28 marzo 2019

Chi non ci sarà più alla Biennale di Venezia. Il clamoroso caso di Algeria e Kazakistan

 

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Questa volta, per il nostro consueto approfondimento dedicato ai migliori progetti in preparazione per la Biennale d’Arte di Venezia, parleremo degli assenti ingiustificati dell’ultimo minuto. Kazakistan e Algeria hanno appena fatto sapere che, in Laguna, non ci verranno più. Una occasione doppiamente mancata, anche perché si trattava di due esordi assoluti. Pazienza, magari ci riproveranno tra due anni. 
Lo scorso autunno, i commissari del Padiglione kazako, tra cui funzionari del Museo Nazionale del Kazakistan e rappresentanti del Ministero della Cultura e dello Sport, invitarono Nadim Julien Samman e Roza Abenova a curare il progetto da presentare alla Biennale. Ma pochi giorni fa, è tutto scomparso. Nel vero senso della parola, visto che ogni traccia è stata cancellata dalla pagina Facebook ufficiale del Museo Nazionale, che stava curando la comunicazione del Padiglione. 
La vicenda, in effetti, è ancora poco chiara, con Samman, che oltretutto è stato il direttore del Museo Nazionale, che non ha nascosto tutto il suo disappunto, anche perché non gli è stata riconosciuta alcuna indennità per il lavoro comunque svolto in questi ultimi mesi. L’aria però si era già fatta pesante da qualche tempo, tanto che Abenova si era già ritirata dal progetto a fine febbraio, paventando la mancanza di risorse. Uno spiraglio, pur controverso, sembrava essersi aperto a inizio marzo, quando è stato nominato un nuovo gruppo curatoriale comprendente, tra gli altri, lo storico dell’arte britannico James Putnam e l’accademico russo Viktor Misiano, suscitando le ire di Abenova, che aveva definito la manovra illegale. Non a torto, perché per la nomina del nuovo team, il Ministero della Cultura kazako avrebbe dovuto informare prima la segreteria della Biennale. E non è tutto, visto che Misiano ha poi spiegato ad Artnet la sua completa estraneità al progetto, del quale nessuno gli aveva mai parlato. Insomma, il suo nome sarebbe stato messo lì un po’ a caso, forse perché aveva già lavorato in passato in Kazakistan. 
Insomma, in questo clima di incertezza, per usare un eufemismo, il Ministero ha ben pensato di eliminare il problema alla radice. E gli artisti? Per Gaisha Madanova l’annullamento è stato un disastro, visto che per prepararsi alla Biennale aveva abbandonato tutti i suoi altri progetti, mentre per Almagul Menlibayeva, tra gli artisti più influenti del suo Paese, la situazione serve a far capire quanto sia corrotto il governo kazako. 
Saluta anzitempo Venezia anche l’Algeria, ancora per problemi finanziari e per una gestione poco chiara delle risorse umane. La decisione è stata comunicata ieri sulla pagina Facebook del Ministero della Cultura algerino e l’annuncio è stato condiviso anche dal curatore del padiglione, Hellal Zoubir, che si è detto molto deluso. Zoubir non è stato interpellato sulla decisione, della quale è venuto a conoscenza solo attraverso il sito web del Ministero. 
«La commissione incaricata di esaminare il finanziamento di eventi culturali e cinematografici ha deciso di rinviare la partecipazione dell’Algeria alla 58ma Biennale di Arte Contemporanea di Venezia. La commissione ha anche raccomandato che vengano predisposte condizioni migliori per la partecipazione dell’Algeria alla prossima edizione, nel 2021», si legge nel comunicato, come riportato da The Art Newspaper. 
Intitolato “Time to Shine Bright”, il padiglione doveva esporre cinque artisti, tra cui Amina Zoubir, figlia del curatore, oltre a Rachida Azdaou, Hamza Bounoua, Mourad Krinah e Oussama Tabti. Dure le reazioni degli artisti e dei personaggi della cultura algerini, che hanno accusato il governo non solo di incapacità nella preparazione di un evento di risonanza mondiale, ma anche di nepotismo, riferendosi alle recenti proteste di piazza contro Abdelaziz Bouteflika, 82enna sovrano algerino, invitato a dir poco calorosamente a presentare le dimissioni, dopo un ventennio di potere.

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