05 aprile 2019

A Milano, la mostra segreta di Gioia di Girolamo raccontata dalla gallerista Renata Bianconi

 

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Dal 5 al 7 aprile, la Galleria Bianconi, a Milano, stuzzica la curiosità del pubblico dell’art week con un evento espositivo visitabile solo su appuntamento, per quindici persone al giorno: gli spazi della galleria sono in fase di ristrutturazione e nel cantiere prende vita “The Mating Season of Frenzy Breeze. Prologue”, a cura di Andrea Lacarpia, un’istallazione site specific di Gioia di Girolamo (1984, Pescara), che anticipa, senza svelare, la personale dell’artista in programma per il mese di maggio. Abbiamo posto alcune domande alla gallerista Renata Bianconi. 
Che progetto presenta la Galleria Bianconi per l’art week milanese 2019? 
«Per l’Art Week abbiamo in serbo un evento molto particolare: una visita in galleria – o per meglio dire nel cantiere della nuova galleria! – destinata a non più di 15 persone al giorno, durante la quale si potrà fruire dell’installazione site specific di Gioia Di Girolamo, giovane artista italiana che vive a Los Angeles invitata da Andrea Lacarpia. Il progetto “The Mating Season of Frenzy Breeze. Prologue” trasforma lo spazio espositivo in divenire nella rappresentazione della condizione esistenziale di un personaggio immaginario, chiamato “Frenzy Breeze”, che trova appagamento affettivo solo attraverso internet, restando isolata in un mondo digitale dai rapporti solo fittizi. L’installazione verterà quindi sulle sensazioni, già a partire dalle vetrine che, ricoperte da una specie di pelle/membrana, fanno da “filtro” modificando la luce e la percezione all’interno della galleria». 
Nel comunicato stampa si legge che questa mostra inaugura una nuova progettualità della galleria, puoi spiegarci di che tipo di rinnovamento si tratta? 
«La galleria è la manifestazione concreta della mia visione dell’arte: io credo fortemente che il ruolo del gallerista sia di mettere in circolo spunti, riflessioni e occasioni di incontro. Nella mia galleria nascono collaborazioni e si modificano relazioni e il nuovo spazio sarà ancor a più finalizzato a questa funzione: ci sarà infatti un intero piano (quello sotterraneo) denominato raw space con specifiche intenzioni sperimentali dove gli artisti (non solo della galleria) saranno chiamati a interagire con uno contenitore molto particolare, diverso e stimolante». 
Quali mostre proporrà la galleria nei prossimi mesi? 
«Iniziamo a maggio con la mostra di Gioia Di Girolamo dopo la sneak preview durante la art week. Con un’attitudine sperimentale nell’utilizzo dei materiali, l’artista unisce nelle proprie installazioni diversi mezzi, tra i quali il video, la scultura e la pittura, attivando esperienze sensoriali che rimandano ad una fisicità impalpabile, in grado di stimolare una sensibilità insieme tattile ed evanescente. Si genera così una realtà inafferrabile, in cui l’unità di corpo e individuo si dissolve generando diverse identità senza peso. Ci sarà poi una mostra di Umberto Bignardi, con un progetto sperimentale che vede la ricostruzione dei suoi lavori “Multimediali”, quali “Fantavisor” e il “Rotor”, entrambi presentati per la prima volta nel 1966 e 1967 all’Attico di Fabio Sargentini. A settembre avremo una grande personale di Mishka Henner, artista che da anni si confronta con il mondo reale, guardandolo da una prospettiva irreale: è un fotografo che realizza le sue opere senza utilizzare la macchina fotografica, un fotografo sui generis che utilizza le “seeing machines” per guardare il mondo componendo paesaggi senza orizzonte e sconvolgendo così la nostra visione per mettere in discussione il nostro sguardo sul mondo».
C’è un aspetto che accomuna gli artisti proposti dalla galleria? 
«Se vogliamo trovare un fil rouge che lega gli artisti che la galleria segue possiamo riassumerlo in una visione del mondo che vuole confutare la nostra capacità di discernimento e di giudizio, per interrogarsi su quanto le nostre idee preconcette e le nostre sensazioni influenzano l’idea che ci facciamo di quanto ci circonda. Perché io credo che gli artisti abbiano un ruolo fondamentale nel farci aprire gli occhi sulla realtà e nel prendere coscienza e, infine, posizione». (Silvia Conta)

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