18 marzo 2019

Testimone della modernità: Gio Ponti

 
Visita alla monografica sul Le Corbusier italiano, al museo parigino des Arts Décoratifs, dedicato all’arte del vivere

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Allestire una mostra su un architetto è certamente un obiettivo ambizioso, soprattutto se si tratta di Gio Ponti. Il Musée des Arts Décoratifs ha raccolto la sfida e propone la prima retrospettiva a Parigi dedicata al poliedrico fondatore della rivista Domus. La mostra parigina “Tutto Ponti. Gio Ponti archi-designer” riunisce più di 400 opere, molte delle quali sono prestate per la prima volta da importanti collezionisti italiani e non solo (tra questi l’architetto Jean-Michel Wilmotte che firma l’allestimento della mostra). 
Si offre così al pubblico francese l’opportunità di conoscere la lunga carriera di Ponti, maestro dell’artigianato moderno del XX secolo. I curatori Dominique Forest, Sophie Bouilhet-Dumas (nipote di Carla Borletti, parente di Gio Ponti, che con il marito Tony Bouilhet gli commissionò la villa Ange volant) e Salvatore Licitra (direttore dell’archivio Gio Ponti) sviluppano tre tematiche: l’oggetto, il mobile e l’architettura. La scelta della disposizione cronologica di oggetti, modelli e disegni è vincente, in quanto consente anche a un pubblico internazionale e non specialista di apprezzare, accanto all’evoluzione della creazione del maestro, quella di tutto il gusto italiano a partire dal secondo dopoguerra. 
Se la produzione creativa dell’architetto milanese degli anni ‘50 e ‘60 è ben nota in tutto il mondo, il pubblico francese scopre i suoi inizi a partire dall’ Art Déco. Ponti inizia da uno stile prettamente déco per arrivare a svilupparne uno proprio, inclassificabile, moderno ma sempre fortemente debitore della lezione decorativa rinascimentale, alla “italiana”. Il Vase des femmes, esposto nella prima sezione, è presentato all’interno della produzione giovanile dell’architetto, la cui carriera si lega fin dall’inizio a Parigi. Il vaso, che fa parte della collezione di vaisselle che firma per Ginori, lo porterà infatti a vincere il Grand Prix all’Esposizione universale del 1925, proprio a Parigi. 
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Tutto Gio Ponti, Musée des Arts Décoratifs, Parigi, 2018. Photo ©Luc Boegly
La mostra continua nella grande navata del Musée des Arts Décoratifs, la cui altezza permette di installare degli alti divisori che, come degli scrigni, racchiudono delle unità di mobili. Le file di sedie, lampadari, poltrone e tavoli permettono di seguire le innumerevoli collaborazioni di Ponti con produttori industriali, artigiani, pittori. Le fotografie dell’archivio Gio Ponti riprodotte in grande e in alto a questi divisori restituiscono al visitatore la collocazione originaria degli oggetti senza disturbarne la visione. In questo gioco di divisori aperti, il visitatore passa dal mobilio degli anni ‘50 disegnato da Ponti con il decoratore Piero Fornasetti (la sedia Papillons è qui esposta) con i suoi colori pop e irriverenti alla sobrietà degli interni razionalisti degli anni ‘20. La mostra rende bene l’idea di una carriera con continui cambi di ispirazione non solo nel design, ma anche nell’architettura. Un grande abisso separa la casa L’Ange volant costruita nel 1928 a Garches in Francia (sono esposti planimetrie, fotografie e scambi epistolari tra il proprietario Tony Bouilhet e Ponti) e la facoltà di Matematica della Sapienza di Roma dalle linee funzionali, prive di decorazioni superflue. La Torre Pirelli di Milano, di cui possiamo ammirare il plastico e filmati e interviste in francese del periodo dell’inaugurazione, introduce il Ponti moderno. 
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Tutto Gio Ponti, Musée des Arts Décoratifs, Parigi, 2018. Photo ©Luc Boegly
La scelta di un allestimento cromaticamente sobrio nella grande navata, con una illuminazione forte e diffusa, contrasta in modo meraviglioso con la penombra dell’ultima sezione che, con fonti luminose puntiformi, presenta 6 interni di progetti internazionali dell’architetto. Questi, ricostruiti in una sequenza di stanze (la villa Ange Volant nella regione parigina, l’ufficio Palazzo Montecatini a Milano, il Palazzo del Bo dell’Università di Padova e la casa di Ponti a via Dezza, l’Hotel Parco dei Principi a Sorrento e la villa Planchart a Caracas) riassumono, nella loro diversità, a chiusura della mostra, la passione pontiana per il dettaglio, dal disegno della sedia per l’ufficio Montecatini della Ditta Parma agli affreschi del Rettorato del Palazzo del Bo. 
La mostra ha il pregio di rappresentare in maniera completa la complessità di un creativo che ha sperimentato tutto (dal design all’architettura, dall’editoria alla pittura), uno dei pochi ad essere riuscito a combinare artigianato, design e architettura in chiave moderna. 
L’esposizione è stata protratta fino al 5 maggio 2019, a conferma del fatto che Gio Ponti appassiona il pubblico francese non solo per la apprezzatissima sedia Superleggera degli anni ‘50, ma anche per una libertà di stile che riflette il ruolo dell’architetto come testimone di epoche e committenze diverse. 
Asia Ruffo di Calabria

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