26 marzo 2019

Emilio Tadini alla Fondazione Marconi, Milano

 

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Da questa sera, 27 marzo, con “Emilio Tadini 1967-1972. Davanti agli occhi, dietro lo sguardo” la Fondazione Marconi inaugura la terza mostra dedicata alla ricerca di Emilio Tadini (1927, Milano – 2002, Milano): «Considerato uno tra i personaggi più originali del dibattito culturale del secondo dopoguerra italiano, – spiega il comunicato stampa – fin dagli anni Sessanta Emilio Tadini sviluppa la propria pittura per grandi cicli, popolati da un clima surreale in cui confluiscono elementi letterari, onirici, personaggi e oggetti quotidiani, spesso frammentari, dove le leggi di spazio e tempo e quelle della gravità sono totalmente annullate. Le opere di Tadini nascono da un clima emotivo, da un flusso mentale “in qualche zona semibuia della coscienza” dove le immagini emergono in un procedimento freudiano di relazioni e associazioni e dove le situazioni “reali” che il pittore raffigura sono immerse nell’atmosfera allucinata del sogno, in un clima surrealista-metafisico».
Abbiamo posto alcune domande sulla mostra a Giò Marconi, vicepresidente della Fondazione Marconi. 
Come nasce e quali sono le ragioni della mostra di Emilio Tadini?
«La mostra “Emilio Tadini 1967-1972. Davanti agli occhi, dietro lo sguardo” è il terzo appuntamento che la Fondazione Marconi dedica a questo artista e intellettuale milanese, il cui percorso è profondamente connesso all’amicizia che lo legava a mio padre e alla storia della galleria prima e della Fondazione poi. Per questo progetto ci siamo concentrati sugli esordi della sua produzione, dal 1967 al 1972, ovvero dal primo ciclo “Vita di Voltaire”, che segna la nascita del suo linguaggio pittorico, fino ad “Archeologia”. Il nostro obiettivo è di riportare “alla luce” il lavoro grafico e pittorico di Tadini per ricostruire la figura di un artista totale (pittore, disegnatore, intellettuale, scrittore e poeta) colto e profondo, con il quale mio papà ha avuto il piacere di intessere un sodalizio durato quasi quarant’anni: un rapporto unico tra gallerista e artista, ma soprattutto tra due sinceri amici».
Cosa sarà esposto in mostra?
«In mostra ci saranno un nucleo di disegni inediti che mio padre ha collezionato nel corso degli anni e un nucleo di fotografie personali dell’artista messe a disposizione dalla Casa Museo Spazio Tadini.
Questi materiali accostati per la prima volta in un unico percorso espositivo aiutano a capire il processo ideativo di Tadini e l’uso delle immagini/fotografie nelle opere di quel periodo. 
Le fotografie preparatorie ai dipinti possono essere intese nel modo di lavorare di Tadini come lo studio di un alfabeto per esprimere la sua immaginazione. In questa selezione di scatti fotografici troviamo sia studi sul lettering che su singoli oggetti, sulle persone come sulla postura assunta dal corpo nei piccoli gesti».
Quale è stato il ruolo di Emilio Tadini nel panorama degli artisti del suo tempo?
«Tadini è considerato uno tra i personaggi più originali del dibattito culturale del secondo dopoguerra italiano, fin dagli anni Sessanta sviluppa la propria pittura per grandi cicli, popolati da un clima surreale in cui confluiscono elementi letterari, onirici, personaggi e oggetti quotidiani, spesso frammentari, dove le leggi di spazio e tempo e quelle della gravità sono totalmente annullate. Ciò che fin da subito colpisce non è soltanto la modernità del suo linguaggio, in sintonia con le correnti artistiche più aggiornate, in particolare con la pop art britannica e francese, ma anche i contenuti mai banali, i rimandi continui alla storia dell’arte e le citazioni raffinate e spesso ironiche della società contemporanea, dal fumetto al design, dalla moda alla pubblicità…»
Come si inserisce questa mostra nelle attività culturali della Fondazione Marconi?
«Dal 2004 la Fondazione Marconi si propone di promuovere e divulgare l’arte contemporanea, attraverso attività museali, pubblicazioni, mostre e incontri. Mio padre l’ha voluta – lo cito testualmente – “per difendere il lavoro dei suoi artisti… per gestire le loro opere, lavorare con le istituzioni e promuovere mostre di qualità.” L’obiettivo è soprattutto quello di far conoscere al pubblico il clima artistico di un’intera generazione, un’epoca compresa tra gli anni Sessanta e Novanta. In questo senso Emilio Tadini non è stato solo un grande artista e un amico fidato ma un prezioso supporto per le attività di quello che è stato in passato lo Studio Marconi, grazie alla condivisione di scelte artistiche, alla stesura di testi per le sue mostre e quelle degli altri artisti ed infine alla redazione di cataloghi e bollettini della galleria. Uno spazio che tra gli anni Settanta e Ottanta si può dire sia stato un punto di riferimento nel campo dell’arte, non solo italiana».
Si possono anticipare le mostre che seguiranno?
«Per il prossimo autunno stiamo pensando a una mostra di Giuseppe Uncini, altro artista molto caro a mio padre. Anche lui ha utilizzato il disegno come pratica ricorrente nella concezione e formulazione delle sue opere. Presenteremo, tra le altre cose, la “Grande parete” che realizzò nel 1976 appositamente per lo Studio Marconi e che rappresenta un momento importante in cui Uncini sposta la sua attenzione dalla “costruzione di oggetti” alla “costruzione dell’ombra”, cioè dalla forma reale dell’oggetto costruito, alla sua forma virtuale… È un punto di partenza… ma posso dire che nei prossimi mesi lavoreremo in un’ottica di riscoperta dei protagonisti che hanno fatto parte della storia di Studio Marconi nel tentativo di guardare alla loro opera sotto una nuova luce. L’obiettivo è non solo rivalutare il passato ma tentare di metterlo in relazione con il presente e con altre esperienze italiane e internazionali». (Silvia Conta)
“Emilio Tadini 1967-1972. Davanti agli occhi, dietro lo sguardo”
Dal 28 marzo al 28 giugno 2019
Fondazione Marconi
Arte Moderna e Contemporanea 
Via Tadino 15, Milano 
Opening: 27 marzo 2019, dalle 18.00 alle 21.00
Orari: dal martedì al sabato, dalle 11.00 alle 19.00
www.fondazionemarconi.org, info@fondazionemarconi.org

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