dell’arte e della cultura visiva contemporanee. Istituita il 3 ottobre 2017, la Fondazione nasce dalla volontà del Comune di Modena e della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena di unire le eredità nonché tutte le strutture e funzioni della Galleria Civica di Modena, della Fondazione Fotografia Modena e del Museo della Figurina. Un esempio di come le istituzioni lavorino a sistema è dato dagli eventi collaterali e pedagogici che sono concepiti dal Dipartimento di Educazione di FMAV, o la grande mostra dedicata a uno dei più illustri fotografi modenesi, Franco Fontana, che siamo in procinto di inaugurare, che sarà presentata in tutte le altre sedi di FMAV: l’ex Manifattura Tabacchi, il Palazzo Santa Margherita e la Palazzina dei Giardini». (Silvia Conta)
“POP THERAPY. Lo spirito rivoluzionario delle figurine Fiorucci”
(con un intervento di Ludovica Gioscia)
A cura di Diana Baldon e Francesca Fontana
Dal 9 marzo al 25 agosto 2019
Museo della Figurina
Palazzo Santa Margherita
Corso Canalgrande 103, Modena
Opening: 8 marzo 2019, ore 18
Orari di apertura: da sabato 9 marzo a domenica 16 giugno, dal mercoledì al venerdì, dalle 11 alle 13 e dalle 16 alle 19, sabato, domenica e festivi dalle 11 alle 19. Da lunedì 17 giugno a domenica 25 agosto, dal giovedì alle domenica, dalle 17 alle 22.
www.fmav.org, info@museodellafigurina.it

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui