28 marzo 2019

Etna, andata e ritorno. Alfio Bonanno ci parla della sua masterclass sul vulcano

 

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La Fondazione OELLE di Catania organizza, dal 3 al 7 aprile, “Art Nature Master Class-Vulcano Etna Andata/Ritorno”. Un percorso di alta formazione, a cura di Alfio Bonanno e rivolto a quei giovani artisti che individuano nel paesaggio e nella natura il tema principale della loro attività e che potranno perfezionarsi guidati dal più importante esponente di “Arte|Natura”, per la prima volta impegnato in una masterclass sul Vulcano Etna. Cinque giorni intensivi di lezioni pratiche e teoriche, attività laboratoriali e visite guidate, con la presenza di Bonanno, che Carmelo Nicosia e Carmen Cardillo hanno intervistato per noi. 
Caro Alfio, ci puoi parlare dei tuoi primi passi artistici in Italia? 
«I miei primi passi artistici in Italia iniziarono al mio rientro dall’Australia, a metà anni Sessanta. Ero andato via dalla Sicilia, con mia madre, a soli quattro anni. Avendo ottenuto la cittadinanza australiana, a 18 anni, mi avrebbero costretto a partire per la guerra del Vietnam. Per evitare questo i miei genitori mi comprarono un biglietto per la Sicilia, viaggiai in nave, e giunto a Messina, mi ospitarono i miei zii materni. In Australia, sin dai 14 anni, ero andato a scuola d’arte e, prima di partire, il mio maestro mi regalò una cassetta piena di colori a olio e di pennelli, per continuare a dipingere. A Messina iniziai a partecipare a qualche premio d’arte, come per esempio il Premio Furci, ogni tanto vincevo, e tiravo avanti». 
Ci puoi raccontare gli anni che hai vissuto a Roma? 
«Furono difficili e al tempo stesso fantastici, fu un’esperienza che mi diede molta forza, anche se c’erano molte agitazioni politiche. Erano anni segnati dagli estremismi di destra e di sinistra, a Roma c’erano tumulti continui, e io ero inesperto di questioni politiche. Ogni giorno avvenivano dalle due alle tre manifestazioni violente, che non capivo. Dal quinto piano del mio studio di via Cavour, osservavo le violente proteste degli studenti e della classe operaia appoggiata dai sindacati. Non avevo soldi, facevo l’unica cosa che sapevo fare: disegnare e dipingere. Vendevo i miei quadri in piazza Navona, piazza di Spagna e via Margutta». 
Com’è avvenuto il tuo trasferimento in Danimarca? Che tipo di situazione artistica hai trovato? 
«A Roma nel ‘70 conobbi una ragazza danese, che poi divenne mia moglie. Andai a vivere lì, con lei, e vi trovai un paesaggio e una mentalità straordinari. Arrivai in Danimarca agli inizi degli anni ‘70, non c’era molta avanguardia, ma trovai una natura incontaminata, la scoprii più da vicino, rispetto a Roma o in Italia. Lavorai con e dentro la natura, grazie alla Danimarca». 
Oggi sei considerato uno dei più grandi rappresentanti della corrente arte-natura. Cosa pensi della direzione dell’arte-natura nella ricerca contemporanea? 
«Ho sempre seguito le mie intuizioni e la mia strada, senza mai seguire correnti. Realizzavo e facevo ciò che era necessario perché ero convinto fosse giusto. A volte sono andato contro tutti per fare i miei lavori, mantenendo le mie scelte. All’inizio è stato difficile, ma oggi, nell’arte contemporanea, si vede e si sente che la tendenza arte-natura, viene usata e stra-usata. Gli storici dell’arte affermano che il movimento arte-natura ha diverse diramazioni e che, di fatto, ci sono nuove fasi, per esempio interattive, con tecniche nuove e con possibilità interessanti. Abbiamo bisogno di capire il nostro rapporto con l’ambiente, lo ritengo necessario perché bisogna farne conoscere al vasto pubblico il rispetto. D’altra parte noi siamo natura, e la natura fa parte di noi; quindi se io, con il mio lavoro, riesco a dare questo messaggio e a farlo capire a un livello umano, sono contentissimo. Occorre avvicinarsi alla cultura di un luogo con molta umiltà e rispetto, solo così, si ottengono dei risultati. Coinvolgo spesso la gente di un luogo a partecipare ai miei progetti, in questo modo l’opera fa parte di loro stessi». 
Grazie alla masterclass che terrai sull’Etna, a Presa, frazione di Piedimonte Etneo, darai la possibilità a 10 giovani artisti di lavorare con te. Cosa ne pensi? 
«Negli ultimi quarant’anni ho lavorato spessissimo con le scuole, sia in Danimarca che in Scandinavia, per dare ai giovani le basi per il rispetto dell’ambiente, ma anche le modalità per diventare creativi, credere nelle proprie intuizioni e portarle avanti nell’arte. Ho fatto molti progetti internazionali, per gli insegnanti, per i bambini, anche per i poeti. C’è un linguaggio in ogni luogo e devi identificare, circoscrivere, per lavorare in un luogo pieno di natura. Nella vastità dell’ambiente cosa fai? Sei come una piccola formica nello spazio. Ci sono molte cose da comprendere e su cui discutere. In Sicilia, con i giovani che hanno intrapreso la strada dell’Accademia, sarà un dialogo doppio, impareremo insieme. Spero di dare indicazioni con la mia esperienza che possano servire in futuro. Questa masterclass sarà fatta in un luogo protetto, nel Parco dell’Etna. Quindi dovremo ragionare pensando che la Natura è viva, senza avere la pretesa di trasformare il luogo. Quando sarò lì, ci saranno infinite direzioni, le mie porte percettive si apriranno e sono certo che sarà interessante. Ma certamente tutto sarà possibile solo mediante la messa in ascolto con l’ambiente, traendo ispirazione, idee, collaborando con il materiale che la zona offrirà». (Carmelo Nicosia e Carmen Cardillo)

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