12 marzo 2019

Tra utopia del cambiamento ed estetica neurale. Numero Cromatico cambia sede e si racconta

 

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Una mostra Cieca per inaugurare un nuovo spazio? Può essere, perché quando si tratta di Numero Cromatico c’è sempre da attendersi qualche sorpresa. Il Centro di ricerca fondato a Roma nel 2011, composto da ricercatori provenienti da diverse discipline, dall’arte alle neuroscienze, aprirà la nuova sede al Pastificio Cerere il 14 marzo, presentando CIECA, personale di Marco Marini che sarà visitabile fino al 31 marzo. Ma troveremo anche altro, da vedere e da sentire, ad aspettarci. Ci dice tutto Dionigi Mattia Gagliardi, presidente di Numero Cromatico.
 
Centro di ricerca dedicato all’ibridazione tra arte e scienza, Numero Cromatico inizia la sua storia nel 2011. Ci puoi raccontare com’è iniziata e come si è sviluppata? 
«Eravamo pressoché ventenni, tutti studenti e provenienti da diversi campi di formazione, dall’arte alle neuroscienze. Era praticamente assente in Italia una discussione sulle possibiltà che la ricerca scientifica poteva offrire all’arte. Discipline come la psicologia dell’arte, l’estetica sperimentale e la neuroestetica erano appannaggio solo di una stretta cerchia di specialisti in ambito scientifico. Sentivamo che era il momento di aprire una discussione nel solco tracciato della ricerca delle avanguardie storiche di matrice futurista e dalle discipline scientifiche. A quel tempo non avevamo ancora uno spazio pubblico, facevamo riunioni fiume nella mia casa-studio, ragionando su possibili esperimenti e su progetti di ricerca estetica, cercavamo di trovare un metodo ed un territorio di ricerca comune». 
Tra i vari progetti di Numero Cromatico, anche una declinazione editoriale, con la rivista Nodes. Come mai la decisione di intraprendere questa strada? Quali sono gli argomenti che trattate? 
«La rivista è stato il primo passo del nostro percorso, direi in controtendenza rispetto alle attuali dinamiche dei nostri coetanei artisti. Di solito oggi ci si mette insieme per condivide uno studio e lavorare ognuno alla produzione dei propri artefatti. Noi condividevamo l’utopia di voler cambiare lo stato di cose, di promuovere una nuova visione dell’estetica artistica, volevamo farlo promuovendo un dibattito e pubblicando le nostre ricerche. Decidemmo di fondare una rivista autoprodotta e di farne non solo il bollettino delle nostre ricerche ma anche il contenitore dei più interessanti studi in ambito neuroscientifico, molti dei quali praticamente sconosciuti all’ambiente artistico. Nel giro di poco siamo diventati una realtà riconosciuta nell’ambiente accademico internazionale. Nella rivista in questi anni abbiamo pubblicato articoli scientifici dei più importanti artisti, studiosi e scienziati di tutto il mondo tra cui David Freedberg, Fabio Mauri, Semir Zeki, Alberto Oliverio, Jean Pierre Changeaux, Sergio Lombardo, Anjan Chatterjee, Eric Kandel, Willayanur Ramachandran, Cesare Pietroiusti, Dahlia Zaidel, Maurizio Mochetti». 
Un viaggio tra le archeologie industriali di Roma, dall’ex rimessa di distributori automatici di via Carlo Caneva, agli spazi nel Pastificio Cerere, la nuova sede che presenterete il 14 marzo. Quali sono le aspettative per questa nuova impresa? 
«L’ex rimessa è stato un caso, noi volevamo prendere uno spazio più piccolo e possibilmente in centro, si delineò questa possibilità e decidemmo di provare anche se sapevamo che non era una zona appealing per l’ambente artistico. Eppure in 2 anni di attività sono passate da noi più di 2000 persone. Un open space di 200 mq capace di ospitare il nostro laboratorio e anche eventi di grande portata. Dopo diversi mesi di lavori abbiamo aperto al pubblico producendo 3 importanti mostre oltre a conferenze, performance e laboratori. Appena si è presentata l’occasione di trasferirci al Pastificio Cerere non ci abbiamo pensato molto: abbiamo detto subito si. Anche qui diversi mesi per adeguare lo studio alle nostre attività ed ora abbiamo a disposizione quasi 200 mq articolati in maniera molto diversa rispetto al vecchio spazio ma più congruenti alla nostra attuale attività. Le aspettative rispetto a questo nuovo spazio sono diverse. La più importante è riuscire a portare avanti la nostra ricerca senza fare sforzi disumani. Una realtà come la nostra dovrebbe essere difesa e sostenuta sia da pubblici che da privati e finora la maggior parte del finanziamento è venuto dalle nostre tasche. Quando parliamo di questa assurda situazione all’estero ci guardano come se fossimo dei pazzi! In altri luoghi avremmo sovvenzioni e verremmo trattati con un’attenzione diversa. Ci aspettiamo inoltre di riuscire a creare un ambiente dinamico che possa coinvolgere non solo noi, i 5 fondatori, ma giovani provenienti da diverse discipline, studenti e professionisti. Ad oggi siamo in 13 che a vario titolo vivono e partecipano alle attività dello studio». 
Cosa vedremo in occasione della presentazione? 
«In occasione dell’inaugurazione vedremo finalmente la prima mostra personale di Marco Marini, uno dei membri di Numero Cromatico fin dalla sua fondazione, il quale ha prodotto in questi anni una sistematica ricerca sulla deprivazione visiva in ambito artistico. Inoltre ospiteremo una performance musicale del collettivo MISTO MAME e due videoinstallazioni di altrettanti collettivi di giovani videomaker, alcuni di questi miei studenti all’Accademia di Belle Arti di Roma, ma promesse nel loro ambito: Goofy Creative Studio e il duo Samuel Desideri e Valerio Pitorri». 
Qualche anticipazione sui prossimi progetti? 
«Le attività dei prossimi mesi si articoleranno in diversi ambiti, due eventi che si svolgeranno subito dopo l’inaugurazione. Il primo è la performance teatrale Una relazione per l’Accademia di Franz Kafka della Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa, storica compagnia torinese, e la mostra personale di Sergio Lombardo, con ultimissimi lavori su carta. Si tratta, in questo caso, di giganti dell’arte contemporanea che per noi sono fari, guide ed esempi non solo per la loro importanza teorica, naturalmente in ambiti diversi, ma anche di come resistere con decisione e determinazione nel portare avanti la propria ricerca. Inoltre, a breve inizierà una serie di masterclass, proprio sulla relazione tra arte e scienza, alla quale prenderanno parte Sergio Lombardo, Massimo Salgaro, Alberto Oliverio, Cesare Pietroiusti ed altri. Tutte le altre nostre attività sono pubblicate sul sito e sulle pagine social».

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